Affitti brevi corporate

Codice unico europeo affitti brevi: arriva anche l’IVA 22%?

L'Unione Europea approva il nuovo codice affitti brevi, ecco come sarà e quali categorie catastali riguarda. In dubbio la nuova tassazione

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Alla fine l’Europa approva il codice unico per gli affitti brevi, per aumentare la trasparenza. Un tema caldo per il mondo dei viaggiatori e di cui avevamo parlato, in proposito delle tasse. Il testo è atteso sulla Gazzetta dell’Unione, prima dell’entrata in vigore, quindi non immediata nel 2024.

Il nuovo regolamento affitti brevi prevede una banca dati unica europea, delle locazioni brevi, con informazioni e tracciabilità di questi servizi, attraverso un processo di registrazione online. I cosiddetti host individueranno le proprietà, comunicando: indirizzo, tipo di unità, numero posti letto, identità del locatore e altri dati essenziali. Quindi il numero di registrazione sarà presente in un registro pubblico, identificando l’immobile. Sarà possibile incrociare le informazioni trasmesse alle amministrazioni per tracciare le informazioni degli affitti online nei grandi portali.

Ricordiamo che per affitti brevi si intendono i contratti di locazione immobili ad uso abitativo di durata entro i trenta giorni (categorie catastali da A1 a A11, esclusa A10) e relative pertinenze.

Nuova tassazione affitti brevi

In arrivo una possibile, per qualcuno allarmante, revisione della direttiva sulle tasse per l’Iva sugli affitti brevi, in Italia. Segue alcuni trend italiani di crescita del settore, come il ìboom a Torino dove un turista su tre rinuncia all’hotel, e altre scelte internazionali a invece stringenti: Casablanca come New York, prepara la limitazione al 20% massimo, come percentuale di appartamenti ad uso turistico negli edifici di nuova costruzione in centro città.

Venendo al tema delle tasse sugli affitti in Italia, nuova ipotesi è che salga l’Iva al 22%, per chi affitta. Subito l’associazione dei property manager ha enfatizzato i problemi che seguono, questa proposta.

Già Confedilizia aveva allertato, per l’aumento di tasse, ora anche l’Aigab, l’associazione dei property manager italiani. Il commento alla proposta del Consiglio Ue è contro la modifica, alla direttiva 2006/112/Ce sulle norme Iva nell’era digitale.

In pratica su piatto c’è la nuova Iva per tutti i locatori, con una percentuale di imposta circa doppia rispetto agli hotel, cosa che renderebbe molto meno economici gli affitti brevi, rispetto a ora.

Proposte Iva 22% sugli affitti

Da un lato la modifica si propone di combattere un’evasione stimata in 93 miliardi. Sia modernizzando gli obblighi di comunicazione, sia obbligando le piattaforme alla riscossione dell’Iva. Si evita la registrazione multipla nell’Ue dei soggetti passivi Iva, con registrazione unica.

Marco Celani, presidente di Aigab e Ceo di Italianway commenta l’aumento Iva negativamente. Ricordando che i soggetti passivi Iva sono le imprese. La direttiva mette il mondo alberghiero in concorrenza ai privati che affittano alloggi, obbligandoli a diventare soggetti Iva.

Cosa succederebbe con la nuova regola? Oggi chi affitta immobili in modo imprenditoriale, paga Iva al 10% come gli alberghi, con la nuova regola i privati restano soggetti sia alla cedolare secca che all’Iva: l’Iva degli hotel resta al 10%, quella dei privati al 22%.

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