Come sono messi gli spesso chiacchierati aeroporti italiani, nel 2024? Il primo dato da rilevare è che da noi, o meglio dai nostri aeroporti, passano quasi duecento milioni di passeggeri l’anno, tra arrivi e partenze.
Il volume d’affari generato pesa il 3,8% del Pil (Nomisma) attualmente e gli ancor più chiacchierati incentivi (perché vanno anche alle discusse low-cost che operano in alcuni aeroporti) nel 2022 sono stati oltre 335 milioni di euro.
Chiuso quindi il capitolo “crisi numerica da pandemia” il trend è moderatamente crescente, al netto di alcune vicende gestionali tricolori che lasciano “perturbazione nei cieli” sopra alcuni dei principali scali del Bel Paese. Proprio dalle associazioni di categoria, arrivano solleciti al governo Meloni, per ridurre le tasse sui biglietti arei (che altrove invece crescono, come in Inghilterra) mentre si attende il nuovo Piano nazionale aeroporti.
Quanto “guadagnano” i comuni degli aeroporti
A oggi, l’addizionale comunale sui biglietti aerei si stima pesi circa 650 milioni di euro l’anno. Una tassa di importo variabile e spesso oggetto di polemiche. Si paga da 6,50 euro fino a 9 euro per biglietto (tranne che a Trieste, dove non si paga).
Per una scelta che in teoria serve a compensare i comuni del disturbo di un aeroporto (vedasi le immissioni, non solo acustiche) ma nella sostanza, vede poi la cifra che viene suddivisa anche tra Inps (per la maggior parte) e Fondo trasporto aereo, lasciando ai comuni una piccola percentuale. Vedremo se e come potrà variare questa imposta e secondo quali logiche.
Voli cargo
Un tema spesso meno noto, popolarmente, è quello dei voli cargo: secondo le associazioni ci sono margini ampi. Lo scorso anno sono “volate” nei nostri aeroporti 1,09 milioni di tonnellate di merci, con Malpensa che pesa il 65%. Le stime dicono che addirittura 300mila tonnellate di merci potrebbero volare invece che transitare su camion.