Alla luce del Dpcm del 2 marzo 2021, non cambia molto per il business travel. Ma meglio approfondire. Il decreto firmato da Mario Draghi vale dal 6 marzo al 6 aprile 2021 e conferma, fino al 27 marzo, il divieto già in vigore di spostarsi tra regioni o province autonome diverse.
Con l’eccezione degli spostamenti dovuti a motivi di lavoro, salute o necessità, come di consueto per tutti i Dpcm emanati per contrastare la diffusione dei contagi da Coronavirus.
«La norma mantiene l’impianto del precedente Decreto (del 23 febbraio, ndr) aggiornando gli articoli – argomenta Roberto Masi, consulente di travel security management tra i panelist di Missionforum.it -: la lista dei Paesi indicata nell’allegato 20 è rimasta la stessa, così come gli adempimenti. Rimangono in vigore le particolari norme per le trasferte trasferte in Austria e in Brasile, Gran Bretagna e Irlanda del Nord».
Trasferte in Brasile e in Austria: ricordiamo le norme
Ricordiamo che per il Brasile, l’ingresso in Italia è consentito solo a coloro che hanno la residenza anagrafica e secondo i alcuni obblighi.
Tra essi l’esito negativo di un tampone molecolare o antigenico effettuato nelle 72 ore precedenti l’ingresso in Italia (e non rispetto la partenza del volo). Un secondo esito negativo di un altro tampone molecolare o antigenico effettuato al momento dell’ingresso. Dunque, direttamente in aeroporto in caso di arrivo con volo diretto dal Brasile oppure entro 48 ore dall’ingresso in Italia. Per concludere, un terzo esame al termine del periodo di isolamento fiduciario di cui vi diciamo più avanti.
Queste norme sono stabilite dalla circolare del 13 febbraio del ministero della Salute e sono confermate in validità con il Dpcm 2 marzo.
Per chi rientra dall’Austria sono obbligatori i due tamponi: alla partenza e all’arrivo, in questo caso per entrambi entro 48 ore prima dell’ingresso nel Belpaese.
Infine, per i viaggiatori provenienti da ambedue i Paesi vige l’obbligo di segnalarsi all’Asl di competenza territoriale e di quarantena per 14 giorni. Indipendentemente dall’esito del tampone e fatta eccezione per il personale viaggiante (staff di compagnie aeree).
In particolare, le norme non si applicano a chi transita in Austria per meno di 12 ore. Attenzione: «Ci sono altre esenzioni per l’Austra, tuttavia non sono applicabili a specifiche esigenze di lavoro e non escludono mai l’obbligo del tampone nelle 48 ore antecedenti l’ingresso».
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Dpcm 2 marzo: per le trasferte maggiori di 120 ore
Torniamo al Dpcm 2 marzo: viene mantenuto l’obbligo di effettuare un tampone all’estero prima di rientrare in Italia per le trasferte maggiori di 120 ore nei Paesi del cluster C dell’allegato 20. Tra loro la Francia, la Germania, Malta, la Spagna e il Principato di Monaco, per citarne solo alcuni.
Un must che l’esperto ritiene incongruo in quanto «un tampone all’estero, in verità chiesto anche da alcune compagnie aeree e da diversi Paesi all’atto dell’ingresso sul loro territorio nazionale, potrebbe essere positivo e quindi obbligare i dipendenti dell’azienda a trascorrere la quarantena nella destinazione con gravi disagi e costi aggiuntivi».
Business travel ai tempi del Covid: differenza tra ore e giorni per l’obbligo di tampone
Infine, come oggi durante il panel sulla sicurezza nel travel durante Missionforum.it, Roberto Masi mette sull’avviso circa la differenza che intercorre tra il termine espresso in ore e quello in giorni, richiesto per effettuare i tamponi prima dell’imbarco.
Argomenta: «Attenzione perché 72 ore non sono sempre equivalenti a tre giorni. Se il termine del dies a quo espresso in ore è tassativo, quello di tre giorni espresso in giornate del calendario è più ampio: se mi imbarco per gli Stati Uniti il giovedì pomeriggio, posso fare il tampone il lunedì mattina con una finestra temporale più ampia».
Conclude: «Attenzione in ultimo anche al dies a quem: in taluni casi, infatti, tale termine scade al momento dell’imbarco (viaggio escluso, quindi), in altri invece al momento dell’ingresso nel territorio nazionale».
Farmacia di viaggio: come cambia
Durante Missionforum.it di oggi si è parlato anche di kit di viaggio di cui i travel manager dotano i colleghi in partenza. Oltre a mascherine e igienizzante, emerge che la farmacia di viaggio si è adeguata ai nuovi rischi scaturiti dalla pandemia. E ciò accade «anche in relazione al Paese di destinazione e quindi alla facilità di reperire farmaci particolari».
La farmacia di viaggio deve essere adeguata ai nuovi rischi epidemici.
Secondo Masi, un efficace “kit Covid19” dovrebbe prevedere termometro, ossimetro, Tachipirina 1000, antinfiammatori (Aspirina e/o Ibuprofene 600 mg), Deltacortene 25 mg, antibiotico Azitromicina, fino alle punture di eparina. Naturalmente, i farmaci devono essere presi solo previa indicazione medica. E il tutto deve essere sempre concordato prima con il medico competente.