La rivoluzione digitale Cwt 3.0

La rivoluzione digitale Cwt 3.0 secondo Calegari

Advertisement

La rivoluzione digitale Cwt 3.0 lanciata lo scorso anno di sta facendo raccogliere i primi frutti alla Tmc guidata in Italia da Antonio Calegari. La società ci ha visto lungo in quanto solo “tre anni fa il digitale sul mercato italiano era una questione esoterica per pochi, con un interesse veramente scarso da parte delle aziende. Oggi invece la domanda sta crescendo vistosamente” afferma il country manager Italia di Cwt che sottolinea come dal 2016/17 siano partiti diversi progetti con alcune aziende per l’adozione del digitale che, in pochi mesi, “hanno raggiunto un tasso di utilizzo del 70%, avvicinandosi alla percentuale che già le società nel Nord America hanno raggiunto via self booking tool, ovvero il 75%”. Esperienza sul Nord America che fa dire a Calegari come proprio grazie al fatto che Cwt sia nativa statunitense “pensiamo di essere la realtà più avanzata sul mercato per quanto riguarda il digitale sia dal lato offerta ma anche lato adozione del cliente”. Percentuali di prenotazioni digitali al 75% registrate anche nel Nord Europa, mentre in quella continentale “la media è del 45%, che è l’obiettivo che ci aspettiamo di raggiungere in un paio d’anni. Partendo dal 25% di oggi che registriamo sul totale transazioni delle nostre aziende. Un ottimo risultato confrontato alla media dell’industria” dice sorridendo Calegari, che snocciola soddisfatto le performance dei sistemi made in Cwt nel 2017, “il cui tasso di prenotazione è cresciuto del 19% rispetto al 2016, mentre il numero dei clienti con un Online booking tool è aumentato del 32% e gli utenti di Cwt to Go del 33%”. Una maggior adozione che si spiega anche come ormai i viaggiatori sono abituati a utilizzare le maggiori piattaforme digitali leisure che, “malgrado alcune si siano lanciate sul mondo Bt non sono, almeno al momento, riuscite a sfondare; per la complessità e le necessità di personalizzazione del nostro settore e perché da noi conta ancora molto l’aspetto umano sulle situazioni complesse, mentre i grandi del web standardizzano tutti i processi. Booking sta riuscendo nello small business ma dopo una grande anticamera. Mentre sulle grandi corporate certamente non sfonda. Almeno al momento” argomenta Calegari (leggi la presentazione della strategia Cwt di Chris Bowen di un anno a Milano fa cliccando qui).

La rivoluzione digitale Cwt 3.0 secondo Calegari: dopo il saving a tutti i costi arriva l’era dei servizi

Importante poi sottolineare che, dopo gli anni post crisi del 2008 e del 2012, “quando le aziende pensavano solo ed esclusivamente al saving” commenta il manager Cwt, “ormai si è arrivati al limite e ora l’attenzione è puntata sull’efficacia dei processi e dei servizi. Che la rivoluzione digitale appunto può dare”. La rivoluzione digitale è però nulla senza controllo, parafrasando una vecchia pubblicità del mondo automotive, perciò Cwt ha anche potenziato lo strumento AnalytIQs, con il quale tracciare tutti i viaggi, costruire benchmark e fare analisi in completa autonomia, in tempo reale, “e gratuitamente” sottolinea Calegari, che aggiunge come il tool di analisi e report “è anche integrato ora con i sistemi social e la messaggistica. E ora stiamo lavorando sulle capacità predittive in logica big data, con un filtering su come viaggia il dipendente per avere un output personalizzato e non, come oggi, per prezzo o policy”. A cui si aggiunge anche l’integrazione con i servizi per la sicurezza in viaggio di International Sos e degli alert per scioperi o problemi nei trasporti, “una vera e propria leva competitiva sul mercato” afferma Calegari. Un’altra integrazione su cui sta lavorando la Tmc di Minneapolis è l’NDC Iata, anche se Calegari ammonisce: “Capiamo il desiderio delle compagnie di liberarsi di monopoli costruiti nel tempo, ma creare diversi rivoli non è la giusta soluzione, in quanto si toglie efficienza ai sistemi e li si frammenta”.

La rivoluzione digitale Cwt 3.0 fa crescere anche il segmento alberghiero

Un 2017 che ha visto Cwt crescere ulteriormente anche nel segmento alberghiero, con Roomit by Cwt, “divisione specializzata con una piattaforma tecnologica che stiamo arricchendo sempre di più, e che riunisce hotel da gds, contrattualizzati da noi direttamente o negoziati per i clienti, le strutture presenti in Booking ed Expedia e altri aggregatori, per un totale di 680 mila nel mondo. Interessante poi l’audit sulle tariffe che abbiamo fatto fare dalla società specializzata RateGain (scaricala qui) e che ci dice come nel 95% dei casi abbiamo le migliori tariffe” afferma Calegari. Sulle prenotazioni di case in affitto tanto popolari nel mondo leisure spiega, come in quello Bt,  “non abbiano ancora preso piede. Anche se forse qualcosa ci sfugge, magari a causa di accordi diretti delle aziende o prenotazioni fuori policy. Il tema rimane la mancanza di standard di sicurezza e pulizia. Serve qualche passo da parte delle piattaforme verso il mondo corporate perché gli affitti di case private si sviluppino anche sul canale Bt”. Un “tanto rumore per nulla” che secondo Calegari sta succedendo anche nel Bleisure, “se ne parla ma lo vediamo ancora poco. Noi non abbiamo richieste sistematiche da parte delle aziende”. Business alberghiero, cresciuto dell’11% tra un anno e l’altro, che “stiamo integrando oltre sui nostri canali, anche sugli Online Booking Tool di terze parti con un importante piano di roll out in questi mesi” anticipa Calegari.

La rivoluzione digitale Cwt 3.0 accelera nel 2018

Insomma un anno importante il 2017 con la rivoluzione digitale Cwt 3.0, come dovrebbe esserlo anche il 2018; “abbiamo avuto una retention del 96% sui nostri clienti, con un 10% di nuovi” dice il manager della società “ora puntiamo a completare il puzzle della nostra offerta digitale. Con la prenotazione aerea via app che lanceremo quest’anno completeremo sempre di più la nostra idea di omnicanalità. Riconfigureremo anche la società dal punto di vista organizzativo in una ricerca di ottimizzazione dei centri di servizio legata alle nuove necessità richieste dalla digitalizzazione, rifocalizzando le risorse umane sulle attività premium e automatizzando o spostando quelle a basso valore aggiunto su centri di competenza specializzata in paesi a basso costo” chiosa Calegari.

Lascia un commento

*