Il progresso che salva vite umane

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Li definiscono “utenti vulnerabili” della strada perché in genere sono loro a patire le maggiori conseguenze in caso di incidente. Si stima che a livello mondiale si dividano la metà dei morti in occasione di un sinistro. Pedoni, motociclisti e ciclisti sono realtà con cui la nostra società sempre più frenetica deve oggi convivere.
Il problema, lungi dal non interessare il guidatore comune, assume dimensioni preoccupanti quando si affronta il tema della mobilità professionale. I dati sono estrapolati dall’ultimo lavoro di ricerca del Corporate Vehicle Observatory (CVO) di Arval Italia, svolto in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo (CIRPS) dell’Università “La Sapienza” di Roma. Un’analisi che è arrivata a definire in 460 € a veicolo il costo medio “occulto”, cioè non evidente ed indiretto, che un’azienda si trova a sostenere per quella che è definibile “non sicurezza” della flotta, una voce che incide, nel suo intero, per il 17% sugli oneri complessivi di gestione (un 5%, dovuto principalmente a mancata produttività, è legato appunto a queste spese nascoste).

Effetti economici e sociali
L’incidentalitàpesa quindi, e non poco, sui bilanci societari. Ad ogni sinistro possono infatti essere abbinati costi sociali, una stima del danno economico subito che non si risolve però nella sola spesa diretta affrontata, ma rappresenta più complessivamente la quantificazione degli oneri che graveranno sulle casse in termini sia di costi umani (riferiti alle vittime) e sia di costi generali (legati all’incidente in sé). Di qui la necessità di lavorare affinché i driver e i clienti del settore flotte si orientino verso una guida più responsabile, predisponendo anche campagne di vera e propria educazione alla sicurezza. Una pioniera della tecnologia come la tedesca Robert Bosch si muove da tempo in questa direzione proponendo sul mercato dispositivi di assistenza alla guida (conosciuti come Advanced Driver Assistance Systems – ADAS) che dovrebbero aiutare chi trascorre molte ore al volante a mantenere il controllo del mezzo nelle diverse situazioni.
Sulla quarantennale esperienza maturata, nello specifico campo, dal colosso che nel 2011 ha tagliato il traguardo dei 125 anni di attività abbiamo intervistato Gabriele Allievi, amministratore delegato di Bosch Italia.

MissionFleet – Secondo l’ultimo Rapporto ACI-ISTAT la distrazione al volante è la principale causa di incidenti. Come è già possibile (e come lo sarà eventualmente ancor più in futuro) trasformare la nostra auto in un ufficio semovente ma senza rappresentare un pericolo per la collettività?
Gabriele Allievi – Oltre il 90% degli incidenti è causato dai guidatori. Da ciò discende logicamente che questi ultimi dovrebbero disporre del maggiore aiuto possibile, e in ultima analisi dovrebbero essere sollevati da certi compiti. Questo, peraltro, renderebbe la guida più piacevole. La quantità d’informazioni che i guidatori si trovano a gestire all’interno del veicolo è notevolmente aumentata negli ultimi anni. La sfida è semplificare tale complessità nell’utilizzo quotidiano permettendo al guidatore la massima flessibilità nella configurazione. La tecnologia non deve distrarre ma essere funzionale per i passeggeri.

Per il succitato Rapporto il 75% degli incidenti avviene su strade urbane. Quali ulteriori dispositivi per la sicurezza attiva e passiva possono essere messi in campo così da prevenire danni a sé e agli altri?
L’introduzione, di serie da quest’anno, della telecamera stereoscopica rappresenta senz’altro un’innovazione tecnologica di grande aiuto nella prevenzione degli incidenti. Nell’uomo la capacità di vedere in tre dimensioni, di stimare le distanze dagli oggetti e la loro altezza, nonché di riconoscere i movimenti in senso longitudinale, è dovuta all’impiego combinato dei due occhi. Attraverso l’introduzione di una nuova videocamera stereoscopica nei sistemi di assistenza alla guida, gli ingegneri Bosch sono riusciti a conferire alla vettura le stesse capacità umane. Grazie a questo tipo di rilevamento è ora possibile determinare la distanza dagli oggetti solo sulla base dei segnali video. A partire da questi, stiamo sviluppando funzioni che consentano manovre di scarto indipendenti in situazioni critiche o che comandino in maniera automatizzata i veicoli.
 
Sempre il Rapporto ACI-ISTAT parla di mancato rispetto della segnaletica. Oltre ad una plancia “intuitiva” ed interattiva, quali altre risorse possono essere sfruttate per ovviare al pericolo conseguente?
Abbiamo già in serie un nostro dispositivo in grado di leggere e interpretare la segnaletica stradale (Road Sign Recognition). I sensori che monitorano quello che accade intorno al veicolo e comunicano con altri sistemi rappresentano già la base per la sicurezza delle auto. Per evitare il verificarsi di incidenti, altre tecnologie, quali il Predictive Emergency Braking System, il Side View Assist, il Lane Departure Warning, e la Night Vision, usano funzioni radar, ultrasuoni e video.

Le macchine degli ultimi anni, e quelle già annunciate, brillano sotto l’aspetto del progresso tecnologico. Come è però possibile garantire un sufficiente grado di sicurezza e comfort anche ad un parco circolante dove il ricambio dei mezzi è perseguito solo in presenza di agevolazioni fiscali ed aiuti statali?
Chiaramente la vetustà del parco circolante incide sulla sicurezza complessiva. Bosch investe ogni anno oltre 4 miliardi di euro in ricerca e sviluppo con l’obiettivo di introdurre soluzioni tecnologiche innovative, numerose delle quali orientate al tema della sicurezza. Il tema delle agevolazioni fiscali o di incentivi spetta alle autorità ed ai legislatori. C’è però da sottolineare che in futuro l’Euro NCAP assegnerà il punteggio massimo di cinque stelle solo ai veicoli che dal 2014 saranno dotati di almeno una funzione di assistenza alla guida e, dal 2016, di un sistema predittivo di protezione dei pedoni. Questi acceleratori rappresentano un interessante opportunità nel ricambio dei mezzi.

Parliamo del progetto dell’auto che si guida da sola. Come la definirebbe: una risorsa in caso di soluzioni estreme, come malori oppure la succitata emergenza lavorativa, oppure un’alternativa allo stress che la congestione moderna di persone e mezzi comporta?
I sistemi di assistenza aumentano la sicurezza e il comfort di guida, fornendo avvisi e supporto in situazioni critiche. I nostri ingegneri lavorano intensamente all’interconnessione dei sistemi per poter offrire prestazioni ulteriormente potenziate e mirate. Funzioni di guida sempre più automatizzate contribuiranno a raggiungere l’obiettivo ”vision zero”, ovvero eliminare completamente gli incidenti stradali. Attualmente Bosch sta collaudando la guida automatizzata sulle strade tedesche. L’obiettivo consiste nell’utilizzare situazioni di guida quotidiane per mettere alla prova queste vetture autosterzanti e auto pilotate, migliorandone le prestazioni.
Sono svariati i brevetti Bosch che già oggi contribuiscono a rendere la guida più sicura e confortevole: dal primo ABS introdotto sul mercato nel 1978, all’Automatic Emergency Braking (AEB) del 2010, passando per il controllo elettronico della stabilità (ESP). Tecnologie innovative offerte a costi accessibili anche ai mercati emergenti così da poter essere montate sui veicoli cosiddetti “low cost”. Un’opera fortemente sociale dal momento che, all’interno della ricerca presentata dal CVO di Arval Italia, è sottolineato il rapporto inversamente proporzionale tra reddito di un paese e percentuale di vittime tra quelli che abbiamo già citato come “utenti vulnerabili”.
Allo stato sono tre i dispositivi ADAS firmati Bosch che stanno riscontrando il maggior interesse da parte degli utilizzatori finali. L’AEB di cui sopra è proposto nelle tre configurazioni “City”, “Interurban” e “Pedestrian” (per i pedoni). Abbiamo avuto modo di salire su un’auto che montava l’ultima variante e l’intervento automatico a fondo sui freni, in modo da evitare un incidente o ridurne almeno la gravità, in assenza di reazione tempestiva del guidatore, è sorprendente. C’è poi LDW (Lane Departure Warning): collegato con il primo, assiste in caso di spostamento dalla fila di marcia, specialmente se in presenza di angoli ciechi. Infine l’ISA (Intelligent Speed Assistance), che adatta automaticamente la velocità ai limiti di legge vigenti su quel tratto di strada. Una funzione agevolata dal fatto che i sensori a bordo possono leggere i cartelli stradali lungo il percorso. Uno studio statistico condotto dall’Automobile Club d’Italia ha permesso di stimare che solo l’innesto di questi tre sistemi e-safety (dove “e” è l’iniziale della parola elettronica) potrebbe permettere di salvare ogni anno 200 vite umane in Italia. Purtroppo però, secondo un’altra rilevazione compiuta sempre dall’ACI con riferimento a 264 modelli di 33 Case automobilistiche, solo 1 vettura su 4 ne è equipaggiata, con una spesa extra che oscilla tra i 250 € della Fiat 500L e Panda e i 3.000 € della Volkswagen Touareg. Vista quindi la scarsa penetrazione di tali dispositivi, le 200 morti risparmiabili nell’arco di 365 giorni scendono in Italia a 118 da qui al 2020. Una situazione cui si spera ovvierà almeno in parte la già annunciata linea di Euro NCAP.Entro il 2020il focus sarà spostato sugli incidenti ad incroci ed intersezioni, sullo stato psico-fisico dei conducenti (con riferimento in particolar modo al già menzionato tema della distraibilità) e sugli incidenti che coinvolgono i ciclisti.
Nel frattempo Bosch prosegue per la strada tracciata. A fine 2014 l’azienda conta di raggiungere il traguardo dei due milioni di sensori radar a 77 Gigahertz, che in un raggio di oltre 200 metri rilevano distanza e velocità degli altri veicoli. Mentre quelli video, che permettono di riconoscere i segnali stradali e le demarcazioni della carreggiata, nonché i pedoni e i ciclisti, sono raddoppiati dal 2012 al 2013, la produzione di ESP promette di aumentare esponenzialmente dal momento che l’Unione Europea ne ha approvato da quest’anno l’introduzione di serie su tutte le nuove vetture. L’obiettivo grandangolare, con la sua visione a 360 gradi, si rivela un alleato nelle manovre e per il parcheggio, mentre anche i sensori ad ultrasuoni, ad oggi già circa 250 milioni, si pongono al servizio della sosta calcolando le distanze ed evitando così spiacevoli collisioni.

 

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