I costruttori e i politici sono entusiasti delle auto elettriche. Così come quei pochi che fino a oggi ne possiedono una. I primi perché possono mostrare i risultati della loro ricerca scientifica, i secondi per motivi elettorali e i terzi per degli effettivi risparmi sui costi di gestione, soprattutto in ambito urbano. Ma un sondaggio effettuato negli Stati Uniti dal New York Times tra i concessionari ha mostrato che l’entusiasmo si trasforma in perplessità.
Molti acquirenti, infatti, non sono rimasti molto soddisfatti dal servizio ricevuto dai rivenditori da cui hanno acquistato un’auto elettrica, soprattutto quando accanto a emissioni zero c’erano vetture con motore “tradizionale”. Mugugni anche per gli addetti alle vendite, eccetto naturalmente per i concessionari Tesla Motors dove si vendono solo auto a batteria in luoghi che sembrano più degli “store monomarca” che spazi dove si vendono auto.
Le malelingue americane insinuano anche che una delle ragioni per cui i modelli elettrici non incontrino il favore dei concessionari è che queste richiedano minore manutenzione, a tutto svantaggio dei profitti dei dealer, che anche su questi servizi fanno il loro utile. Anzi: il numero uno della Nada ha detto che, in media, quest’ultima voce pesa 3 volte tanto rispetto quella relativa alla mera vendita di un’auto.
E un sondaggio effettuato negli Usa nel 2013 – quando in realtà le emissioni zero erano ancora meno di oggi – mostra che mentre il 57% dei clienti di veicoli con motore termico torna regolarmente dal rivenditore per assistenza tecnica, solo il 48% dei compratori di auto elettrica fa lo stesso. La questione è intanto al vaglio dei costruttori, che hanno capito che fino a che i dealer hanno poco da guadagnare nella commercializzazione di veicoli a emissioni zero, le auto a benzina o a gasolio la faranno da padrone.