Gestiscono aree strategiche all’interno delle aziende e hanno il compito di ottimizzare voci di spesa rilevanti, ma il loro ruolo (che è invece fortemente valorizzato nel mondo anglosassone) in Italia non trova un adeguato riconoscimento: sono i travel manager e i fleet manager, le figure professionali che gestiscono, rispettivamente, le trasferte di lavoro dei dipendenti e i parchi auto aziendali.
A rivelarlo, per la prima volta nel nostro Paese, è uno studio realizzato da Newsteca, casa editrice delle testate MISSION – La rivista dei viaggi d’affari e MISSIONFLEET – La rivista dell’auto aziendale, in collaborazione con Andrea Giuricin e Giacomo Di Foggia dell’Università degli Studi Milano-Bicocca e CRIET. Lo studio è sponsorizzato da HRS, The Hotel Solution Provider.
I risultati della ricerca, raccolti interpellando circa 400 responsabili delle trasferte e del parco auto, sono stati presentati il 25 febbraio 2015 durante il convegno La figura professionale del travel manager e del fleet manager: ruolo ed evoluzione delle funzioni, presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca. Alla presenza di una folta platea di travel manager e fleet manager si sono alternati gli interventi di head hunter, consulenti, docenti universitari, manager che hanno evidenziato criticità e opportunità di crescita professionale dei due ruoli.
Il compito di aprire i lavori della mattina è stato affidato al Prof. Angelo Di Gregorio, Direttore di CRIET e DI.SEA.DE. A seguire Andrea Giuricin, docente di Mobility Management all’Università degli Studi Milano-Bicocca e direttore operativo del CRIET Trasporti, ha illustrato i dati relativi ai travel manager: i responsabili delle trasferte sono in prevalenza donne (70,5%), di età compresa tra 41 e 55 anni e con un’esperienza nel ruolo tra cinque e dieci anni. Sono perlopiù impiegati (57,9%) e solo nel 29% dei casi quadri. Il loro stipendio annuo lordo si colloca nel 39% dei casi tra i 30.000 e i 50.000 euro, mentre nel 28% dei casi non supera i 30.000 euro: una retribuzione complessivamente modesta che può essere motivata, oltre che da una scarsa consapevolezza del valore strategico del business travel all’interno delle aziende, anche dal fatto che nelle statistiche globali l’Italia compare come un Paese nel quale la differenza di salario tra uomini e donne è fortemente discriminatoria.
Nonostante lo scarso riconoscimento, oggi i travel manager italiani sono chiamati a svolgere mansioni sempre più complesse, che includono una puntuale analisi dei dati di spesa (è noto che le spese di viaggio attualmente rappresentano per le aziende la seconda o terza voce di spesa nei bilanci), la negoziazione sempre più serrata con i fornitori per ottimizzare i costi, la supervisione di nuove tecnologie per la gestione dei viaggi di lavoro.
Il divario tra le responsabilità crescenti e lo scarso riconoscimento si traduce in un’insoddisfazione che lo studio è riuscito a tradurre in un indice di valorizzazione fortemente negativo: -53,4.
Dopo la presentazione dei dati si è svolta una tavola rotonda moderata da Enrico Pedretti, direttore marketing di Manageritalia. Vi hanno preso parte Barbara Busetto, cacciatrice di teste di Transearch International, e Carlo Bertolini, Company Services, Security e Mobility Manager di Chiesi Farmaceutici Spa. Tra i temi emersi, l’importanza di analizzare in maniera approfondita i dati relativi al saving e di comunicare adeguatamente all’interno della propria azienda i risultati raggiunti, in modo da valorizzare il proprio ruolo.
A seguire Luca Isabella, Consulente HR Personal Branding Coach, ha illustrato il tema “L’importanza della reputazione online per lo sviluppo professionale”. A detta di Isabella, oggi il web mette a disposizione dei manager molteplici strumenti di crescita e aggiornamento: da Linkedin, che offre l’opportunità di creare contatti e confrontarsi con chi in Italia e all’estero svolge lo stesso lavoro, alle piattaforme MOOC (Massive Open Online Course), che consentono di visionare gratuitamente un’ampia gamma corsi di formazione internazionali. Oggi è fondamentale investire in prima persona sulla propria formazione per adeguarsi ai vertiginosi cambiamenti di mercato.
La mattinata si è conclusa con la presentazione “Le nuove sfide del travel management” a cura di Marco D’Ilario, director of sales e account manager di HRS Italia.
Nel pomeriggio il focus si è spostato sulla figura del fleet manager. Andrea Giuricin ha sottolineato che questo ruolo sembra essere maggiormente valorizzato rispetto a quello del responsabile viaggi, come dimostra l’indice di valorizzazione meno negativo (-18,8). I responsabili dei parchi auto aziendali sono in prevalenza uomini (62,3%) e di età compresa tra 41 e 55 anni. Sono in prevalenza quadri (49,3%), mentre solo il 31,9% è impiegato. Il 13% degli intervistati sono dirigenti. Anche la retribuzione è più elevata, probabilmente a causa delle posizione di grado superiore rispetto a quanto rilevato per i travel manager: solo l’8,7% dei rispondenti dichiara di guadagnare fino a 30.000 euro lordi annui, mentre il 39,1% percepisce uno stipendio compreso tra 30.000 e 50.000 euro e il 15,9% tra 50.000 e 70.000 euro. La causa di questo maggiore riconoscimento potrebbe risiedere nella sensibilità mediamente alta che si manifesta nelle aziende in relazione alla gestione della flotta, di cui – quando si parla di veicoli in “fringe benefit” – è riconosciuto l’aspetto motivazionale delle risorse umane.
La tavola rotonda del pomeriggio, moderata da Enrico Pedretti di Manageritalia, ha visto la partecipazione di Michele Antolini, responsabile flotte di LGH, Francesco Signori, Talent Manager di Deloitte & Touche, e Barbara Quacquarelli, professore aggregato di Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca. Dal dibattito è emerso che le due principali sfide che in futuro il fleet manager dovrà affrontare per crescere professionalmente sono la sostenibilità ambientale e il “diversity management, ovvero la capacità di offrire al cliente interno non soluzioni standard, bensì che tengano conto di una popolazione aziendale sempre più variegata. Solo in tal modo sarà possibile combinare efficienza e soddisfazione. Il convegno si è concluso con una relazione di Giacomo Di Foggia, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e CRIET, sul tema “Mobilità urbana: un sistema di ottimizzazione della Last Mile Logistic”.