Nel consueto messaggio di Erik Jonnaert, il segretario generale Acea sottolinea come l’automotive sia uno dei principali settori economici europei, con un investimento di 44,7 miliardi di euro in innovazione ogni anno. I dati di occupazione più recenti mostrano che sono 12,2 milioni gli europei che lavorano, direttamente o indirettamente, nel settore automobilistico, per la produzione di 18,4 milioni di automobili, furgoni, camion e autobus ogni anno. Sono 291 milioni i veicoli a motore presenti tra i confine continentali, di cui 15,8 milioni nuovi nel 2015, con il mercato che genera un surplus commerciale di oltre 100 miliardi di euro.
Un settore che ha a cuore anche l’ambiente, visto che una buona fetta degli investimenti delle case va in ricerca e sviluppo su nuovi motori o propulsioni alternative come l’elettrico. E che, per uscire dal Dieselgate, spinge sulle nuove modalità di controllo delle emissioni. Anche perché, come ha detto il presidente dei costruttori Dieter Zetsche, nonché presidente del consiglio di amministrazione di Daimler “Il NEDC nato negli anni ’80, è ormai obsoleto”, aggiungendo che “i nuovi veicoli, che emettono meno CO2, rappresentano solo il 5% della flotta di veicoli a motore”.
“Abbiamo bisogno di affrontare il problema in modo globale per fa sì che le emissioni di CO2 possano essere ridotte più efficacemente utilizzando tutte le soluzioni possibili, tra cui la tecnologia dei veicoli, la benzina più pulita, ma anche modificare il comportamento de i driver, nonché migliorare le infrastrutture e i nuovi sistemi di trasporto intelligenti”, ha commentato Zetsche.
I nuovi test sono il WLTP e l’RDE, ovvero Real Driving Emissions, che stabiliranno le reali emissioni dell’auto sulla strada. L’obiettivo che si sono posti i costruttori europei sulle emissioni di Co2 è di 95 g/km (rispetto ai 186 del 1995) per le auto e 147 per i van (contro i 181 del 2010).