Il futuro dell’intermediazione è ormai da anni uno dei temi chiave del settore turistico. La figura dell’intermediario è destinata a scomparire? I consumatori saranno sempre più indipendenti nell’acquisto dei servizi di viaggio, anche grazie alla possibilità di compiere le prenotazioni molto velocemente sui propri smartphone?
Aigo, agenzia di marketing e comunicazione specializzata nel turismo, e Pangea Network, rete di 8 agenzie indipendenti che coprono 15 mercati nel mondo, hanno cercato di dare una risposta a questi interrogativi con la ricerca “Il futuro della distribuzione”, condotta su un campione di 167 operatori dell’industria turistica che operano in Francia, Germania, Italia, Spagna e UK.
Lo studio, che viene riproposto dopo una prima edizione nel 2011, mostra come il 75% degli addetti ai lavori ritenga che le agenzie di viaggio, così come anche i tour operator nel turismo leisure, continueranno in futuro ad essere parte attiva nel processo di prenotazione dei consumatori. Il 25%, invece, prevede un futuro senza intermediazione e, tra questi, ben il 71% è convinto che questo scenario diverrà realtà nei prossimi 5-10 anni.
Con una risposta pressoché unanime (85%), i professionisti si ritengono ancora in grado di influenzare la scelta dei consumatori in fatto di destinazione o prodotto. Un dato in crescita rispetto al 2011, quando solo l’81% si era espresso in tal senso. Solamente l’11% del panel è oggi in disaccordo.
Non è il caso, però di dormire sugli allori: gli operatori turistici sono consapevoli dell’importanza che riveste la tecnologia mobile, tanto che il 50% la ritiene molto influente nel processo d’acquisto e l’11% la definisce addirittura essenziale. Il 60%, inoltre, pensa che la clientela sia propensa a prenotare un viaggio online, purché assistita da un sistema di pagamento sicuro, mentre il 43% dichiara che i clienti usano la rete come fonte di informazione, consultando le recensioni.
Quali sono infine per gli addetti ai lavori le chiavi per una vendita di successo? Il 53% indica la qualità e originalità del prodotto, mentre il 26% indica il customer care. La reputazione online è indicata solo dal 6% del campione.