Le nuove esigenze assicurative alla ripartenza del business travel si contestualizzano in un contesto ormai molto maturo. C’è un’enfasi maggiore per alcuni aspetti: fino a poco tempo fa il travel manager eseguiva i doveri di duty of care attraverso l’acquisto di polizze specifiche. Oggi cambia il fatto che è dal lavoratore stesso l’interesse verso i rischi e le garanzie di copertura. Si passa da un approccio dall’alto verso il basso, con un obbligo normativo che imponeva l’esecuzione conforme; ad una “pressione dal basso” da parte dei lavoratori interessati a conoscere quali elementi di sicurezza l’azienda ha predisposto per lui/lei.
Un dato: negli ultimi anni a parità del numero degli assicurati, Aig ha decuplicato le richieste di informazioni da parte dei dipendenti viaggiatori sulle polizze attivate.
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Business travel e assicurazioni: la collaborazione sul risk management
Dunque, è conclamato che oggi i travel manager sembrano più sensibili ad una approfondita valutazione dei rischi.
Come Aig valuta la collaborazione tra loro e dipartimenti più incentrati sulla sicurezza nonché con società di risk management esterne? Porta benefici oppure ingenera criticità?
Risponde Massimiliano Zampieron, head of A & H per l’area mediterranea: «Di base ci sono sempre dei benefici dalle collaborazioni, in quanto ogni professionista porta un suo contributo. Di certo ci sono sovrapposizioni e questo può portare a criticità. Queste ultime si generano soprattutto se non c’è comunicazione tra le parti.
Il focus va mantenuto sull’interesse dell’assicurato. Perciò, nel momento in cui si crea un servizio e si disegna una procedura intorno ai bisogni effettivi della parte coinvolta si riesce sempre un modo per rendere il valore evidente a tutti.
Lavoriamo con molte società di consulenza in rischi e risk manager, cerchiamo sempre di creare una procedura ad hoc per la struttura al fine di evitare proprio gli intoppi comunicativi e aree di non-copertura».
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