Il tramonto delle corporate rate

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La negoziazione di tariffe preferenziali  con gli hotel: fino  a qualche anno fa era questo  il principale strumento attraverso  il quale i travel manager  riuscivano pianificare i budget destinati  alle trasferte e, allo stesso tempo, a tenere sotto controllo i  volumi di spesa alberghiera. Oggi,  però, questo sistema è sempre meno  efficace: gli albergatori, infatti,  propongono sul web prezzi che,  spesso, sono decisamente più convenienti rispetto alle corporate rate.  E alle aziende, costrette dall’attuale  crisi economica a tagliare i
costi, non rimane che cercare di  cogliere in tempo reale le nuove  opportunità offerte dal mercato.  «Nella maggior parte dei casi le  aziende non sono ancora pronte  per usufruire esclusivamente delle
tariffe best buy disponibili online,  dunque gestiscono in contemporanea  due distinti piani tariffari – dichiara  Ivano Bencini, presidente di  Concerto Hotels –. Da un lato continuano a richiedere tariffe dedicate,  dall’altro negoziano sconti sulle best buy disponibili al momento. In questo modo, pur incontrando  maggiori difficoltà nella stesura dei propri budget annuali, adottano  la soluzione più vantaggiosa per  la pianificazione delle proprie trasferte, in un’ottica di cost saving».
«In genere le aziende concordano  con gli hotel tariffe preferenziali  con validità annuale – spiegaMassimo
Amato, direttore generale di  Domina Hotel Group
–: purtroppo,  però, nessuna tariffa “statica”, quali  sono appunto le convenzioni, è  in grado di garantire una convenienza  certa per un periodo di tempo  così lungo, visto che le strutture  alberghiere sono costrette a modulare  la tariffa a seconda del tasso  di occupazione delle camere,  che è fortemente altalenante. Per  questo le corporate rate hanno dei  limiti che, oggettivamente, le rendono  desuete. Le aziende, dunque,  le usano come riferimento per elaborare  il proprio budget annuale,  ma poi si indirizzano verso le più  convenienti prenotazione online.  Oppure, ne pretendono l’applicazione  in tutti quei casi in cui, per  qualsiasi motivo, l’albergo vorrebbe  e potrebbe applicare prezzi più  alti».
«Non necessariamente le tariffe disponibili  sul web entrano in competizione  con quelle negoziate, anche  perché non sempre le loro caratteristiche  soddisfano le esigenze  dei viaggiatori d’affari – sostiene  Silvia Desideri, direttore commerciale  e marketing di Accor Hospitality  Italia –. In ogni caso, noi abbiamo con le nostre aziende clienti un  rapporto basato sulla consulenza e  sulla trasparenza, per cui siamo noi  stessi a suggerire ai travel manager  di verificare sul nostro sito la presenza  di eventuali tariffe promozionali  più convenienti. Riteniamo che  la definizione di una tariffa per uno  specifico segmento sia un concetto  superato: la nostra clientela d’affari  continua a negoziare le proprie tariffe  basate sui volumi, ma può, al  contempo, approfittare di un’offerta  più ampia attraverso il canale  web».
«Le grandi aziende continuano a  prediligere la tariffa flat, quale garanzia  di rispetto del tetto massimo  di spesa fissato dalla travel policy –  afferma Federica Angelucci, responsabile  sales & distribution di  Best Western Italia  –. Nel contempo, però, richiedono  l’estensione, a parità di condizioni,  ai propri dipendenti di qualsiasi  offerta promozionale più bassa rispetto  alla tariffa corporate».
Non tutte le aziende sono convinte  della reale convenienza delle best buy. Alcune ritengono che le tariffe  negoziate rappresentino ancora  lo strumento più efficace per governare  la spesa. È il caso di Numonyx,  joint venture tra STMicroelectronics  e Intel. In Italia, il personale  viaggiante dell’azienda soggiorna
prevalentemente a Catania  e Agrate Brianza (Milano), mentre  all’estero le mete più frequenti sono
Ginevra (dove ha sede il quartier  generale), la costa occidentale  degli Stati Uniti e Singapore. «Ritengo  che la convenienza delle tariffe  online, in molti casi, sia vanificata  dalla presenza di troppi intermediari  – sottolinea Andrea  Ghirga, responsabile acquisti della  società –: al costo della camera, infatti,  occorre sempre aggiungere le  fee dovute all’agenzia di viaggio e  all’eventuale portale di prenotazione.  In più, nel valutare una tariffa  bisogna tenere conto di numerose  variabili: ad esempio, non vale la  pena prenotare un albergo a prezzi  scontati se si trova a una distanza  eccessiva dal luogo di lavoro e, per  raggiungerlo, il dipendente è costretto  a prendere il taxi. Per questo,  noi ricorriamo alle best buy  solo in caso di prenotazioni in località  diverse rispetto a quelle abituali.  In tutti gli altri casi, che rappresentano  il 95% sul totale dei nostri  viaggi, ricorriamo alle tariffe  negoziate, che riteniamo rappresentino  ancora la soluzione più  conveniente per tenere sotto controllo  la spesa. In fase di negoziazione  abbiamo ottenuto dai fornitori  che includessero nelle tariffe  una serie di facilities che, di solito,  si pagano a parte: ad esempio la  connessione a Internet wi-fi o il  servizio di navetta per l’aeroporto  o il centro cittadino. Inoltre, abbiamo  preteso dagli albergatori la disponibilità  delle camere alla cifra  pattuita anche nei periodi caldi,  come quelli fieristici».
Ma come ha reagito alla crisi Numonyx?  Ha rinegoziato le tariffe  con gli albergatori? «Più che rinegoziare,  abbiamo scelto di concentrare  i volumi su un numero minore  di alberghi: se un tempo per ciascuna  delle nostre destinazioni più  frequenti contavamo una decina di  strutture convenzionate, oggi il nostro  elenco ne riporta due o tre,  sulle quali facciamo valere tutto il  nostro potere d’acquisto».

Proposte alternative
Per compensare la disparità tra le  tariffe corporate e quelle pubblicate  online, le catene alberghiere  stanno mettendo a punto formule  tariffarie ad hoc. «Concerto Hotels  sta tentando di muoversi in questo  nuovo contesto già da molto tempo  – afferma Bencini –. Le nostre  politiche tariffarie per il segmento  corporate hanno sempre contemplato  la condizione “Concerto Best  Deal”, una formula che garantisce  l’applicazione della tariffa migliore  nei casi in cui risulti più economica  di quella negoziata. Inoltre, offriamo  rebate da applicare periodicamente  sul fatturato generato dalla  prenotazione delle tariffe discounted,  oppure sulla best buy  del momento; ritengo che ciò sia la  naturale evoluzione delle tariffe  corporate, la tendenza verso la  quale sta puntando il mercato».
«L’alternativa che abbiamo messo  a punto è l’applicazione della Bar (Best available rate) con un ulteriore  sconto del 5-10%, a seconda  della pressione della domanda in  quella data – sostiene Amato di  Domina Hotels –. Riteniamo che si  tratti di un modo corretto per assicurare  all’azienda cliente la certezza  e continuità di un trattamento  tariffario preferenziale».
«Offriamo da anni un sistema di tariffe  dinamiche, che combinano  flessibilità e scontistica – afferma  Silvia Desideri di Accor –: queste  offerte rappresentano un’alternativa  alle tariffe corporate tradizionali,  in linea con le esigenze del mercato  e dei nostri clienti».
Infine, c’è chi gioca la carta del miglioramento  dei servizi. «Anche  Best Western offre tariffe negoziate  ad hoc, su esigenze precise e in  base a volumi generati dal cliente  – spiega Angelucci –. Da qualche  mese abbiamo lanciato l’iniziativa  “Love Promise for Business”, un  progetto rivolto al business travel,  che prevede negli hotel situati nelle  principali destinazioni d’affari  l’offerta di servizi mirati per questo  target, quali la connessione wi-fi,  l’accesso a canali satellitari e quotidiani  internazionali, l’early breakfast  (a partire dalle 5 del mattino),  l’express check-in, le cassette di sicurezza  per custodire il laptop e altri  servizi aggiuntivi. A parità di tariffe,  abbiamo voluto puntare sul  servizio».

La corsa alla rinegoziazione
La rinegoziazione delle tariffe alberghiere  è una delle armi con cui  le aziende, in questi difficili tempi  di crisi, cercano di ridurre le spese  di viaggio. «La tendenza a rinegoziare  le tariffe ha caratterizzato  tutto il primo trimestre del 2009 –  sostiene Ivano Bencini di Concerto  Hotels –. Presa coscienza della crisi  che stiamo attraversando, le  aziende sono corse ai ripari richiedendo,  se non addirittura pretendendo,  sostanziali riduzioni di tariffa;  d’altronde, i travel manager  non potevano non notare il drastico  calo delle tariffe pubbliche offerte  dall’industria alberghiera, e  questo ha sicuramente determinato  qualche speculazione anche da  parte di quelle aziende che ancora  non avevano accusato gli effetti  della crisi. Al momento la situazione  sembra essersi stabilizzata.  Questa stasi, però, a nostro avviso  deriva dal successo che le aziende  hanno ottenuto nell’“assalto” del  primo trimestre: sono poche, infatti,  le strutture alberghiere che hanno  potuto mantenere un atteggiamento rigido verso le richieste delle  imprese clienti. Anzi, talvolta sono  stati gli albergatori stessi a proporsi  alle aziende con offerte aggressive ed estremamente vantaggiose».
«Quando riceve da un competitor  una tariffa più interessante rispetto  a quella proposta dall’albergo  utilizzato fino a quel momento,  sempre più spesso l’azienda si limita  a scegliere la struttura più conveniente  e sempre meno frequentemente  interpella una seconda  volta il fornitore abituale, a eno  che non abbia con quest’ultimo un  rapporto consolidato nel tempo –  dichiara Amato di Domina Hotel –.  Il che conferma, ancora una volta,  che in questo comparto la conoscenza  tra gli operatori è elemento  fondamentale e che può fare la differenza».

 

Testo di Elisabetta Tornatore, Mission n. 6, settembre 2009

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