Il conflitto in Ucraina avrà un impatto sulle tariffe aeree. Più in generale, provocherà grandi sconvolgimenti nell’aviazione
commerciale. Ne abbiamo parlato con Michele Mauri, managing director di Alix Partners a Milano, che ha appena rilasciato un’analisi sulle conseguenze dell’invasione russa sui settori della difesa e dell’aeronautica.
Il manager argomenta: «La crisi bellica ha aumentato enormemente il prezzo del petrolio, come prima cosa. Il che rappresenta un enorme problema per i vettori: se guardiamo al passato e alle precedenti “depressioni” del 2007/8 appuriamo come il 60% dell’aumento del jet fuel si sia riversato sulle tariffe pagate dai viaggiatori. Di qui, il nostro pensiero è che si verificheranno incrementi tariffari tra la seconda parte di quest’anno e i primi mesi del 2023».
Conflitto in Ucraina e impatto sulle tariffe aeree
Anche ipotizzando che il 60% degli aumenti di costo del carburante venga trasferito ai passeggeri attraverso l’aumento dei biglietti, l’analisi di Alix Partners prevede un significativo impatto sulle aerolinee, con circa 40 miliardi di dollari di maggiori perdite per il settore, considerando un prezzo del greggio a 120 dollari al barile.
Il riferimento è alla grande crisi finanziaria provocata dai mutui subprime negli Stati Uniti, nel 2007.
All’epoca, la reazione delle aerolinee fu di “trasferire” sul rincaro dei biglietti il 60% della maggiorazione del carburante e i tickets aumentarono del 13%. Se durante l’attuale crisi determinata dalla guerra “ribalteranno” sui viaggiatori una percentuale inferiore, perderanno ancora di più.
Mauri: «Stimiamo un incremento tra il 10 e il 15% delle tariffe aeree se il trend del rincaro del greggio prosegue. Una strategia di aumento dei prezzi che oggi le aerolinee stanno rimandando poiché la capacità supera la domanda e nessuna vuole perdere clienti».
Gli sconvolgimenti per l’aviazione commerciale
L’analisi di Alix Partners spiega che il traffico delle compagnie straniere è stato influenzato relativamente poco dalla chiusura dello spazio aereo e delle linee aeree da o verso la Russia.
Infatti, il traffico internazionale russo e ucraino rappresenta solo il 4% di quello europeo.
Ma è ovviamente significativo per le società ucraine, che hanno cessato di operare, e per quelle russe, che hanno dovuto limitarsi al solo mercato interno. Il gruppo Aeroflot ha diminuito le attività del 20% nel marzo 2022. Come sappiamo, l’aerolinea ha chiuso gli uffici italiani e ha licenziato i 35 dipendenti.
Il carburante rappresenta dal 20% al 25% della struttura dei costi delle compagnie aeree. Nell’ultimo anno il prezzo è aumentato di +1,7 volte.
Tensioni nella supply chain dell’aviazione
Se per Airbus e Boeing, la guerra influenza poco gli ordini, non è così per la loro produzione visto che si riforniscono di titanio russo.
La cancellazione delle commesse di aerei da parte di operatori russi è minoritario, poiché rappresentano l’1% del portafoglio totale (95 aerei). Tuttavia il programma dell’Airbus di lungo raggio A350 per i prossimi due anni potrebbe risentirne. Aeroflot ne aveva ordinati 14.
Mauri: «Sebbene l’esposizione del portafoglio ordini di aerei rimanga limitata, la supply chain del settore di produzione di aeromobili commerciali è fortemente impattata, vista la massiccia dipendenza dalla Russia per molte materie prime, in particolare il titanio».
I maggiori programmi colpiti dalle difficoltà di approvvigionamento del titanio sono quelli a lungo raggio di nuova generazione, quali il Boeing 787 e l’Airbus A350.
Ridurre l’esposizione alle materie prima provenienti dalla Russia comporterà tempi lunghi nel settore aerospaziale (18-24 mesi per riqualificare materiali e fornitori) e notevoli investimenti.
Aerei a noleggio: un altro settore impattato dalla guerra in Ucraina
Un altro settore impattato dal conflitto è quello delle società di leasing degli aeromobili.
La flotta totale di aerei in Russia è di 906 unità, possedute per l’80% da società di noleggio. Ecco che le sanzioni dell’UE hanno imposto la risoluzione dei contratti, nonché la revoca a volare. Però i velivoli non sono stati restituiti.
Una legge russa emanata durante il conflitto permette di utilizzarli entro i confini da compagnie aeree locali.
Il più grande operatore di leasing mondiale, Aercap, che ha riportato 2,7 miliardi di dollari di perdite nel solo primo trimestre del 2022 in relazione a questi eventi, ha presentato una richiesta di risarcimento per 3,5 miliardi di dollari alle proprie società di assicurazione. Ci si aspetta in generale una battaglia legale che andrà avanti per anni tra società di leasing e di assicurazione, con quest’ultime che non intendono coprire i danni subiti dalle prime.
Per la società di consulenza americana, l’Europa non ha le scorte economiche necessarie per sostenere una guerra ad alta intensità.
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La foto di apertura è di Mathias Reding su Pexels