Stando ai dati forniti dalle principali travel management company nonché dalle principali rilevazioni statistiche, il 70% delle spese di viaggio delle aziende italiane è generato dai voli aerei, seguiti dall’hôtellerie e in misura assai più ridotta dalla biglietteria ferroviaria e dagli autonoleggi. Non ci sono dati disponibili sull’impatto delle altre spese che i dipendenti affrontano nel corso delle trasferte: prime fra tutte, le corse in taxi. Si tratta, evidentemente, di una voce che ha un’incidenza modesta sui volumi di spesa, tanto che molte imprese lasciano alla discrezione del dipendente la scelta del mezzo di trasporto cittadino più consono alle sue esigenze, limitandosi a imporgli di allegare alla nota spese le ricevute delle corse e i biglietti degli autobus come giustificativi. Negli ultimi anni, però, l’esigenza sempre più pressante di contenere le spese ha indotto numerose aziende apresidiare anche quest’area, inserendo nella travel policy linee guida che disincentivano l’uso dei taxi ed esortano, invece, all’utilizzo di mezzi meno dispendiosi, come i tram e le metropolitane. «La travel policy della nostra azienda – testimonia la responsabile dei servizi generali di una multinazionale americana – si pone come obiettivo principale quello di ottimizzare i costi, con un occhio di riguardo all’ambiente. L’auto aziendale e il treno sono consigliati per i tragitti inferiori ai 400 chilometri mentre l’utilizzo dei mezzi pubblici è visto con grande favore soprattutto come strumento di tutela ambientale, sempre che non comprometta lo svolgimento della regolare attività lavorativa».
Per ottenere i massimi risparmi, i travel manager valutano anche soluzioni alternative ai taxi. «Ai nostri dipendenti viene chiesto di utilizzare il servizio di taxi esclusivamente in città – afferma il travel manager di una grande multinazionale con sede in Italia -. Per i trasporti extra-urbani (ad esempio, i tragitti per raggiungere gli aeroporti), invece, abbiamo stretto accordi con alcune società che propongono il servizio di noleggio auto con conducente. In questo modo siamo riusciti a ridurre una voce di spesa che, pur essendo modesta se paragonata alle spese alberghiere o ai voli aerei, incide comunque per circa il 3% sui nostri costi di trasferta. Ci sarebbe piaciuto stipulare convenzioni anche con le società di trasporti pubblici, ma la gamma di offerte per il segmento corporate è quasi inesistente».
I servizi di noleggio con autista, offerti da numerose società in tutta Italia, oggi hanno un prezzo in linea o di poco superiore a quello dei taxi, ma rispetto a questi ultimi offrono una serie di vantaggi aggiuntivi: il viaggiatore, infatti, trova il veicolo ad attenderlo all’ora e nel luogo concordato, senza attese, stress o rischio di arrivare tardi agli appuntamenti. Inoltre, la tariffa non è determinata dal tassametro ma è definita in precedenza, quindi non si verificano sgradite sorprese al momento di pagare la corsa. Infine, l’azienda ha la possibilità di negoziare un pacchetto di trasferimenti a tariffe preferenziali e di ricevere un’unica fattura mensile, con gli importi suddivisi per centro di costo o reparto, al posto di decine di ricevute di taxi senza alcuna validità fiscale. In questo modo, si semplifica notevolmente il lavoro degli uffici amministrativi.
Taxi troppo cari
Ma quanto costano i taxi in Italia? Troppo, almeno secondo le associazioni dei consumatori. L’Adoc, ad esempio, di recente ha messo a confronto il costo di una corsa in taxi dall’aeroporto al centro cittadino nelle principali città italiane ed europee. È emerso che il costo medio in Italia è di 45,62 euro, ovvero il 62,2% in più rispetto alla media delle metropoli europee (28,12 euro). Una corsa da Torino Caselle costa circa 37,50 euro, che salgono a 42,50 da Roma Fiumicino e addirittura a 80 da Milano Malpensa (vedi tabelle 1 e 2 in formato Pdf).
Oltre a essere cari, i taxi non propongono un servizio adeguato alle esigenze dei consumatori. Una ricerca condotta da Altroconsumo in dieci città italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino) ha rivelato che nei parcheggi dei principali aeroporti e stazioni i tempi di attesa prima di trovare una macchina disponibile possono superare addirittura un’ora e 20 minuti. Inoltre, il 30% dei tassisti non espone in modo chiaramente visibile il tariffario o il tassametro.
Mezzi pubblici: risparmio di costi, ma anche di CO2
Ovviamente, i costi si riducono drasticamente con i mezzi pubblici. Le tariffe urbane vanno dagli 0,80 euro di Bari agli 1,20 euro di Firenze e Genova, con una durata del biglietto che oscilla tra i 60 minuti di Bologna e Napoli, ai 75 di Milano, Roma e Bari, ai 120 di Palermo. Le società di gestione dei trasporti pubblici, inoltre, propongono biglietti giornalieri, con prezzi che variano da 1,80 a 3,50 euro e che talvolta includono i ticket per le navette che collegano il centro con gli scali con i centri cittadini. A questa offerta si aggiunge, poi, un’ampia gamma di carnet e abbonamenti settimanali (vedi tabella 4 in formato Pdf).
I mezzi pubblici, però, non sono solo meno cari, ma anche più ecologici. Il business travel, infatti, è attualmente considerato una delle principali cause di emissione nell’atmosfera di anidride carbonica, responsabile dell’effetto serra e degli sconvolgimenti climatici che affliggono il pianeta. Per ridurre l’impatto sull’ambiente, i fornitori di servizi di viaggio e le aziende sono chiamati adadottare programmi di compensazione, che prevedono che le emissioni di CO2 vengano bilanciate dal pagamento di somme destinate a progetti “ecologici”. Inoltre, dovrebbero cercare di incidere sulle abitudini del personale viaggiante, inserendo nelle travel policy suggerimenti per rendere le trasferte meno inquinanti. Da anni l’Unione Europea promuove l’uso di tram e autobus per favorire la sostenibilità delle città, sottolineando che ogni chilometro non percorso in macchina riduce le emissioni di anidride carbonica di circa 145 grammi, a tutto vantaggio dell’ambiente.
Ciò è ancora più vero se le amministrazioni comunali si adoperano per adottare mezzi di trasporto più moderni, progettati con tecnologie ecocompatibili. Un esempio di comportamento virtuoso, ad esempio, è quello della città di Lille, nella Francia settentrionale, che sta ultimando un impianto destinato a trasformare i rifiuti in biogas per alimentare gli autobus cittadini. In Italia, merita un cenno il Comune di Roma, che ha proposto un progetto per sostituire con il biodiesel (carburante ecologico che si estrae dalle piante oleose) il 20% del combustibile usato per i mezzi pubblici. L’importanza degli “ecotrasporti” è sottolineata anche sul sito dell’Atac, la società che gestisce i mezzi pubblici della capitale (www.atac.roma.it): accanto a ogni percorso di autobus e metropolitane viene indicata la quantità di anidride carbonica risparmiata. Il calcolo si basa sulla media delle vetture circolanti nella capitale nell’arco della giornata.
Anche l’Atc, Trasporti Pubblici Bologna, ha affrontato le problematiche connesse alla salvaguardia del territorio certificando il proprio sistema di gestione secondo la normativa Uni En Iso 14001. Il progetto prevede, tra l’altro, azioni di sensibilizzazione dei propri dipendenti e fornitori sui temi ambientali e la riduzione delle fonti di inquinamento attraverso l’uso di tecnologie e carburanti più ecologici.
testo di Arianna De Nittis, Mission n.7, novembre-dicembre 2007