I business traveller si aspettano prezzi più bassi. E le tariffe contenute stimoleranno il traffico. Questi i primi risultati emersi dalla ricerca effettuata da Cartrawler, azienda americana che fornisce tecnologie legate al settore dei viaggi.
«Con il business travel limitato ai minimi termini – dice Jay Sorensen, che ha curato lo studio – saranno 2 i fattori che influenzeranno la spesa dei consumatori. Primo: il crollo della domanda e il desiderio dei fornitori di incentivare il traffico (aerei e hotel in primis) farà sì che i prezzi bassi siano il primo punto su cui basare la promozione. Secondo: i viaggiatori sono stati abituati ad aspettarsi tariffe ridotte durante le crisi economiche». Sfortunatamente per i fornitori, i ribassi e gli sconti saranno giocoforza.
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Spingere in maniera forte su tariffe a’ la carte dopo l’emergenza Covid-19 sarà un problema. Ci si aspetta che legislatori, stampa e consumatori saranno molto sensibili a ogni tentativo di aumentare il fatturato alzando le tariffe.
I business traveller si aspettano tariffe più basse, è plausibile. Così le compagnie aeree che aumentano il supplemento bagagli dopo aver ricevuto sostegni economici pubblici è un aspetto che il settore dovrebbe cercare di evitare. Ma questo richiede un alto grado di empatia. E sarà inevitabile che tengano da conto che nel prezzo sia compreso il costo del viaggio in sé più tutti gli eventuali extra. Magari anche gli hotel.
I business traveller si aspettano tariffe basse? Il parere della Iata
Intanto la Iata – l’organismo internazionale che sovrintende al trasporto aereo – auspica che i governi collaborino con l’industria. Obiettivo: mettere in campo misure che contrastino il lento recupero della domanda mentre i business traveller si aspettano forti risparmi. Tali iniziative dovrebbero anche aiutare le compagnie a non affondare.
«Queste ultime – recita una nota del direttore generale e Ceo Alexandre de Juniac – dovranno far fronte alla paura dei passeggeri di rimettersi in viaggio. Anche se la pandemia verrà limitata, ci sarà comunque preoccupazione legata anche alla recessione, che ha messo al tappeto imprese e privati».
Un sondaggio svolto dall’associazione delle linee aeree nelle scorse settimane ha trovato che:
- Il 60% degli intervistati – privati e aziende – ha detto di essere pronto a rimettersi in viaggio nel giro di uno o 2 mesi dopo la fine della pandemia. Il restante 40% indica in 6 mesi o più questo periodo di tempo;
- Il 69% ha aggiunto di posticipare il proprio ritorno ai viaggi solo dopo che le proprie condizioni economiche si saranno stabilizzate.
Iata ritiene che i primi paesi dove si avrà prima che altrove un ritorno almeno dei voli interni saranno Cina e Australia. In quanto le infezioni sono crollate a livelli molto bassi. Seguirà il ritorno di collegamenti a medio e a lungo raggio.
Intanto, i dati Iata mostrano che le compagnie hanno perso poco più della metà del proprio fatturato e 61 miliardi di dollari in liquidità. Questo nel solo secondo trimestre, quando la domanda è scesa dell’80%.
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Trasporto aereo, la situazione nei primi 5 paesi UE
Questa la situazione nei primi 5 paesi europei relativamente alle compagnie aeree.
- Regno Unito
140 milioni di passeggeri in meno, con conseguente perdita di fatturato di 26,1 miliardi di dollari. A rischio più di 661 mila posti di lavoro e 50,3 miliardi di contributo all’economia del regno - Spagna
114 milioni di passeggeri in meno, con conseguente perdita di fatturato 15,5 miliardi. A rischio più di 901 mila posti di lavoro e circa 59,4 miliardi di sostegni - Germania
103 milioni di passeggeri in meno con conseguente perdita di fatturato di 17,9 miliardi. A rischio più di 483 mila posti di lavoro e 34 miliardi di aiuti - Italia
83 milioni di passeggeri in meno con conseguente perdita di fatturato di 11,5 miliardi. A rischio più di 310 mila jposti di lavoro e 21,1 miliardi di contributo - Francia
80 milioni di passeggeri in meno con conseguente perdita di fatturato di 14,3 miliardi. A rischio più di 392 mila posti di lavoro e 35,2 miliardi da parte dello Stato