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Auto a metano: a novembre immatricolazioni azzerate

Il mercato delle auto a metano in Italia è ormai al collasso: le immatricolazioni di nuove vetture a gas naturale compresso sono scese a zero

Ogni storia che si rispetti ha un epilogo, ma quello del metano non sembra essere dei migliori.

Dopo essere scomparso, non sembra uno di quegli amori destinati a ritornare, dopo giri immensi.

In Italia il mercato dell’auto a metano è infatti ufficialmente morto e a testimoniarlo sono le immatricolazioni di novembre 2024. Dopo mesi di magra, si è definitivamente azzerato il venduto di autovetture nuove alimentate a gas naturale compresso.

E al cospetto dell’assenza di domanda troviamo coerentemente un’offerta desertificata, composta da vecchi stock, disponibili fino a esaurimento scorte.

Ma come si è arrivati a questa crisi irreparabile?

Il massimo momento di gloria è pressoché recente. Nel 2009 infatti le immatricolazioni avevano raggiunto le 127.895 unità, pari a una quota mercato del 5,92%.

Gli alti e bassi del metano

Dal 6% allo 0% in soli 15 anni con un crollo a strapiombo che UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) delinea in uno storico del mercato automobilistico italiano.

A partire dal 2000, le vetture a metano hanno registrato una crescita significativa, raggiungendo un picco nel 2009, con circa 40.000-60.000 immatricolazioni annuali e una quota di mercato tra il 3% e il 5%. Fino al 2014, esattamente dieci anni fa, il mercato continuava a essere relativamente robusto, con circa 70.000 auto vendute e una quota del 5,42%. Tuttavia, da quel momento in poi, è iniziato un lento e inesorabile declino, che ha preso una piega drammatica nel 2022. In quell’anno, infatti, il numero di immatricolazioni è crollato da 30.000 a 10.000 in soli dodici mesi, segnando l’inizio di un tracollo che ha portato il mercato a scendere a 1.892 vetture nel 2023 e a soli 1.242 nel 2024, con una misera quota di mercato dello 0,1%, un dato che si avvicina ormai a zero.

I motivi dell’abbandono dell’auto a metano

E a muovere i fili di questo inaspettato tracollo sarebbe il contesto geopolitico attuale e il suo degenerare.

Il metano sin da subito è infatti sembrato un carburante conveniente sia economicamente che per l’ambiente, eppure la sua fama è stata breve.

Il motivo principale di questo calo è legato a due fattori. Il primo riguarda le scelte delle case automobilistiche. Con la decisione dell’Unione Europea di vietare le auto a motore termico dal 2035, una misura ufficializzata nel 2023 ma già annunciata in precedenza, i produttori hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sull’elettrico, riducendo gli investimenti nei motori a combustione interna. Le auto a metano, che rappresentavano una nicchia più piccola di mercato, sono state quelle che hanno subito maggiormente questa svolta.

Il colpo di grazia l’ha dato però la guerra tra Russia e Ucraina scoppiata a fine febbraio 2022, che ha fatto schizzare verso l’alto il prezzo del gas, e di conseguenza i costi del metano. Il prezzo medio è passato da meno di 1 euro/kg a oltre 5 euro/kg, annichilendo il valore percepito delle auto a metano. Nonostante poi il prezzo sia tornato a livelli accettabili, molti clienti e potenziali acquirenti hanno perso fiducia in un carburante che ha dimostrato di essere troppo esposto a repentini cambi di prezzo.

Su quest’onda i distributori potrebbero diventare infrastrutture fantasma, così come i loro dipendenti. Attualmente, in Italia circolano più di 900.000 auto a metano, quindi ancora per qualche anno il problema sarà destinato al futuro prossimo. E allora occorrerà porsi il problema della riconversione. Un tema che, all’inverso, agli italiani non interessa. Gli incentivi statali 2024, stanziati per trasformare in metano un’auto benzina o diesel (retrofit), hanno infatti trovato poca adesione.

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