Viaggiare meno e, soprattutto, tagliare le spese. In tempi di crisi è questa la regola numero uno delle imprese, anche sul fronte dei pernottamenti alberghieri: secondo un report recente dell’Intelligence Unit di The Economist, realizzato interpellando un campione di travel manager in Asia, Europa e Nord America, nel corso di quest’anno il 47% delle aziende ridurrà il numero delle trasferte. In più, il 28% prenoterà strutture di categoria inferiore ai 4 e 5 stelle, mentre il 63% intende rinegoziare tariffe più vantaggiose con gli albergatori. Sempre secondo questa indagine, la recessione ha mutato radicalmente i criteri di scelta delle strutture: considerazioni legate alla comodità e all’estetica, infatti, sono passate decisamente in secondo piano rispetto alla presenza di facilities indispensabili per lavorare, quali la connessione a Internet (indicata dal 76% degli intervistati) e la collocazione in un punto collegato da una efficiente rete di trasporti (54%).
In un panorama del genere, si fa strada una nuova soluzione, che unisce un discreto confort a un buon rapporto qualità-prezzo: sono i bed & breakfast situati nei centri cittadini, che talvolta propongono ai viaggiatori d’affari servizi ad hoc (ingresso indipendente, accesso al web) e possono rappresentare una valida alternativa in caso di soggiorni lunghi, ma anche di trasferte in concomitanza di manifestazioni fieristiche, quando cioè gli hotel tradizionali registrano il “tutto esaurito”.
L’offerta di b&b in Italia
Ma quanti bed & breakfast esistono in Italia? «Nel nostro Paese sono attive circa 15mila strutture di questo tipo, per un totale di 50mila camere – spiega Stefano Calandra, presidente dell’Anbba, Associazione nazionale bed & breakfast e affittacamere -. Purtroppo il nostro non è ancora un mercato maturo, soprattutto se paragonato a quello di altri Paesi europei, quali la Francia o l’Irlanda: in queste nazioni i bed & breakfast sono riuniti in vaste associazioni nate per impulso governativo, mentre in Italia per molti anni l’attenzione delle Istituzioni si è concentrata prevalentemente sul tradizionale turismo alberghiero. Da noi, inoltre, esiste un problema di natura culturale: in maniera simile a quanto già accade nel campo dell’hôtellerie, i titolari dei b&b italiani preferiscono rimanere indipendenti, anche se mai come in questo settore “l’unione fa la forza”, soprattutto in termini di promozione».
Quali plus offrono queste strutture ricettive a chi viaggia per lavoro? «Poiché sono meno “impersonali” degli alberghi, i bed & breakfast sono una soluzione particolarmente apprezzata da chi è costretto a compiere lunghe trasferte fuori sede: dipendenti che seguono corsi di formazione, tecnici specializzati che lavorano nei cantieri ecc. – afferma Calandra -. Ovviamente, per andare incontro alle esigenze di chi viaggia per lavoro, queste strutture debbono avere alcune caratteristiche, quali la connessione a Internet, la pulizia della camera, una cucina attrezzata e un ingresso indipendente per permettere al business traveller di essere completamente autonomo rispetto alla famiglia ospite. Il vantaggio principale consiste, ovviamente, nell’ottimo rapporto qualità-prezzo: in base alle nostre rilevazioni oggi la tariffa media di un bed & breakfast è circa 67 euro, una cifra decisamente più bassa rispetto agli alberghi tradizionali, soprattutto se situati nelle grandi città».
«La nostra struttura sorge in posizione centrale e ha una serie di caratteristiche che vengono incontro alle esigenze di chi viaggia per lavoro – affermano ad esempio i titolari del bed & breakfast Downtown, nel centro di Milano (www.downtownmilano.it) -: ad esempio dispongono di connessione a Internet e vi si accede da un ingresso indipendente. Per garantire agli ospiti la massima autonomia non serviamo la colazione a orari fissi, ma ci siamo convenzionati con un bar vicino alla struttura. Caratteristiche che, unite all’offerta di tariffe più convenienti rispetto a quelle abitualmente disponibili in città, fanno sì che la nostra clientela sia composta in prevalenza da liberi professionisti e agenti di commercio».
Manca una classificazione
L’utilizzo dei bed & breakfast, però, ha anche delle controindicazioni. La più evidente consiste nel fatto che, ad oggi, a queste strutture non è stata applicata alcuna classificazione ufficiale che garantisca la presenza di standard minimi di servizio. Prima di prenotare per i dipendenti, quindi, è sempre indispensabile un sopralluogo. «L’unica forma di classificazione ad oggi esistente è una “targa di qualità” definita dalla nostra associazione, che prevede la suddivisione in tre distinte categorie (cfr. riquadro) – sottolinea Calandra -. Le cose, però, stanno cambiando: di recente il ministro del Turismo Brambilla ha espresso la volontà di sedersi a un tavolo con l’Anbba per definire i requisiti minimi di buona gestione per i bed & breakfast».
Il secondo problema è la scarsa diffusione dei b&b nelle grandi città. «In Italia le leggi che regolamentano questo tipo di attività sono regionali, pur prendendo tutte spunto dalla Legge Quadro sul Turismo 135/2001, che disciplina il comparto turistico nei suoi tratti generali – dichiara Calandra -. In alcune regioni, come ad esempio la Lombardia, queste normative sono decisamente complesse e penalizzanti, al punto da sfavorire la diffusione dei bed & breakfast nei centri cittadini. Oggi, però, stiamo assistendo a un atteggiamento di maggiore apertura da parte delle Istituzioni, che ci fa sperare in una crescita di questo mercato nell’arco del prossimo decennio».
Testo di Elisabetta Tornatore, Mission n. 5, giugno-luglio 2009