Una ricerca svolta da HRS a un anno dall’introduzione di più restrittive politiche di cancellazione hotel delle prenotazioni da parte delle aziende, mostra che i business traveller non hanno cambiato il proprio comportamento, con la conseguenza che le imprese hanno registrato un aumento del 4% dei costi di prenotazione.
I dati resi noti dall’azienda che in tutto il mondo fornisce consulenze in campo alberghiero ai travel manager – offrendo tariffe negoziate ad hoc e, in generale, semplificando il settore dei viaggi d’affari partendo da 35 uffici sparsi per il mondo – sono emblematici: in un anno il numero di cancellazioni è cresciuto dello 0,9%, con un aggravio di spesa del 3,8% da parte delle aziende.
Cancellazione hotel: la parola d’ordine è flessbilità delle tariffe, per non avere extra costi
La conseguenza? In questo periodo, le negoziazioni delle tariffe alberghiere per il 2019 stanno dando priorità verso la cancellazione flessibile, ossia secondo le esigenze dei business traveler che quando viaggiano preferiscono non avere i vincoli – in aereo o in hotel – di tariffe fisse (leggi quanto le tariffe alberghiere siano in aumento in Italia) .
In questa ricerca, HRS ha analizzato il comportamento di prenotazione dei suoi più grandi clienti corporate residenti in varie parti del mondo e soffermandosi in particolare sulla cancellazione hotel, stimandone i nuovi costi aggiuntivi, visto che le catene alberghiere più grandi avevano esteso il periodo di “cancellation penalty fee” che era passato da 24 a 48 ore prima dell’arrivo. Anche per questo motivo, su 100 travel manager interpellati da HRS un terzo ha affermato di voler puntare a negoziare speciali condizioni per evitare proprio queste fastidiose penali (leggi come HRS sia uno specialista verticale sul BT).
Ricerca del New York Times: negli Usa sono in aumento le resort fees
Da HRS al New York Times: un’inchiesta del principale quotidiano made in Usa ha mostrato che anche negli hotel di oltre Atlantico sono in aumento le “Resort fees“, ossia le penali da cancellazione hotel. Lo studio, rivolto agli alberghi situati nei downtown delle principali città, mostra che tali extra sono aumentati fra il 2 e l’8% negli ultimi 12 mesi. Percentuali che hanno permesso di generare complessivamente 110 milioni di dollari di ricavi nel solo 2018, con buona probabilità che tali cancellazioni siano arrivate da business traveller.
E il 2019 dovrebbe portare a un aumenti di tali fee, attualmente comprese tra i 20 e i 40 dollari. Uno studio della School of Professional Studies “Jonathan M. Tisch” Center for Hospitality and Tourism dell’Università della Grande Mela ha mostrato che se dal 2014 al 2017 il totale delle fee è passato da 2,35 a 2,7 miliardi di dollari (+4%) nel 2018 gli hotel statunitensi (non solo quelli dei downtown, quindi) registreranno entrate sotto forma di fee di circa 2,93 miliardi, con un aumento dell’8,5% rispetto allo scorso anno.
“Nell’attuale stagione di hotel sourcing, sappiamo bene che il ridimensionamento delle commissioni e le politiche di cancellazione flessibili sono un must per ogni travel manager. Politiche di cancellazione più severe stanno costando agli hotel programme aziendali quasi il 4% in più, rendendo le condizioni flessibili ancor più rilevanti,” ha affermato Marco D’Ilario, vice president Sourcing Solutions di HRS. “L’anno scorso HRS ha mantenuto cancellazioni nel giorno d’arrivo nel 95% degli accordi che abbiamo finanlizzato per le aziende. Facendo leva sui volumi e coinvolgendo l’intero marketplace – inclusi global chain, catene locali e hotel indipendenti e catene regionali – aiutiamo le aziende a ridurre l’incidenza di queste fee”.