Lo scriveva già nel 2009 BookingBlog, attenzione alla Last Room Availability (Nlra). Il Blog sull’accomodation lo considerava “il nuovo fattore chiave intorno a cui ruoteranno le trattative tra OTA e hotel nell’immediato futuro”, qualcosa che, invece, nello studio pubblicato da Cwt Solutions Group, la divisione di Carlson Wagonlit Travel specializzata nella consulenza aziendale, che ha analizzato circa 7.300 prenotazioni in hotel effettuate nel 2016 in 97 Paesi, definisce un “falso problema”. Almeno nel Business Travel, in quanto chi opta per la Lra spende fino al 5% in più rispetto alle tariffe delle altre stanze di diverse categorie, che l’albergatore può definire in assoluta autonomia.
La Non Last Room Availability più economica della Last Room Availability
“Le tariffe Lra sono state, sin dagli anni ’80, la regola aurea che non è mai stata messa in discussione negli accordi con gli alberghi. Tuttavia, abbiamo esaminato in profondità la questione e a nostro avviso la sua validità si è decisamente offuscata Il nostro studio rivela che in alcuni mercati si possono verificare differenze tra il 5% e l’11% in caso di presenza della Lra. E i travel manager dovrebbero quindi tenerlo in considerazione quando negoziano le tariffe globali” commenta Eric Jongeling, director di Hotel Solutions Group Americas di Cwt.
Nella ricerca si evince anche che il 44% degli hotel richiede un costo addizionale per inserire nelle proprie negoziazioni la clausola Last Room Availability, che nel 12% dei casi non viene neppure applicata in caso di scarsa disponibilità di camere. E malgrado ciò il 90% dei clienti di Cwt nel 2017 preferisce avere la Lra nei loro accordi alberghieri.