Opportunità o problema? Probabilmente sulla sharing economy, ovvero la condivisione di prodotti e servizi nell’ambito del BtoC, i travel manager e le aziende sono ancora dubbiosi.
Sì perché, se da un lato i viaggiatori spingono per l’adozione di Uber (leggi il nostro articolo: “Assedio a Uber. Dopo i guai giudiziari, anche l’attacco di Google e Lyft), Airbnb e simili (è uno dei tanti effetti della cosiddetta “consumerizzazione”, cioè la tendenza a usare per lavoro gli stessi tool e siti che utilizziamo a casa), dall’altro le imprese si chiedono quanto questi strumenti siano sicuri e integrabili nelle procedure aziendali.
A Univ’AirPlus 2017 si è parlato di Sharing Economy
Se ne è parlato ieri a Milano durante Univ’AirPlus 2017: l’evento, organizzato da AirPlus International, si intitolava infatti: “La sharing economy, un’opzione per il business travel”.
In apertura Diane Laschet, amministratore delegato di AirPlus, ha fornito alcuni dati che illustrano come, al momento, la sharing economy riguardi soprattutto il mondo leisure: “Oggi il 66% dei business traveller nel mondo (e il 67% in Italia) vorrebbe poter usare questi servizi quando è in trasferta. Più del 50%, però, afferma che la sua azienda non ne consente l’uso”. Un dato che non stupisce perché gli aspetti che le aziende devono prendere in considerazione prima di dare il via libera alla sharing economy “sono molteplici e riguardano la sicurezza, la compliance, l’integrazione con i sistemi aziendali e il controllo”.
Altri dati sono stati citati da Alberto Vita, direttore di Mission, MissionFleet e Missionline, che ha spiegato come, a detta di Price Waterhouse Cooper, attualmente il mercato della sharing economy vale 28-30 miliardi di euro. Si prevede, però, che entro il 2025 le sue transazioni saliranno addirittura a 570 miliardi. E riguarderanno sempre più il mondo corporate.
A sostenere entusiasticamente i vantaggi della sharing economy è stato Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di Strategia della University School of Management Bocconi. “L’economia collaborativa offre al business travel molto più del semplice risparmio di costi: è vero che comporta per le aziende una sfida organizzativa, ma rispetto ai fornitori tradizionali permette un’esperienza di viaggio più gratificante e personalizzata”.
La parola ai protagonisti della sharing economy
Intanto, i player della sharing economy puntano in maniera decisa al mondo corporate, come dimostra la testimonianza dei manager di Airbnb, che conta oggi ben 150 milioni di prenotazioni all’anno in 65mila città e 190 Paesi. “I millenials, sempre più numerosi all’interno delle aziende, privilegiano l’esperienza offerta da un bene o un servizio rispetto al suo possesso. Si tratta di un atteggiamento con cui le aziende – e i travel manager – sono chiamati a fare i conti” ha affermato il country manager, Matteo Stifanelli. E il business trvel manager, Simone Cuomo, ha illustrato Business Travel Ready, il nuovo prodotto che Airbnb ha sviluppato appositamente per il settore dei viaggi d’affari: “Proponiamo alloggi con alcuni requisiti business (ad esempio la presenza del wi-fi e di una postazione per lavorare, ndr), oltre a una dashboard che consente di localizzare agevolmente i dipendenti e di esportare dati in diversi formati”. E i viaggiatori d’affari apprezzano il confort di soggiornare in una casa anziché in un hotel, entrando maggiormente in contatto con la popolazione locale.
Taglio business anche per i servizi della società di car sharing Car2Go, che “consente risparmi fino al 70% rispetto ai taxi, senza costi fissi per l’azienda” spiega il National Key Account Manager Giovanni Maistrello.
Cosa ne pensano i travel manager
Il percorso di Univ’AirPlus è continuato con i casi di Subito, NTT Data e Angelini, che hanno raccontato le loro esperienze, diverse tra loro quanto le rispettive realtà aziendali: una piattaforma online, una multinazionale IT e un grande gruppo farmaceutico. In questo contesto è emersa comunque forte la necessità per le aziende coinvolte di disporre di strumenti che consentano loro di gestire in modo agevole i processi amministrativi di rendicontazione e di pagamento dei viaggi.
Certo, quando si parla di sharing economy non ci si può non interrogare sul tema della sicurezza. A tal proposito Charline Geline, Regional Security Manager di International SOS, ha consigliato un approccio “differenziato a seconda del servizio, del tipo di dipendente, del luogo in cui il dipendente viaggia. Questo vale sia per i trasporti sia per i pernottamenti”. A questo scopo è fondamentale che i travel e security manager siano adeguatamente informati sulle destinazioni delle trasferte e che comunichino queste informazioni al personale viaggiante.