La business aviation torna ai livelli antecedenti la grande crisi del 2008. Ed è Milano, con la Lombardia, a tracciare la via europea con Sea Prime, pronta ad aprire anche a Malpensa. Il piano di investimenti da 29 milioni di euro proseguirà fino al 2023. Includendo tre nuovi hangar a Linate e la struttura varesina con un terminal da 1400 mq, un piazzale da 50mila mq e l’hangar da 5mila mq già operativo.
Il 2018 dell’azienda che opera attraverso il brand Milano Prime, identificandosi con la città in un approccio destination oriented, ha chiuso con 26mila movimenti aerei, su del 2,5%.
A quali mercati internazionali punta principalmente e sulla base di quali valutazioni?
Lo abbiamo chiesto alla Ceo Chiara Dorigotti: “I nostri voli provengono prevalentemente dalla regione Emea (per l’80% circa), il resto da Stati Uniti e Far East”.
Continua: “A Linate abbiamo visto recentemente l’ingresso di un importante operatore americano che intende consolidare la presenza di un player storico, sviluppando servizi di manutenzione e il traffico da e verso gli Stati Uniti e intra europeo.
Inoltre, con l’apertura di Malpensa Prime saremo in grado di ‘intercettare’ anche passeggeri che volano in First o Business class sulle lunghe distanze e utilizzano, poi, jet privati o elicotteri per spostarsi in Italia e in Europa.
Ovviamente, quello che guida lo sviluppo del traffico, oltre ai servizi offerti quali ad esempio la manutenzione, è anche l’attrattività di Milano e della Lombardia”.
Business aviation: Sea Prime si confronta con Londra Luton
Ecco che Malpensa rappresenterà l’offerta complementare alla struttura cittadina, fra due anni collegata alla metropolitana M4, e in chiusura quest’estate, per tre mesi (da fine luglio a fine ottobre).
“Completiamo l’accessibilità non solo sulla Lombardia, ma su parte del Piemonte, sulla Svizzera meridionale e crediamo che i servizi di aerotaxi sia, con aeromobili ad ala fissa che ad ala rotante, abbiano un ampio potenziale di sviluppo per i passeggeri dei numerosi voli intercontinentali che operano su questo scalo”.
Nel contesto europeo dove si colloca e fa il suo benchmark, Sea Prime si confronta con Londra Luton e Biggin Hill, mentre nel Medio Oriente trova nel lussuoso Dubai South Al Maktoum un modello da seguire.
“I modelli di business dell’aviazione generale sono vari in Europa, a differenza degli Stati Uniti dove prevale il modello dei cosiddetti FBO – continua la manager-. Sea Prime è un gestore aeroportuale che ha investito direttamente in infrastrutture e servizi dedicati, sia direttamente sia tramite servizi tramite partner, come handler, caterer, manutentori e, in questo senso, ci distinguiamo da molti altri scali”.
Secondo L’Ebaa, European Business Aviation Association, circa 374.000 posti di lavoro europei dipendono direttamente o indirettamente sull’industria dell’aviazione d’affari. Quest’ultima vale 87 miliardi di euro di introiti e 32 miliardi di Iva, infine 25 miliardi di euro in stipendi (dati 2016).
Germania, Regno Unito, Svizzera, Italia e Francia, sono i luoghi chiave in cui le imprese operano.
Tra le nuove frontiere, lo sviluppo di piattaforme digitali che rendono “possibile prenotare rotte o pacchetti di servizi di private jet, beneficiando di tratte di voli che rientrano su una determinata base (le cosiddette “empty legs”) – conclude Dorigotti -. Il tutto, con una sempre maggiore attenzione alla safety, che rappresenta uno dei valori offerti dai principali operatori”.
A questo link approfondisci su Sea Prime.