Il proliferare di grandi centri congressi sembra inarrestabile. Strutture nuove, e solo per citarne alcune, sono state inaugurate di recente a Stoccolma (lo Stockholm Waterfront Congress Centre, 3.000 posti in pieno centro città), a Copenhagen (il Tivoli Congress Centre, 4.000 posti con albergo da 1.300 camere ), a Dublino (un magnifico edificio in una zona tutta nuova, sul mare, con 8.000 posti), ma anche in Islanda (Harpa- Reykjavík Concert Hall and Conference Centre) e in Turchia (l’Ankara International Congress & Exhibition center con un auditorium da 3.000 posti). Per non parlare di ampliamenti e rimaneggiamenti che coinvolgono centri congressi già esistenti, da Helsinki (30 milioni di euro per una nuova sala da 7.000 posti presso L’Helsinki Exhibition and Convention Centre) ad Adelaide (350 milioni di dollari australiani), passando per la Spagna, la Francia, la Germania e ovviamente gli States, che rappresentano sempre la prima destinazione congressuale mondiale secondo le classifiche Icca (International Congress and Convention Association), con l’Italia scesa purtroppo dal quarto al sesto posto rispetto al 2010.
Ma, appunto, in Italia, come vanno le cose? Cosa si sta facendo per venire incontro a un mercato che, sempre più, soprattutto per gli eventi internazionali, chiede e apprezza le strutture di grandi dimensioni, moderne e tecnologiche? E come si “vende” un centro congressi all’estero? Quali sono le ricadute economiche? Ecco le risposte sulla scia di alcune importanti novità.
Da Milano a Roma passando per Rimini
No, non si tratta dell’itinerario di un turista straniero, ma della mappa delle nuove aperture più rilevanti. A Milano, qualche mese fa, è stato infatti inaugurato il nuovo MI.Co. A Rimini a metà ottobre c’è stata l’inaugurazione del Palacongressi, tanto attesa. A Roma, infine, ma solo tra un paio d’anni, aprirà l’ormai celeberrima Nuvola, progettata da Massimiliano Fuksas. Ma andiamo con ordine, iniziando da Milano.
Imponente e allo stesso tempo leggero all’esterno, è però all’interno che il MI.Co (tra l’altro la prima opera finanziata da privati già pronta oggi in vista dell’Expo 2015) dà il meglio di sé. La sala plenaria da 4.500 posti colpisce per le sue dimensioni, così come le aree espositive di supporto, i foyer e le 64 sale da 20 a 2.000 posti, cui si aggiunge un auditorium in grado di ospitare altre 1.500 persone, per 18mila posti totali che fanno di questa struttura il più grande centro congressi d’Europa. Ma il MI.Co non è solo “grande”, è anche un vero concentrato di tecnologia, come conferma Francesco Conci, direttore esecutivo di Fiera Milano Congressi: «Una tecnologia fatta di Internet Wi-fi e cablaggio in fibra ottica, certamente, ma anche concepita per far sentire a proprio agio gli ospiti. L’impianto d’aerazione, ad esempio: a volte non ci si rende conto dell’importanza di un buon ciclo dell’aria per il benessere psicofisico di chi sta seguendo una conferenza o un congresso. Non sono dettagli e fanno la differenza».
Come è stata l’accoglienza al nuovo Centro Congressi?
«Molto positiva, soprattutto da parte dei Pco (Professional congress organizer) e di tutti gli organizzatori che finalmente possono proporre Milano al livello delle grandi capitali europee».
Qual è il valore aggiunto del MI.Co?
«Due sostanzialmente: la prima una tariffazione a livelli europei con posizionamento a metà del range dei prezzi. Ma soprattutto il MI.Co è un caso unico al mondo di struttura progettata in base alle esigenze gestionali, e non viceversa».
Come vi proponete sul mercato dei congressi e delle grandi convention?
«Oltre ai sistemi tradizionali di promozione, mi piace ricordare il Milan Ambassador Programme, attivo dal 2007 per promuovere attivamente Milano come sede dei grandi congressi scientifici internazionali. Vi partecipano Comune e Provincia di Milano, Regione Lombardia e Gruppo Fiera Milano, ma anche il mondo medico, gli albergatori e il trasporto locale, veri ambasciatori la cui missione è promuovere la città come sede di congressi medici internazionali».
Italia a parte, su quali mercati siete attivi in prevalenza?
«Inghilterra, Francia, Benelux, Germania. Abbiamo fatto qualche esplorazione sulla Spagna, ma senza troppa convinzione: lì c’è il mare! Aperto invece il discorso rispetto a Nord e Sud America, India, Cina e Russia. Ma niente campagne in grande stile, i nostri contatti sono piuttosto one to one, selezioniamo una trentina di compratori e li invitiamo a Milano per qualche giorno, in modo che possano apprezzare, oltre al centro congressi, anche tutto il bello e il buono di Milano: la nostra è una grande città in grado di offrire tantissimo anche dal punto di vista del post-congress».
A proposito di territorio, cosa ne pensa di un ipotetico convention bureau a Milano?
«Di fatto è un ruolo che svolgiamo noi fungendo da collettore per tutta la filiera, ponendoci come tramite con gli alberghi e i fornitori di servizi».
Concludiamo ricordando che quello messo in piedi dal MI.Co (che fa parte di Fiera Milano Congressi, società del Gruppo Fiera Milano) è un modello di business che, ogni anno, è in grado di portare in città circa 180mila delegati di decine di aziende e associazioni scientifiche di tutto il mondo. E calcolando che la spesa media di un congressista ammonta a tre volte tanto quanto spende un comune turista si capisce il perché di tanto interesse in questo settore.
È atterrata una conchiglia
Bello e di grande impatto: il nuovo Palacongressisembra davvero un’astronave atterrata (e non a caso, data la proverbiale accoglienza) in Romagna. Il Palacongressi, che offre 9.000 sedute suddivise in 39 sale, con una sala principale e un Anfiteatro rispettivamente da 4.700 e 1.600 posti, è stato fortemente voluto da una città che ha fatto della meeting industry una validissima alternativa al turismo marino, arrivando a essere una delle principali destinazioni congressuali italiane. Ed è anche un lasciapassare ideale per il mondo dei meeting dai grandi numeri, come afferma anche Stefania Agostini, direttore del Convention Bureau di Rimini che gestisce la struttura: «Il nuovo Palacongressi è un importante biglietto da visita da spendere sui mercati di tutto il mondo. Grazie a questa struttura potremo competere per portare a Rimini appuntamenti che altrimenti ci sarebbero preclusi».
Ma la concorrenza è forte, la crisi incombe: come pensate di muovervi?
«L’unicità di questo prodotto e la capacità del territorio di lavorare insieme ci offrono un’ottima opportunità per accelerare l’uscita dalla crisi e ripartire più veloci dei nostri competitor. È fuori discussione, il nuovo Palacongressi sarà uno straordinario volano economico per la nostra provincia».
Di rigore a questo punto sottolineare che il fatturato del congressuale nella Riviera di Rimini per l’anno 2010 è stato stimato in 421 milioni di euro, con un incremento delle presenze del 5% (fonte Osservatorio Congressuale Riminese): sarà interessante verificare il dato in seguito all’entrata in funzione a pieno regime del nuovo centro congressi, che come primo evento ospitato, a settembre, ha visto la presenza di ben 3.000 partecipanti al XXVII Raduno annuale Alcolisti Anonimi. Fitto il calendario dei prossimi appuntamenti, tutti sopra le 1.000 presenze con punte di 3.500, come il Convegno Internazionale biennale del Centro Studi Erickson in programma a novembre. E il 2012 vede già nove congressi prenotati. Molte anche le candidature nazionali e internazionali: fondamentale in questa fase di lancio è l’attività di networking promossa dal Club Ambasciatori (costituito da personalità del territorio, portavoce della destinazione) e del Comitato Organizzativo Locale, coordinato dal convention bureau per sostenere i processi di candidatura attivando relazioni istituzionali e i servizi di accoglienza sul territorio. Perché a far sistema, si sa, non si sbaglia.
La Nuvola che porta bel tempo
Solo poche righe, in attesa dell’apertura prevista per il 2013, sulla struttura nota come La Nuvolache avrà una capienza di oltre 8.000 posti, suddivisi tra lo spettacolare auditorium sospeso, le grandi sale congressuali modulari e un’ampia e scenografica area polifunzionale. I lavori proseguono da oltre due anni, ma al di là del suo valore intrinseco, il Nuovo Centro Congressi si inserisce in un progetto molto più ampio, visto che proprio la zona dell’Eur è al centro del cosiddetto Secondo Polo Turistico, un nuovo sistema di offerta turistica e ricreativa, destinato a essere complementare e alternativo al centro storico. Il Secondo Polo si articola nel quadrante sud-ovest della capitale fino alla costa, dove è prevista la valorizzazione di tutto il lungomare di Ostia, porto compreso. Sono ben 27 mila gli ettari coinvolti in questo programma e i progetti in campo vanno dalla costruzione dell’Acquario a quella dei tre nuovi parchi a tema, uno dei quali già attivo (il Rainbow MagicLand, un grande parco dei divertimenti di 600mila metri quadri di superficie, previsti 3 milioni e mezzo di visitatori l’anno). La Nuvola, andandosi a innestare accanto allo storico Palazzo dei Congressi, al Palazzo della Civiltà Italiana, al Salone delle Fontane e a Spazio Novecento (senza dimenticare la nuova Fiera di Roma, con la quale è destinato a interegire) è il perno intorno al quale viene quindi creato un vero e proprio sistema convegnistico-fieristico sul quale si conta anche per cercare di colmare un vuoto che tiene lontana Roma (così come le altre città italiane, del resto) dalle prime venti posizioni delle città più gettonate come mete congressuali secondo la classifica stilata da Icca.
Testo di Antonella Andretta, Mission n. 6, ottobre 2011