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Alimentazioni alternative, in Italia nel 2030 circoleranno 7 milioni di auto elettriche

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Sul fronte delle alimentazioni alternative, e in particolare delle auto elettriche, l’Italia è indietro rispetto al resto dell’Europa. La svolta avverrà nel 2030, quando si stima che potrebbero circolare nel nostro Paese ben 7 milioni di veicoli di questo tipo. A rivelarlo è lo Smart Mobility Report 2019, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato ieri durante la manifestazione “That’s Mobility”, presso il MICO, Centro Congressi di Fiera Milano (scopri di più).

Alimentazioni alternative, lo stato dell’arte dell’elettrico

Attualmente, rispetto ad altre nazioni europee, la diffusione dei veicoli elettrici in Italia è modesta. Nel 2018 sono state 9.579 le auto elettriche immatricolate (5.010 pure e 4.569 ibride), appena lo 0,5% del totale (2 milioni) e tuttavia abbastanza da far salire il parco circolante a 22.000 unità. Né va dimenticata la crescita relativa: i BEV (Battery Electric Vehicle) sono aumentati di una volta e mezza rispetto all’anno precedente (e del 113% se si considerano i primi 7 mesi del 2019). I PHEV, o ibridi plug-in, sono cresciuti invece del 60%.

La diffusione dell’elettrico nel mondo

In tutto il mondo, nel 2018 sono stati immatricolati 2,1 milioni di veicoli elettrici, sia “full electric” (70% del totale) che ibridi plug-in. Questo segmento delle alimentazioni alternative ha registrato un trend di crescita del 78% sul 2017. Un incremento che ci si aspetta venga confermato nel 2019, quando si dovrebbero superare i 3 milioni. La Cina svetta con 1,2 milioni di nuovi veicoli elettrici (+78%), il triplo dell’Europa. Il Vecchio continente però si conferma il secondo mercato con oltre 400.000 immatricolazioni (+34%). Seguono Stati Uniti (350.000, +79%) e Giappone (53.000, -6%).

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La presentazione dello Smart Mobility Report 2019 nel corso di That0s Mobility

Solo 10.000 immatricolazioni in Italia

In Europa, al primo posto nella classifica dei Paesi che adottano le auto elettriche troviamo ancora la Norvegia, che conta oltre 72 mila veicoli immatricolati. Al secondo posto si colloca la Germania (67.000, +24%), poi la Gran Bretagna e la Francia (rispettivamente 60.000 e 45.000, +26% e +24%). L’Italia invece si colloca nelle retrovie, nonostante nel 2018 si sia verificato un incremento delle immatricolazioni del 100% rispetto all’anno precedente (10.000 veicoli).

2019, l’Ecobonus aiuta il mercato

Per la prima volta in Italia, ad aprile, è stata superata la soglia delle 1.000 auto elettriche pure immatricolate in un mese. Un risultato che si è ripetuto in maggio e in giugno e che si deve anche agli incentivi all’acquisto (“Ecobonus”) introdotti dalla Legge di Bilancio 2019. Questa iniziativa ha scalfito la barriera più rilevante alla diffusione della mobilità elettrica, cioè l’elevato costo iniziale del veicolo. Questo ha fatto salire a circa 6.000 le auto elettriche “pure” vendute nei primi sette mesi del 2019, ben un migliaio in più rispetto a tutto il 2018, con una crescita del 113% sullo stesso periodo dell’anno recedente.

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Il principale problema è il prezzo

Che cosa frena i consumatori nell’acquisto di un’auto elettrica? A conferma del ruolo fondamentale ricoperto dell’Ecobonus, lo studio indica come principale barriera all’acquisto il prezzo (72% dei rispondenti). Segue l’inadeguatezza della rete di ricarica (39%, decisamente in calo rispetto al 2017). Infine, compare l’autonomia limitata (28%). Chi invece già possiede un’auto elettrica ha risposto a domande sul suo utilizzo: quasi tutti la usano per tragitti “brevi” (non oltre i 100 km), un po’ più del 40% per viaggi più lunghi (il 32,5% con cadenza settimanale e il 10% quotidiana). Oltre i 2/3 del campione ha la possibilità di ricaricare il veicolo a casa. Il restante 30% si divide tra chi può farlo al lavoro (29%) e chi deve affidarsi alla ricarica pubblica (10%). Tuttavia, oltre l’80% usa l’infrastruttura pubblica, anche se magari in maniera non assidua, e solo il 14% pensa che la rete non sia adeguata, contro l’oltre 60% di un anno fa. Inoltre, più del 50% ritiene che la rete pubblica sarà fondamentale per la diffusione della mobilità elettrica.

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Il punteggio assegnato dallo Smart Mobility Report 2019 agli incentivi all’acquisto dei veicoli elettrici nelle regioni italiane

Oggi ci sono 62 diversi modelli

La mappatura dei veicoli elettrici plug-in disponibili in Italia ha permesso di identificare complessivamente 62 modelli, con una leggera prevalenza di PHEV (34, il 55% del totale) rispetto ai BEV (28, 45%). La produzione di questi veicoli ècrescerà fino a quadruplicare l’offerta entro il 2025.

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Alimentazioni alternative, gli scenari futuri dell’elettrico

Ma quanti saranno nel 2030 i veicoli elettrici che circoleranno in Italia? Secondo la ricerca, che tratteggia tre possibili scenari, da 2,5 a 7 milioni. Nello scenario “base” le nuove auto elettriche copriranno il 30% delle immatricolazioni totali solo nel 2030 (dall’1,5% del 2020). In quello “moderato”, invece, già nel 2025 raggiungeranno il 23% e addirittura il 55% nel 2030 (110 volte la percentuale del 2018), con 5,4 milioni di auto elettriche che rappresenteranno il 13% per parco circolante. Nello scenario “accelerato” saranno  7 milioni di veicoli elettrici in circolazione al 2030, pari a un 65% di nuove immatricolazioni elettriche nell’anno. L’85% del totale sarà rappresentato da mezzi full electric.

La svolta dal 2025

In tutti e tre questi scenari relativi alle alimentazioni alternative, l’impatto “vero” arriva verso il 2025, coerentemente con quanto previsto nella bozza di PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), cui segue una crescita molto sostenuta tra il 2025 e il 2030. Quanto alle previsioni di sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, pubblica o a uso pubblico, la differenza tra le proiezioni è significativa, ma meno pronunciata: al 2030, si va da un minimo di 34.000 a un massimo di 73.000 punti di ricarica. Il numero di “colonnine” private attese al 2030 varia invece da 1,7-2,2 milioni nello scenario base fino ai 6,3 di quello accelerato.

Alimentazioni alternative, i volumi futuri in Italia

Lo studio ha provato a stimare il volume di mercato che può essere generato dalla mobilità elettrica. I ricercatori hanno tenuto conto di due componenti, l’investimento (per veicolo e punti di ricarica) e la gestione (costo del servizio di ricarica pubblica e della manutenzione del veicolo). Le grandi differenze in termini di immatricolazioni di veicoli elettrici nelle tre ipotesi conducono a range molto diversi: al 2025 si va dai “soli” 17,5 miliardi di euro dello scenario base ai 52 di quello accelerato. Differenza che si fa ancora più accentuata al 2030: da 76,4 miliardi a 214, il triplo. Analogamente, anche i costi di gestione, calcolati sulla base del circolante al 2030, cambiano molto: da 893 milioni di euro all’anno nello scenario base a 2,5 miliardi in quello di sviluppo accelerato.

Non è più un’alimentazione “di nicchia”

“Uno scenario incoraggiante nonostante i numeri delle auto elettriche in Italia risultino ancora piccoli se comparati al mercato interno totale dei veicoli o all’andamento della mobilità elettrica nei principali paesi europei, dove rappresentiamo il 2,5% – commenta Vittorio Chiesa, Direttore dell’E&S Group -. Tuttavia, è ormai chiaro a tutti che non stiamo più parlando di una ‘nicchia’, ma di una componente fondamentale dei trasporti del futuro. Opinione suffragata dal PNIEC, che fissa obiettivi ambiziosi per i prossimi anni. Ottimi segnali sono l’ampliamento dell’offerta di modelli di auto, oggi più di 60 (+260% rispetto al 2015) tra ‘puri’ e ibridi plug-in – continua Chiesa – così come lo sforzo degli operatori della ricarica, che ha permesso di raggiungere gli 8.200 punti di ricarica ad accesso pubblico installati oggi in Italia, aumentando la percezione di adeguatezza dell’infrastruttura da parte degli utenti”.

L’evoluzione dell’infrastruttura di ricarica

In tema di alimentazioni alternative, l’evoluzione della rete di punti di ricarica è uno dei temi più dibattuti. Nel mondo a fine 2018 c’erano 540.000 punti pubblici (+25% sul 2017). Di questi 140.000 erano “fast charge”, ossia con potenza superiore a 22 kW. A dominare la scena è ancora la Cina, sia per l’infrastruttura “normal charge” (41% di quota di mercato) che “fast charge” (77%). L’Europa aveva 160.000 punti di ricarica pubblica (+14%), di cui il 15% “fast charge”, cresciuti molto di più dei “normal charge” (rispettivamente +30% e +12%). Nei primi 7 mesi del 2019 le nuove installazioni sono state 15.000. La diffusione è molto disomogenea: si va dall’Olanda, che ha un rapporto punti di ricarica/veicoli elettrici circolanti inferiore a 1:5 (quello dell’Italia è 1:7) fino alla Norvegia, con 1:20.

La rete in Italia

Ad oggi, nel nostro Paese sono presenti quasi 8.200 punti di ricarica tra pubblici (3.500, +23% sul 2017) e privati ad accesso pubblico, il 20% circa di tipo “fast charge”. E’ un dato in linea con la media europea e in crescita del 52%. La Lombardia è l’unica regione con oltre 1.000 punti di ricarica, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia (oltre 500). Il Nord detiene il 51% delle installazioni e il 53% di quelle “fast charge”. Circa il 70% è in ambito urbano, su strada o in parcheggi pubblici, quasi il 30% in “punti d’interesse” come centri commerciali e concessionarie auto, meno del 5% è extra-urbano.

Punti di ricarica privati

I punti di ricarica privata nel mondo a fine 2018 erano invece oltre 4,6 milioni, cioè 8,5 volte quelli pubblici e circa 0,85 volte il numero di veicoli elettrici circolanti, con un tasso di crescita del 50%. In Italia si parla di 4.000 installati nell’anno (+60%) e di 11-13.000 in totale.

 

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