A rivelarlo è uno studio realizzato da AirPlus International su un campione di oltre 2000 persone in 24 Paesi (847 travel manager e 1158 viaggiatori d’affari): la maggior parte dei business traveller (ben due su tre) guarda con fiducia e interesse ai servizi di sharing economy e vorrebbe utilizzarli più spesso.
L’82% dichiara di apprezzarne i costi contenuti e il 78% la sicurezza, mentre l’84% afferma che questi servizi contribuiscono a rendere più piacevole l’esperienza di viaggio. Tra i Paesi presi in esame sono quelli emergenti, come Cina e India, ad avere una maggiore propensione per la condivisione. In Europa, invece, si registrano notevoli differenze da una nazione all’altra. Spiccano i viaggiatori italiani, con l’82% che si dichiara interessato a una maggiore integrazione della sharing economy nelle travel policy.
Se però passiamo ad analizzare il punto di vista delle aziende, gli entusiasmi si raffreddano. Le imprese, infatti, si rendono conto dei vantaggi offerti da questo tipo di servizi (praticità della prenotazione attraverso smartphone e tablet, “invisibilità del pagamento”, che libera i viaggiatori dal dover pagare al momento), ma temono i possibili rischi a cui il viaggiatore può andare incontro: spesso le coperture assicurative sottoscritte non coprono questa tipologia di servizi o chi li fornisce raramente possiede licenze, il che espone i viaggiatori a potenziali pericoli e crea problematiche di compliance con le policy aziendali. Un’ulteriore complicazione è costituita dalla difficile gestione dei report di viaggio e delle note spese generate dall’utilizzo di questi servizi, che raramente sono compatibili con i processi digitali utilizzati dalle aziende. Il ricorso a fornitori diversi da quelli abituali potrebbe inoltre rendere più difficile la messa in atto di economie di scala.
Oggi, quindi, circa il 49% delle aziende mondiali nega ai dipendenti l’utilizzo di servizi di sharing economy. Il 27% ne sta valutando l’adozione, mentre il 38% ne consente l’uso. Anche in questo caso, nei mercati emergenti come Cina e India la possibilità di fare ricorso a servizi di sharing economy è piuttosto diffusa (il 63% delle aziende la contempla), mentre nei mercati più maturi si ha un’incidenza molto minore. In Italia la percentuale di aziende favorevoli è del 38%, controtendenza rispetto al resto del vecchio Continente.