Si chiama Circular Mobility Challenge l’iniziativa di Sifà, Società italiana flotte aziendali, che ingaggia i dipendenti nella creazione di innovazione. All’interno del progetto di Csr che vede l’economia circolare dell’automotive diventare il fulcro della mobilità sostenibile, l’azienda emiliana sviluppa un “concorso di idee” tra lo staff, finalizzate a nuove opportunità di business.
«Le soluzioni proposte saranno analizzate da un comitato di valutazione interno, che selezionerà le quattro più in linea con le strategie aziendali», spiega una nota. Altrettanti team assumeranno il ruolo di “Innovatori di Sifà”, avendo la possibilità di partecipare ad un percorso d’innovazione, come accade con una startup.
Dunque, riceveranno il supporto di un partner esterno che valorizzerà il lavoro dal punto di vista professionale e personale.
Circular mobility challenge scaturisce dalla formazione
Il programma nasce all’interno di “Circular Mobility” che coinvolge i dipendenti e collaboratori di Sifà, rendendoli primi ambasciatori dell’iniziativa.
Ne fanno parte i percorsi formativi interni per erudire i partecipanti sul modello di business dell’economia circolare. Realizzati con la partecipazione di autorevoli figure del mondo accademico. Tra loro il professor Augusto Bianchini, professore associato del Dipartimento di ingegneria industriale dell’Università degli Studi di Bologna, che coordina un gruppo di studio su Climate & resource efficiency, e il ricercatore di chimica industriale Luca Ciacci.
Responsabilità sociale d’impresa: un crogiolo di iniziative
Per Sifà “Circular Mobility” è diventata la cornice dentro la quale si collocano le iniziative di mobilità sostenibile e di responsabilità sociale d’impresa. Oggi è un marchio registrato e riunisce sulla piattaforma online Circularmobility.it le diverse iniziative.
Spiega l’AD, Paolo Ghinolfi: «Il nostro impegno in ambito della responsabilità sociale d’impresa ha trovato il suo punto più alto con il progetto Circular Mobility, che per noi rappresenta un grande contenitore di iniziative nell’ambito della mobilità sostenibile e innovativa che si ispira ai principi dell’economia circolare, con lo scopo principale di non disperdere i materiali di scarto del prodotto a fine vita, ma di immetterli nuovamente nel circolo dell’attività produttiva».
La sfida nel trasportare l’economia circolare nell’automotive sta nel collegare i singoli progetti aziendali di mobilità sostenibile e renderli parte di un ecosistema.
Continua Ghinolfi: «È necessario creare un sistema funzionale che faccia muovere in modo sinergico tutti gli elementi della filiera, creando anche uno spazio di consulenza e informazione non solo per i clienti e fornitori ma anche per le istituzioni. Ciò in prospettiva favorirà un potenziale nuovo modello di impresa capace di traghettare oltre le difficoltà economiche del settore, portando indubbi benefici a tutto l’ecosistema dell’auto».
L’obiettivo di Sifà è quello di proporre una serie di progetti concreti sia al mercato sia alle istituzioni.
Oltre la riduzione di CO2: sostenibilità è anche riciclo
In fatto di sostenibilità, secondo la visione di Sifà, l’attenzione deve andare oltre la «semplice riduzione delle emissioni di CO2 nell’aria».
Continua l’AD: «È un processo lungo e articolato che coinvolge tutto il processo di vita di un prodotto, a partire dall’estrazione delle materie prime per la sua produzione allo smaltimento e riutilizzo dello stesso alla fine del suo ciclo di vita».
Oggi i livelli di recupero raggiunti sono del tutto insufficienti visto che si tocca appena il 30% del riciclo di materiali utilizzati.
Conclude: «C’è ancora tanta strada da percorrere e noi di Sifà desideriamo proporre un nuovo approccio, lavorando a 360° a più livelli: sui combustibili, sui nuovi sistemi di alimentazione, approfondendo anche nuove forme come l’idrogeno che probabilmente sarà il protagonista dell’evoluzione tecnologica nei prossimi anni. Sulla mobilità elettrica, come azienda di noleggio ci poniamo come consulenti dei nostri clienti, suggerendo l’adozione di veicoli elettrici per esigenze di utilizzo nei contesti urbani senza dimenticare che ad oggi il maggiore deterrente resta l’assoluta carenza di reti di ricarica sul territorio nazionale».