Il bleisure è in crescita

Il bleisure è in crescita e lo praticano quasi 6 traveller su 10. Ma non è ancora regolamentato

Il bleisure è in crescita. Della tendenza a mischiare trasferte e tempo libero si parla da anni, da quando le aziende hanno cominciato a porre attenzione non solo ai costi, ma anche al benessere dei viaggiatori. Ma è stata la pandemia, con la ridefinizione delle tradizionali modalità di lavoro, a dare a questo fenomeno una forte spinta.

Se ne è parlato durante l’evento di BCD Travel Connections, che si è svolto il 12 giugno a Milano. La Tmc, infatti, ha realizzato un’indagine su questo tema in collaborazione con Travel for Business, community di professionisti nel settore dei viaggi affari.

Il bleisure è in crescita, mentre tramonta l’era del super lavoro

Lo studio, la cui realizzazione è stata supportata tra gli altri dalla Communication Specialist di BCD Travel Letizia Fratini, è stato realizzato interpellando 170 travel manager italiani. Il compito di commentare i dati è stato affidato a Rosemarie Caglia, founder e Ceo di Travel for Business, e alla executive coach e formatrice Ilenia La Leggia.

Il bleisure è in crescita
Da sinistra, Ilenia La Leggia e Rosemarie Caglia

“Tutti abbiamo sentito parlare di società liquida. Un concetto che di recente ha trovato un nuovo spazio e una nuova declinazione, arrivando a bussare anche alle porte delle aziende” ha detto Ilenia La Leggia. “Il lockdown ha dato impulso a un cambio di paradigma nei confronti del rapporto con il lavoro. Se prima si riteneva che fosse indispensabile dedicarsi alle proprie mansioni con dedizione assoluta, garantendo straordinari e disponibilità illimitata e mettendo in conto, magari, anche un burnout a causa dello stress, oggi il grande bluff è stato svelato: lavorare con impegno assoluto e totale dedizione non è una garanzia di realizzazione personale, successo e sicurezza”.

You Only Live Once

Così si sono diffusi termini come il quiet quitting, ovvero la tendenza a lavorare il giusto e non di più. “E le aziende devono misurarsi con la generazione Yolo (You Only Live Once), che ai sacrifici ingiustificati e al lavoro mal pagato contrappone la qualità della vita” ha aggiunto La Leggia.

Le ultime generazioni, in pratica, hanno superato il concetto di work-life balance, che vede il lavoro e la vita personale come due ambiti separati, per puntare invece su un’armoniosa integrazione tra queste due sfere.

Il bleisure è in crescita e interessa i viaggiatori d’affari

Non stupisce quindi che i dipendenti abbiano cominciato a chiedere alle loro aziende di abbinare alle trasferte una vacanza prima, durante o dopo il lavoro. E il bleisure è in crescita: “Il 74% dei travel manager sostiene che i dipendenti hanno mostrato un forte interesse per questo fenomeno, sottolineando il desiderio di integrare momenti di svago nei viaggi di lavoro” ha detto infatti Rosemarie Caglia.

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Benessere e produttività

I vantaggi connessi all’adozione del bleisure all’interno delle aziende sono evidenti. Per il 54% degli intervistati questo fenomeno contribuisce al benessere dei lavoratori, mentre il 45% lo ritiene un’ottima forma di ricompensa per lo stress del viaggio di lavoro.

“Il 67% del campione, inoltre, dichiara che il bleisure incrementa la produttività e che si tratta di un’ottima opportunità per fidelizzare i dipendenti” ha spiegato Caglia.

Riguardo alla gestione delle spese, il 69% dei travel manager si dice favorevole alla copertura delle spese bleisure da parte dell’azienda. In particolare, il 35% sostiene che l’azienda sarebbe disposta a coprire le spese fino a un tetto massimo per viaggio/soggiorno, mentre il 34% senza condizioni, se il viaggio rappresentasse un’opportunità per lo sviluppo di competenze utili per l’azienda.

Un fenomeno ancora non regolamentato

“Attualmente il 56,2% dei viaggiatori d’affari beneficia dei viaggi bleisure” ha detto alla platea Rosemarie Caglia. “Ciononostante, quasi l’80% delle aziende non ha incluso questo fenomeno nelle travel policy. E solo il 9% dei travel manager sostiene che in azienda si è espressa la volontà di integrare formalmente il bleisure nelle politiche di viaggio”. Questo gap tra desiderio dei dipendenti e attuazione aziendale rappresenta una sfida e un’opportunità per le imprese.

“L’assenza di un’adeguata regolamentazione – ha aggiunto Rosemarie Caglia – crea confusione all’interno delle aziende, soprattutto quando si tratta di analizzare i dati e monitorare le spese di travel”.

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Una nuova sfida per i travel manager

“Il travel manager – ha detto Rosemarie Caglia – è una figura chiave in questa transizione poiché ha il compito di integrare il bleisure nelle politiche aziendali, assicurando al contempo conformità e sicurezza. Per un’implementazione efficace, è fondamentale un approccio collaborativo tra i vari dipartimenti aziendali e i partner esterni, come le agenzie di viaggio. Trasformando le richieste in opportunità, anticipando le esigenze e proponendo soluzioni vantaggiose anche per l’azienda, il travel manager può assumere un ruolo da vero protagonista”.

Il white paper di BCD Travel sulla gestione del bleisure in azienda può essere scaricato qui.

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