Iata: cresce il traffico aereo e calano i prezzi dei biglietti

Tariffe giù, traffico su. Questi i dati che la Iata pubblica per l’anno in corso, con previsioni per il 2016 con numeri ancora più alti. Anche dal punto di vista finanziario , con profitti da record per, quasi, tutte le compagnie del globo (leggi: Profitti da record per le compagnie Iata, ma non per Alitalia)

Negli ultimi dieci mesi dell’anno infatti le tariffe aeree sono calate in media dell’8 per cento, con un traffico cresciuto del 6,8%, raggiungendo un load factor medio di oltre l’80%, con la domanda a crescere di più dell’offerta. Il calo delle tariffe, stima Iata, ha contato un 3% di crescita per l’anno in corso. Prezzi in diminuzione che vanno di pari passo con il calo dei costi, anche e soprattutto di quelli dei carburanti. Il barile sotto i 50 dollari  permette di “abbattere il conto delle compagnie per il carburante dai 226 miliardi del 2014 ai 135 del prossimo anno”, afferma Brian Pearce, capo economista della Iata.

Secondo gli analisti i terribili attacchi di Parigi, e la conseguente stretta sulla sicurezza, non hanno pesato per molto tempo sul traffico aereo, che ha anche subito una buona crescita dal mondo del business travel. Nel 2014 sono stati infatti 3,3 i miliardi di passeggeri, saliti a 3,6 quest’anno e a 3,8 nel 2016.

Nel dossier presentato a Ginevra si calcola che la cifra media sborsata per un ticket di andata e ritorno in Economy, Business o First su qualsiasi destinazione nazionale e internazionale è stata di 472 dollari nel 2014, di 407 nel 2015 ma secnderà ulteriormente nel 2016 a quota 375. “Rispetto al 1995 si tradurrà in una diminuzione del 61%”, spiegano gli analisti Iata.

Insomma come hanno detto diversi amministratori delegati delle compagnie “ora siamo meno poveri di prima”. Con margini che si tengono però molto bassi a fronte degli investimenti fatti: “per ogni dollaro speso da un viaggiatore il 21% va in tasse federali, il 20% in spese per il carburante, il 18% in costo del personale, il 38% in “altre spese” e il 3% è quel che entra di fatto nelle tasche delle compagnie” sottolinea Airlines for America, l’associazione che rappresenta quasi tutte le compagnie Usa, preoccupata per un ulteriore aumento delle tariffe aeroportuali, visto anche i nuovi protocolli di sicurezza. Una preoccupazione anche dei vettori europei e Tony Tyler, ceo di Iata.

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