L’indipendenza energetica passa anche dalla sostenibilità grazie al biometano da rifiuti. Infatti, tramite fermentazione saranno prodotti 3,6 milioni di metri cubi di gas l’anno nel nuovo impianto siciliano di Snam.
In periodo di guerra anche energetica, quella che arriva dalla Sicilia è davvero un’ottima notizia. È stato appena inaugurato da Snam il primo impianto di biometano da rifiuti che porta il recupero di 36mila tonnellate l’anno di frazione organica di rifiuti solidi urbani.
L’impianto siciliano di Grottarossa, in provincia di Caltanissetta, è di proprietà di Snam 4 Environment, società controllata al 100% da Snam, guidata da Stefano Venier, Ceo di Snam.
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Biometano da rifiuti: come funziona
Il biometano da Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) è identico a quello estratto dai giacimenti, ma non è fossile.
Rifiuti umidi – come scarti alimentari, bucce dei vegetali e avanzi di giardinaggio – vengono fatti fermentare per ottenere un prodotto che potrà essere utilizzato come fertilizzante per i terreni agricoli e metano.
Biometano da rifiuti: meno impatto ambientale e costi
Con l’impianto di Grottarossa tutta la provincia di Caltanissetta, e non solo, potrà beneficiare sia di un minore impatto ambientale sia di minori costi a carico del Comune e cittadini.
Si stima che la capacità annua sia di 3,6 milioni di metri cubi di biometano avanzato. Che equivalgono alla riduzione delle emissioni di 7mila tonnellate di CO2 fossile immessa nell’atmosfera. Parliamo di emissioni pari a quelle prodotte da circa 3.500 appartamenti.
Il compost di qualità che si ottiene dal “digestato” (materiale che rimane dalle lavorazioni dei rifiuti) è impiegato come fertilizzante per l’agricoltura. Si pensa che la produzione possa essere di 10.000 tonnellate/anno e potrebbe essere utilizzato su 300 ettari di terreno.
Si tratta di una superficie pari a 450 campi da calcio.
In un momento di incertezza sugli approvvigionamenti, il biometano da rifiuti può essere un’arma in più anche per contrastare il cambiamento climatico.