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Decreto caro-voli 2023: niente limite tariffa

Desta commenti e critiche, il nuovo decreto caro-voli 2023. O meglio, dopo le indiscrezioni sulla bozza del “DL Asset e Investimenti” circolata in estate, con misure sui prezzi dei biglietti aerei, le associazioni IBAR (Italian Board of Airlines Representatives) e Assaereo (Associazione Nazionale Vettori e Operatori del Trasporto Aereo), esprimono perplessità.

Le associazioni ritengono che non ci sono i presupposti per la decretazione d’urgenza, con i picchi di domanda per la stagione estiva già superati. Inoltre, lamentano le associazioni, manca un preventivo confronto con i vettori rappresentati, per avere soluzioni meno punitive per il settore.

In secondo luogo le previsioni del decreto-legge parrebbero, se confermate, in contrasto con le normative europee di settore (art.22 del Regolamento CE 1008/2008) che danno ai vettori dell’Unione scelta di rotta su cui operare e di tariffe. Calmierare il costo dei biglietti aerei, ricordano, è consentito attraverso l’imposizione di oneri di servizio pubblico qualora ricorrano i presupposti (art. 16 del Regolamento).

Il caro voli visto dalle Associazioni

L’industria del trasporto aereo opera in un mercato libero e deregolamentato, come definito nel “Terzo pacchetto di misure di liberalizzazione dei Trasporti Aerei” 1992 e riorganizzato con il Regolamento CE 1008/2008

Le associazioni quindi ricordano come secondo loro i tentativi di limitare le libertà del settore e la concorrenza, potrebbero generare impatti a danno della libera circolazione dei cittadini, dell’occupazione e dell’indotto. Auspicano quindi che le disposizioni ipotizzate possano essere rivalutate, per individuarne di rispettose nell’interesse alla mobilità dei cittadini italiani. Con gli interessi anche dei vettori aerei, che investono risorse e mezzi nel mercato.

Le compagnie low cost, con Aicalf, temono un “pericoloso precedente a un settore la cui liberalizzazione ha portato in benefici enormi ai cittadini”. Assoutenti interviene invece per risolvere meglio il problema del caro-voli, visto che il Decreto interesserà solo voli nazionali con le isole e solo per aumenti superiori al 200% “tagliando fuori le altre tratte”.

Cosa prevede il decreto caro-voli

Ma perché il Governo è criticato sui limiti alle tariffe aeree, soprattutto per le isole italiane? Il Decreto vieta sulla carta le tariffe dinamiche quando sono applicate su rotte nazionali con le isole, nei periodi di picco domanda stagionale, o durante uno stato di emergenza, qualora il prezzo dei biglietti sia del 200% sopra la tariffa media.

Inoltre, sempre per collegamenti con le isole o durante situazioni di emergenza, si vuole vietare la profilazione (web o di dispositivo) dell’utente, quando permette aumento di tariffa. Spetta quindi all’amministrazione definire il livello tariffario massimo per i voli, se si corre il rischio che le dinamiche possano produrre sensibili rialzi.

Aggiornamento settembre, via il tetto ai prezzi

Alla fine, dopo le polemiche con Ryanair, arriva un emendamento del governo che accontenta alcune compagnie e non viene fissato, il discusso prezzo massimo. Anche per evitare contestazioni della Commissione Ue.

Il DL Caro voli si basa su un «coordinamento algoritmico» invece di vietare la fissazione dinamica delle tariffe (200% del costo medio).

La nuova norma in approvazione, quindi, sul caro voli, conferirà all’Antitrust poteri di verifica dell’eventuale iniquità del prezzo. Il tutto in base ai principi di abuso di posizione dominante e di intesa restrittiva della concorrenza. Tra gli indizi ovviamente le condotte sulle rotte per le isole, il periodo di picco stagionale e i prezzi superiori del 200% su tariffa media.

L’emendamento vieta comunque le procedure automatizzate di determinazione delle tariffe basate su attività di profilazione web o sulla tipologia dei dispositivi elettronici usati nelle prenotazioni. Quando comporta un pregiudizio al comportamento economico dell’utente.

Nuova Cassa e contributo Lavoratori Alitalia

Sempre nel nuovo “decreto voli” 2023, si proroga la Cigs dell’ex-Alitalia, fino al 31 ottobre 2024. Con limite mensile di 2.500 euro e perdita del diritto alla maturazione di quello alla pensione di vecchiaia.

Per il reimpiego dei lavoratori Alitalia, in caso di assunzione fino a ottobre 2024, ci sono 36 mesi di esonero totale dai contributi previdenziali (fino a seimila euro).

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