Barometro Arval 2018

Barometro Arval 2018, un mondo in crescita e in grande evoluzione

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Ottimismo per le flotte future, malgrado le incognite Diesel (vedi qui la guerra al diesel) e l’omologazione Wltp (vedilo qui), con la sfida delll’outsourcing e della telematica, sono le risultanze principali del Barometro Arval 2018, giunto alla sua 13esima edizione (leggi qui le risultanze del Cvo della società francese dello scorso anno) presentato ai media dalla new entry Sonia Angelelli, che, con il ruolo di Head of Consulting & CVO, riporta al Business Engineering & Organization Director (ma con un ampio passato nel settore commerciale) Emmanuel Lufray. La survey della società di Noleggio Lungo Termine del Gruppo Bnp Paribas, che si avvia a chiudere un anno record, “con 200 mila auto gestite sul nostro mercato, un record, un anno in anticipo sugli obiettivi” sottolinea Lufray, è stata realizzata da CSA research su 12 paesi dove Arval è presente in Europa, attraverso 3178 interviste, di cui 300 in Italia, a Fleet manager di società divise in quattro cluster (da meno di 10 dipendenti, da 11 a 99, da 100 a 999 e oltre) con flotte di tre grandezze, da 1 a 9 veicoli, da 10 a 49 e da 50 in su.

Barometro Arval 2018, un mondo in crescita e in grande evoluzione

Emmanuel Lufray
Emmanuel Lufray

Il Barometro Arval 2018 tratta di un segmento, quello dell’Nlt, in crescita del 13%, “grazie anche alla spinta sui privati” precisa Lufray, arrivando al 15% del mercato. Dove i Fleet manager intervistati si dicono ottimisti, anche rispetto al 2017 (un punto percentuale in più), con il 18% degli interpellati in Italia che pensano che le flotte cresceranno, contro il 5% che pensa che diminuiranno, stesso delta in tutta Europa, con, rispettivamente, il 19 e il 6%. Questo ruolo, che secondo il 29% degli intervistati si trasformerà sempre di più in Mobility manager, è sempre più presente in azienda con una persona (49% delle aziende intervistate), due persone (27%) o tre e più (al 22%). “Il 19% gestisce la flotta in outsourcing, anche se per noi questa cifra è ben più alta” commenta Angelelli, mentre la telematica è oggi un tema in azienda, per il 13% in Italia e per il 19% in Europa dei Fleet manager, “anche se l’Italia è il primo mercato mondiale della telematica. Noi ad esempio dal primo gennaio 2016 montiamo su tutte le nostre auto una nostra box” commenta Lufray. L’interesse sulla telematica è per geolocalizzare il veicolo (per il 57% degli interpellati, era il 42% lo scorso anno), per aumentare la sicurezza dei driver (56%, contro il 45% nel 2017) e per ottimizzare i viaggi (per il 54% contro il 42% dello scorso anno). Tra i no all’adozione, al primo posto c’è sempre la privacy, il cui rispetto frena l’adozione, anche se in forte calo dal 50% al 32% di quest’anno, c’è sempre una diffidenza degli utenti per un quinto degli intervistati e, per l’8%, la contrarietà dei sindacati.

Barometro Arval 2018, la transizione energetica è iniziata. Ma come gestirla?

Sonia Angelelli
Sonia Angelelli

Il quarto macrotema sottolineato da Angelelli, ovvero la transizione energetica, con la continua penalizzazione del diesle e con i nuovi sistemi di omologazione WLTP, interessa molto il suo altro ruolo di Consulting per le aziende: “abbiamo uno SMaRT Approach (che per Arval significa Sustainbility Mobility and Reposnability Targets, vedilo qui)  alle aziende che ci chiedono analisi sulla loro flotta con una metodologia in cinque fasi per proporre loro una soluzione. Che non si limita al cambio della flotta ma anche ai percorsi possibili per i loro driver e, addirittura, a eventuali soluzioni di mobilità alternative. Un approccio che piace molto ai clienti, tanto che ne abbiamo già dieci in portafoglio e posso dire che siamo tra i più attivi tra tutte le Arval in Europa”. Un team consulting di cinque persone, a cui però si affiancano pe run primo approccio (smart naturalmente) dagli oltre 210 sales corporate.

Infine molto interessante e d’attualità l’impatto sulla formazione e sulla gestione della flotta dell a nuova omologazione Wltp, per il 37% degli italiani interpellati e per il 44% in Europa, una percentuale maggiore spiegata anche dal fatto che in paesi come Francia, Regno Unito e Germania si pagano le tasse sulle emissioni di CO2, i limiti di inquinamento più presenti nelle car policy (per il 48% in Italia e per il 59% in Europa degli intervistati) , più delle particelle fini (32 e 36% rispettivamente) e più del Nox (16 e 18%). Ecco spiegato anche il perché vengono sempre di più considerate le alimentazioni alternative (dal 45 e dal 44% rispettivamente), “anche se noi non penalizziamo il diesel, ma siamo pronti a trovare altre soluzioni per le aziende. Che, magari, non puntano solo all’efficientamento della flotta ma anche a un loro utilizzo a fini di comunicazione e marketing” chiosa Lufray.

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