Il Coronavirus manda KO un intero sistema tra autonoleggio, viaggi, fiere. Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, lancia un allarme preoccupante, dati alla mano: la contrazione generalizzata del business risulta fino all’80%. Una situazione che mette a rischio la sopravvivenza di alcuni operatori di car rental in Italia.
Il trend è direttamente collegato alle criticità in cui è piombata tutta la filiera dei viaggi, dopo che l’allarme generalizzato sul Coronavirus ha fermato le prenotazioni e le trasferte d’affari. E’ di stamattina una nota di Confturismo-Confcommercio che stima perdite per 7,4 miliardi di spesa nel periodo 1° marzo -31 maggio.
Il clima di allarme generalizzato ha bloccato gli spostamenti turistici e per lavoro nel nostro Paese. Con disdette per buona parte delle prenotazioni per il break pasquale. Pesanti ripercussioni in vista anche per le flotte aziendali e per il noleggio dei veicoli, che ogni anno immatricola il 25% delle auto nuove.
Si sottolinea il fatto che in questo calcolo non è conteggiata la perdita dei viaggi organizzati verso l’estero. E nemmeno la componente di business travel in outgoing «quindi è evidente che i danni non sono meno di questi», chiosa l’associazione dei noleggiatori.
Aniasa ha incontrato la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, insieme alle principali associazioni della logistica e del trasporto.
Argomenta il presidente Massimiliano Archiapatti: «In questi primi 10 giorni di emergenza, le attività di noleggio a breve termine, perno dell’offerta turistica del nostro Paese, sono rimaste ferme al palo. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il settore ha registrato a livello nazionale una contrazione di noleggi fino al 80%».
[Approfondisci sul business continuity plan, un tema caldo in questo contesto]
Coronavirus manda KO l’industria dei viaggi. In un colpo solo
Continua Archiapatti, che è anche Ad di Hertz Italia: «Il clima generalizzato di panico, indotto anche da una comunicazione spesso eccessivamente allarmistica, ha provocato una sostanziale paralisi degli spostamenti per lavoro e turismo nel nostro Paese. Ciò che preoccupa le nostre aziende, ma più in generale l’intera filiera turistica sono le numerose disdette, arrivate dall’estero e dall’Italia, delle prenotazioni per le festività pasquali ormai definitivamente compromesse. Il persistere dell’attuale situazione renderà la stagione disastrosa».
Gli interventi di sostegno richiesti sono, dunque, a livello nazionale e non solo nelle zone colpite dal Coronavirus.
L’autonoleggio impiega 20mila addetti e ogni anno immatricola 461mila vetture (il 25% del totale), gestendo quotidianamente la mobilità di oltre 1 milione e 200mila veicoli.
«L’emergenza presto si farà sentire anche sul noleggio a lungo termine (oltre 1 milione di veicoli in circolazione in Italia), con le aziende clienti costrette a tagliare anche gli investimenti sulle flotte e ad allungare ulteriormente le durate dei contratti in essere, in attesa di tempi migliori», conclude l’alert di Aniasa.
L’Appello di Patané-Confturismo: fermare l’isterismo
I nuovi calcoli di Confturismo-Confcommercio alla luce dell’evoluzione dell’ultima settimana nella quale si sono allargati, non solo i confini geografici, ma anche il perimetro di misurazione degli effetti di spesa, vedono crollare di oltre 31,6 milioni le presenze di viaggiatori italiani e stranieri nelle strutture ricettive del Belpaese.
Per il presidente Luca Patané è urgente ridimensionare l’allarmismo.
«La situazione è drammatica per tutto il comparto – commenta – Purtroppo stiamo pagando le conseguenze di una comunicazione mediatica molto più letale del virus, anzi il peggior virus è l’isteria. Grazie alla quale siamo considerati come degli untori, dunque temuti e tenuti lontano. Quindi dobbiamo eliminare questo atteggiamento dal sistema, ricostruendo da subito un messaggio rassicurante e veritiero dello stato delle cose in Italia».
Conclude: «Occorre prendere provvedimenti forti per immettere liquidità, dando un po’ di ossigeno alle imprese del settore, ma è necessario anche intervenire a livello governativo per far terminare i blocchi all’ingresso degli italiani nei Paesi esteri e quelli dei flussi turistici degli stranieri verso l’Italia”.
[A questo link trovi tutto il feed di notizie sul Coronovirus tra business travel, automotive e Mice]
71 fiere riprogrammate, l’alta stagione compromessa
Anche il Mice, settore strettamente collegato alla travel industry come vi abbiamo scritto più volte su queste colonne (approfondisci qui), è duramente colpito dal Coronavirus. Il comparto fiere denuncia una settantina di appuntamenti sospesi o cancellati. (Vedi qui il calendario)
Giovanni Laezza, presidente di Aefi, l’associazione di categoria, commenta il contesto.
«Da un’indagine effettuata presso i nostri 36 associati, è emerso che sono 71 le manifestazioni posticipate. 28 sono a carattere internazionale e 43 nazionale, e 22 quelle cancellate. Queste sono concentrate principalmente in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Cioè le regioni maggiormente colpite dal virus e nelle quali ogni anno hanno luogo la maggior parte delle nostre fiere. Occorre inoltre considerare che febbraio, marzo e aprile sono mesi di alta stagione per il settore con una elevata concentrazione di eventi».
Ogni anno le fiere italiane coinvolgono circa 200mila espositori e accolgono 20 milioni di visitatori. Generano affari per 60 miliardi di euro e danno origine al 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano.
«Non dobbiamo dimenticare che per il 75,4% delle imprese italiane, le fiere rappresentano uno strumento indispensabile – a costi contenuti – per la promozione e la diffusione dei loro prodotti, sia sul mercato interno che all’estero, e per la crescita del business», aggiunge Laezza.
Le fiere hanno una valenza enorme anche per l’occupazione e per l’indotto generato sui territori. Da una ricerca del 2018 emerge, infatti, che 1 euro investito nelle fiere genera 2 euro di indotto diretto e 8 indiretto sulla destinazione ospitante.
Il Mibact riconosce la crisi a livello nazionale
A fine febbraio, al termine del tavolo con il Mibact, le associazioni dell’industria dei viaggi si erano dette soddisfatte dell’incontro con il ministro Dario Franceschini. Oltre all’estensione del perimetro del danno, nel corso dell’incontro era emersa l’assoluta importanza del settore per l’intero sistema Paese.
Infatti, l’economia del turismo è caratterizzata da un altissimo grado di trasversalità ed è capace di essere anticiclica nelle fasi negative.
«Per questo motivo attivare su scala nazionale, e non solo limitata alle cosiddette “zone rosse”, provvedimenti a supporto delle imprese e dei professionisti, consentendo in questo modo anche la salvaguardia dei livelli occupazionali, serve a tutelare non solo il comparto turistico, ma l’intera economia nazionale», spiegava una nota.
Approfondisci sui rimborsi per i biglietti di viaggio dopo il Decreto del CdM.