Il treno della rivoluzione verde è partito e salirci sopra non è solo un consiglio, ma una vera opportunità. Comincia ad accorgersene anche un settore fondamentale per l’economia italiana, quello del turismo: un insieme di più di 30mila alberghi sparsi nella penisola, che alla sostenibilità dedicano sempre più investimenti. Perché se è vero che la “green economy” è la “new economy” del terzo millennio, allora puntare alla conversione della propria struttura seguendo criteri di eco sostenibilità significa ottenere ricadute eccezionalmente positive in termini di immagine, contratti, visibilità e non ultimo risparmio. Senza contare gli incentivi statali per l’approvvigionamento di energia da fonte rinnovabile, tra i più alti in Europa, devoluti per rispettare gli obiettivi delle recenti conferenze Onu (come quella di dicembre 2009 a Copenhagen), riassunti nel “pacchetto 20 – 20 – 20” da realizzare entro il 2020: riduzione del 20% delle emissioni di gas effetto serra (rispetto al 2005), portare al 20% il risparmio energetico e aumentare del 20% il consumo di fonti rinnovabili, oltre a limitare il riscaldamento della terra di non più di 2 gradi. E per quanto riguarda specificatamente l’Italia, arrivare a un consumo di energia da fonti rinnovabili del 17% sul totale (ora siamo intorno al 5%). Obiettivi ambiziosi, che vedono il comparto alberghiero tra i protagonisti: secondo le stime dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, infatti, il settore turistico-alberghiero italiano consuma ben quattro volte quello civile: 120 milioni di mc/anno di acqua e 9200 milioni di MJ/anno di energia elettrica. Eppure solo ultimamente anche in questo settore si sta muovendo qualcosa in direzione della sostenibilità: vuoi per uno sciocco pregiudizio che vedeva gli alberghi di lusso considerare l’ecosostenibile come scarso in appeal e attrattiva per il cliente, vuoi per la paura che gli investimenti in riduzione dell’impatto ambientale fossero più costosi, gli albergatori italiani sono stati piuttosto inerti, in confronto ad altri Paesi come quelli del Nord Europa, dove invece il green è già da tempo elemento imprescindibile della nuova mentalità imprenditoriale.
La recente crisi economica di scala mondiale è stata in un certo senso la goccia che ha fatto traboccare il vaso e, se da una parte ha costretto a rivedere o a rimandare parte delle spese, dall’altra ha obbligato a considerare investimenti diversi e più efficienti dei soliti, dando la spinta anche in Italia a un meccanismo “virtuoso” che fornisce l’opportunità non solo di salvaguardare l’ambiente in cui viviamo, ma anche di risparmiare sui costi di gestione e fare affari migliori. Perché ormai un dato è certo: un investimento mirato a rendere la propria struttura più ecosostenibile, è un vero guadagno. Fa girare l’economia, producendo nuovi posti di lavoro e nuove figure professionali: secondo Cristopher Flavin, direttore del Worldwatch Institute di Washington, la green economy potrebbe generare investimenti per 630 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni,creando circa venti milioni di nuovi posti di lavoro. Permette di tagliare, nel medio e lungo periodo, sui costi di gestione dell’albergo aumentando l’efficienza energetica: basti pensare a quanto faccia risparmiare la semplice sostituzione delle lampadine a incandescenza con quelle a risparmio energetico o meglio ancora con illuminazione a led. Consente alla struttura di certificare la propria “buona condotta” comunicando il bilancio energetico ai potenziali clienti, sapendo quanto peso oggi come oggi una certificazione ambientale (reale) può avere presso i media. E in più aumenta davvero il giro d’affari: varie ricerche e sondaggi (come quella di TripAdvisor, la community di viaggiatori tra le più grandi al mondo, o di Samsung Eletronics) indicano come una grandissima percentuale di turisti si orienti nella propria scelta verso strutture ecosostenibili, trovando nel rispetto ambientale un elemento fondamentale e una priorità per le proprie vacanze. Senza contare che in alcuni paesi la rispondenza ad alcuni requisiti è considerata fondamentale per l’accettazione della struttura negli hotel program. La novità sta nel fatto che questo trend non riguarda solo il flusso di turismo leisure, ma anche quello business. Rientra infatti nell’atteggiamento “eco-friendly” che sempre più aziende stanno adottando – insieme alla “Disciplina di responsabilità sociale” (Crs, Corporate Social Responsibility), la promozione (e l’imposizione aziendale) di scelte di servizi sostenibili. E se pensiamo quanto peso ha nel processo produttivo dell’azienda il viaggio d’affari, vediamo subito come la predilezione di un “eco-hotel” possa diventare molto presto un diktat per tutti i travel manager.
Catene ecosensibili
Il mercato, quindi, si sta adattando. Un esempio è il brand tutto italiano EcoWorldHotel, il “primo gruppo di alberghi e B&B amici dell’ambiente”, che riunisce sotto il proprio marchio 87 strutture in tutta Italia, da alberghi di lusso a ostelli, tutte accomunate da una particolare sensibilità verso il rispetto ambientale. Entrare nel gruppo significa adottare una serie di criteri obbligatori, 15 in tutto, che comprendono la nomina di un responsabile per l’ambiente e la qualità, o l’utilizzo di lampadine di classe A e carta riciclata, una rigorosa raccolta differenziata dei rifiuti, un’adegata percentuale di prodotti tipici locali (al fine di ridurre l’utilizzo di imballaggi e minimizzare i costi di trasporto), alimenti biologici e, ove possibile, equosolidali nella colazione o nel menù del ristorante. A questi 15 criteri, soddisfatti i quali si conquista la prima delle 5 eco-foglie che certificano il grado di eccellenza ambientale, se ne aggiungono gradualmente altri, da scegliere tra74 criteri facoltativi, perché «la gradualità è la parola chiave di EcoWorldHotel – spiegaAlessandro Bisceglia, presidente del gruppo – che consente a tutte le tipologie di alberghi di convertirsi alla sostenibilità, secondo i propri mezzi e le proprie scelte. In questo modo anche con un minimo investimento si ottiene il massimo risultato, perché si ha una fortissima ottimizzazione dei costi. Un esempio sono i riduttori di flusso, che con una spesa di 3 euro si possono applicare a ogni rubinetto, risparmiando centinaia di litri di acqua all’anno. E più l’hotel si impegna ad essere ecologico, meno paga in commissioni a EcoWorldHotel». Le ricadute, nello scegliere di diventare una struttura ecosostenibile, sono molteplici. «Prima di tutto in termini di visibilità – continua Bisceglia –, sotto tutti i punti di vista: come numero di click su Internet, dato che se un cliente cerca un hotel ecosostenibile, i primi a essere selezionati sono i nostri; in termini di consolidamento di immagine e di nuovi clienti». Gli eco-hotel infatti, come abbiamo visto, assorbono una richiesta in continua crescita. «Si calcola che il 42,8% del mercato, in particolare del Nord Europa e anche relativamente al business, da Paesi come Inghilterra, Germania e Francia – puntualizza Bisceglia – cerchi per il proprio viaggio un hotel ecologico. E per quanto riguarda il business travel stiamo scoprendo nuove opportunità. L’hotel Enterprise di Milano, ad esempio, 4 stelle superior specializzato in business, si è subito lanciato nell’organizzazione di eventi “low impact” – i cosiddetti “green meeting”, ndr – con un riscontro estremamente interessante. In più per i nostri clienti business costruiamo pacchetti su misura con diversi servizi in base alle varie convenzioni, grazie alla “Eco-card” aziendale sfruttabile tramite il booking online.”
Via libera allora a nuove idee, che possano coniugare l’ecosostenibilità a una ricettività di alto livello e massimo confort. Un esempio è la “ecologic room”, una novissima tipologia di stanza realizzata in stile Feng Shui presso l’hotel La Residenza di Milano, affiliato a EcoWorldHotel. Si tratta di una piccola suite costruita secondo i dettami della bioarchitettura (che si possono applicare a qualsiasi tipo di stanza, mantenendo spazi e altezze originari), con un’attenzione particolare al benessere psico-fisico dei clienti, magari business traveller che dopo una giornata di lavoro non vogliono altro che relax e riposo. Gli investimenti dell’azienda, dunque, possono essere estremamente variabili, anche se alcuni criteri obbligatori rischiano di tenere fuori dal gruppo una serie di alberghi. Come quelli di vecchia costruzione e con un numero alto di camere: solo per sostituire le lampadine con quelle a basso consumo, potrebbe essere necessario un investimento di oltre 10mila euro. «Le strutture privilegiate in questa riconversione al green sono quelle di recente costruzione – spiega Bisceglia – o a gestione famigliare, con un numero di camere che varia tra le 30 e le 120. In questo caso si ha più flessibilità e pianificare una graduale operazione verso la sostenibilità è più semplice». Non è invece tra i criteri obbligatori di EcoWorldHotel l’utilizzo di energia da fonte solare, proprio per andare incontro a quelle strutture, magari nei centri storici, impossibilitate per legge a installare pannelli fotovoltaici. In più, oltre a essere brand alberghiero, EcoWorldHotel è anche Marchio di Qualità Ambientale e persino Gruppo d’Acquisto, che permette alle strutture affiliate un ulteriore risparmio.
Ma il gruppo non è il solo a fornire un marchio di qualità, certificazione fondamentale per fregiarsi del titolo di hotel sostenibile e attrarre dunque più clienti. Proprio su queste pagine abbiamo recentemente parlato di “Partire col verde”, progetto promosso da AzzeroCO2 che consiste in un “pacchetto green” personalizzato destinato alle strutture alberghiere (ma anche a ristoranti, enti pubblici, aziende), per migliorare l’efficienza energetica e la qualità di gestione. Un altro esempio è Clima Hotel, sigillo di qualità basato sui tre “pilastri portanti” della sostenibilità: ecologia, economia e aspetti socio-culturali.
Gli interventi delle catene internazionali
Ma se ad essere privilegiati nella conversione verde sono le piccole strutture, questo non vuol dire che le catene e i grandi alberghi di lusso se ne stiano a guardare. Già un primo assaggio di questo nuovo trend ce l’aveva dato l’hotel Concorde di Milano del gruppo Antares Hotels, rinnovato grazie a investimenti mirati al risparmio energetico e al rispetto per l’ambiente, come la facciata in pannelli di vetro retroilluminati a led, il “cappotto termico” per una minima dispersione di calore e un nuovo sistema di cogenerazione di energia per abbattere i consumi e i costi.
Ma anche le grandi catene internazionali cominciano a farsi notare per il loro impegno green.Worldhotel ad esempio, gruppo con più di 400 affiliati, ha recentemente introdotto 23 “criteri verdi” di valutazione dei propri alberghi. «Sono parametri per sensibilizzare gli affiliati alla sostenibilità e incoraggiarli alla conversione se non dell’intera struttura, almeno dei comportamenti quotidiani – dice Graziella Pica, director of sales & marketing di Worldhotel Italia -. Tra i parametri ci sono i doppi vetri per minimizzare la dispersione del calore, l’impiego di prodotti per la pulizia privi di tensioattivi, l’arricchimento del menu con prodotti biologici e locali. Direttive ecologiche inserite anche nel “Performing Excellence Program”, un’indagine sulla qualità e le performance degli affiliati».
Tra questi, farà parlare di sé l’Hotel Milano Scala, il primo albergo italiano a emissioni zero, in apertura in primavera. O quanto meno il primo albergo posizionato in centro che riuscirà ad annullare le proprie emissioni di CO2, dato che ne esiste già uno, ma nella campagna piemontese. La struttura, quattro stelle superior in Via dell’Orso, nel cuore del capoluogo meneghino a pochi passi dal Teatro alla Scala, produrrà energia senza emettere anidride carbonica nell’aria, perché non brucerà nessun tipo di combustibile, e non sfrutterà centrali termiche per il riscaldamento, il raffreddamento e la produzione di acqua sanitaria calda. Una magia? No, in un certo senso la scoperta dell’acqua calda. «Nel centro di Milano la falda acquifera si trova a una profondità di 18 metri – spiega Maurizio Faroldi, general manager dell’hotel –. Attraverso un innovativo sistema a recupero di calore firmato Mitsubishi Electric, destinato il più delle volte a uso domestico e ora applicato nel campo dell’hôtellerie, l’acqua viene estratta e riscaldata all’interno di un pozzo a minima dispersione termica tramite pompe di calore alimentate esclusivamente con energia elettrica. Energia pulita fornita da un provider che ci garantisce di produrla da fonti rinnovabili, la società A2A». Un ingegnoso progetto che scavalca l’impossibilità di installare impianti fotovoltaici (dato che l’hotel, completamente ristrutturato, è comunque all’interno di un palazzo ottocentesco nel centro di Milano). E che obbliga l’hotel a scelte ecosostenibili anche nella gestione quotidiana. «Sono scelte che rispecchiano la coerenza dell’albergo – continua Faroldi – Ad esempio la carta che utilizziamo è certificata Fsc, che garantisce la provenienza da foreste controllate; la linea di cortesia è costituita da prodotti vegetali in contenitori biodegradabili e ci affidiamo a una lavanderia industriale che ha certificazione Ecolabel e che utilizza metodi non impattanti. Anche il camino della Lounge Bar è alimentato ad alcol etilico, per annullare le emissioni di CO2. Certo, non siamo a impatto zero. Sono necessari dei compromessi, ma il fatto di essere “CO2 neutral” è un valore aggiunto che non è complementare, ma fondamentale. E lo diventerà per tutti, è inevitabile». La tecnologia di Mitsubishi permetterà di abbattere i costi energetici del 45% e di ridurre di 417,5 tonnellate l’emissione di anidride carbonica. A fronte però di investimenti importanti. «In questo caso non può esistere un ragionamento algebrico che quantifica gli investimenti – dice Faroldi –. Si investe di più, per ottenere di più a medio e a lungo termine. In pochi anni la spesa diventerà guadagno, in economia di gestione e maggiore profittabilità. Tanto più che la richiesta dall’estero di alberghi di questo tipo è sempre maggiore, e circa il 70% dei clienti che alloggiano nel centro di Milano sono stranieri. Contiamo che la maggior parte di loro sia attratto da un albergo che oltre a operare scelte ecosostenibili offre comunque un’altissima qualità dei servizi e un giusto rapporto qualità/prezzo». Solo marketing quindi? «Non è strizzare l’occhio alla moda – conclude Faroldi – : è cercare un’etica professionale coerente con quello in cui si crede. Lavorare con questa mentalità equivale a lavorare meglio».
Testo di Maria Elena Arcangeletti, Mission n. 2, marzo-aprile 2010