Emirates, Etihad e Qatar Airways sono stati i disrupter del mondo aviation lungo raggio di inizio secolo, così come è successo con le low cost per il breve raggio. Le tre Big del Golfo, ovvero Emirates, di Dubai, Etihad Airways, di Abu Dhabi, e Qatar Airways, dell’omonimo paese, che hanno quadruplicato i loro passeggeri praticamente ogni anno grazie a basse tariffe, servizi premium e posizione strategica tra Europa e Oriente, con hub efficienti e paesi che hanno spinto per stopover gratuiti, ma che ora, scrive il Financial Times in un interessantissimo articolo comparativo sui tre vettori (clicca qui, sito a pagamento), mostrano un po’ la corda. Causa terrorismo, il calo del prezzo del petrolio che ha diminuito la domanda di viaggi per la zona del Golfo, dove sono sempre più forti le tensioni politiche, e una forte concorrenza si a ad Est che ad Ovest.
Aviation nel Golfo Persico: le tre big Emirates, Etihad e Qatar Airways frenano
Le superconnector, come si fanno chiamare le tre big del Golfo, ovvero Emirates, Etihad e Qatar Airways, frenano, presentando conti in calo:
- Emirates: ha accusato un meno 82% nei profitti nel 2016-17, il primo calo negli ultimi cinque anni. La crescita di posti offerti quest’anno è stata di solo il 2%, contro una media dell’11% nei cinque anni precedenti.
- Etihad Airways: nel 2016 ha perso 1,9 miliardi di dollari, anche a causa della fallimentare strategia di investimenti nelle compagnie europee (in Alitalia, Darwin Airlines e in Air Berlin, tutte in perdita, con la sola nota positiva di Air Serbia. Leggi qui il nostro articolo sugli investimenti europei del vettore). La crescita dei posti in partenza da Abu Dhabi quest’anno è stato del 3%, contro una media del 14,6% nel quinquiennio 2012-16
- Qatar Airways: per l’embargo che diversi paesi del blocco sunnita hanno lanciato contro il Qatar (leggi qui), il vettore del piccolo paese del Golfo ha dovuto chiudere 18 destinazioni in Bahrain, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, con un taglio di un quinto della sua capacità. Nel 2017 il calo dell’offerta è sino al momento dell’1% dal suo hub di Doha, da dove era cresciuta del 16,2% tra il 2012 e il 2016.
La concorrenza sulle rotte più redditizie si è naturalmente alzata, per Emirates, Etihad e Qatar Airways, che hanno il medesimo modello di business, basato sul modello hub and spoke, ma con uno scalo situato in un’area ad oggi piuttosto turbolente. “I tre superconnector sono stati colpiti da una grave turbolenza per la prima volta. Per 10-15 anni sono andati di corsa, resistendo a un mucchio di problemi, ma adesso soffrono anche loro. L’impatto di questa instabilità colpisce direttamente i guadagni. I profitti di tutte le compagnie aeree del Medio Oriente sono più che dimezzate, da 1,1 miliardi di dollari nel 2016 a 400 milioni di dollari quest’anno, secondo Iata, l’associazione commerciale globale delle compagnie aeree. I vettori della regione guadagneranno una media di 1,78 dollari per passeggero nel 2017, contro una media globale di 7,69 dollari”, dice a FT Andrew Charlton, Aviaton analyst di Ginevra.
Le tre compagnie devono quindi affrontare la concorrenza delle low cost lungo raggio come Norwegian Air Shuttle o Scoot di Singapore, ma anche con le compagnie cinesi in grande crescita, visto che sono legate a un business model che si basa sui voli in connessione, come ricorda John Grant di Oag: “Una scarsa domanda sul mercato locale, in particolare per Qatar e Etihad, evidenzia un rischio reale nella loro struttura del traffico e delle aziende”. Anche per questo Emirates si è fuso con la compagnia aerea a basso costo Flydubai, che vedrà le due compagnie aeree allineare sistemi e operazioni sul loro hub di Dubai. E continuano le voci di una fusione con Etihad. Intanto i concorrenti europei e americani non smettono di fare loro guerra. Le europee sostengono di sfruttare un modello di sovvenzione statale per rubare quote di mercato a lungo raggio, mentre le compagnie americane hanno avviato una campagna contro la presunta e ingiusta concorrenza a causa delle sovvenzioni chiedendo al loro governo di rompere gli accordi con Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. Intanto i loro vettori chiudono gli accordi di code share con le tre big del Golfo. Sarà declino?