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Boom di passeggeri, ma le flotte non bastano: rincari in vista per i biglietti aerei

La produzione degli aerei sembra andare a rilento provocando ordini inevasi e l’invecchiamento delle flotte

Se vi state chiedendo perché i prezzi dei voli aerei siano aumentati negli ultimi anni, la spiegazione è semplice e risiede in un concetto economico piuttosto ricorrente: l’inflazione.
Cosa succede quando l’offerta non riesce a soddisfare la domanda? I prezzi aumentano. In questo caso del 20% rispetto al pre-pandemia.

Ma cosa sta succedendo al comparto aereo?

Il problema è alla radice, ovvero nella produzione degli aeromobili che sembra andare a rilento. Attualmente l’intera produzione annua ammonta a 1200 velivoli all’anno. Un dato scoraggiante che si ripercuote su diversi aspetti della catena: dagli ordini inevasi, pari a 17mila aerei; fino all’invecchiamento delle flotte, che incide sull’efficienza del carburante, danneggiando così i profitti delle compagnie aeree e la lotta contro il cambiamento climatico.

Ecco perché si rende necessario un ritmo più serrato che porti all’immissione sul mercato di 2400 aerei all’anno entro il 2035, il doppio rispetto a oggi.
Il 2024 infatti è stato segnato da un boom di passeggeri, 4,8 miliardi, in crescita nei primi mesi del 2025 che registrano un più 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il settore aereo commerciale non sembra volersi fermare: per i prossimi dieci anni la crescita stimata sarà del 2,8% annuo.

Aviation Fleet Forecast 2025-35” restituisce un ritratto accurato del settore e del suo stato di salute.

Come sono messe le flotte del mondo

Entro il 2035, la flotta commerciale dell’India è destinata a raddoppiare, passando dagli attuali 720 aeromobili a oltre 1.400, conquistando così il 10% del portafoglio ordini globale. A spingere questa espansione sono la forte crescita economica e l’aumento della popolazione a reddito medio, che stanno alimentando una crescente domanda di trasporto aereo passeggeri.
La Cina, dal canto suo, continuerà a espandersi, ma a un ritmo più contenuto rispetto alle previsioni iniziali. Entro il 2035, la flotta raggiungerà circa 6.300 aeromobili, con un incremento del 40% che però resta al di sotto delle attese, precedentemente fissate al 56%.
A livello globale, il segmento degli aerei a fusoliera stretta è atteso in forte espansione, con una crescita stimata del 39%. In Europa orientale, si prevede la consegna di oltre 800 aeromobili nei prossimi dieci anni, in gran parte narrow-body.
In Europa occidentale, la crescita sarà più moderata: circa il 2,4% annuo, trainata in particolare dai jet regionali e dagli aerei a fusoliera stretta, entrambi in aumento del 3%. Tuttavia, il contesto europeo è reso più complesso dalla concorrenza sempre più serrata tra treni ad alta velocità.

Per tratte brevi inferiori alle due ore, il treno si conferma l’alternativa preferita dai viaggiatori: più rapida nei tempi complessivi, comoda e spesso più sostenibile. Ma quando il viaggio supera le cinque o sei ore, le compagnie aeree low cost come Ryanair ed easyJet tornano competitive, grazie a tariffe contenute e frequenze elevate.

Oltre 38mila aerei entro il 2035

All’inizio del 2025, la flotta mondiale di aerei commerciali conta poco più di 29.000 unità. Entro il 2035 si prevede che salirà a oltre 38.300, con una crescita media annua del 2,9%. Un ritmo solido, ma ancora inferiore di oltre due punti percentuali rispetto alle stime pre-Covid.
Secondo Oliver Wyman, da qui al 2030 mancheranno all’appello circa 2.000 aeromobili rispetto agli ordini già effettuati. Solo nel segmento dei narrow body la carenza sarà di almeno 1.200 velivoli

Produzione aerei sotto stress: Airbus e Boeing arrancano

Le difficoltà si vedono chiaramente. Airbus, leader globale del settore, ha promesso di portare la produzione del suo A320 a 75 unità al mese entro il 2027. Ma alla fine del 2024 era ancora ferma a 47, ben al di sotto del picco di 53 del 2019. Le cause? Ritardi nella catena di fornitura e carenza di manodopera.
Non va meglio a Boeing. Dopo l’incidente a un 737 MAX 9 di Alaska Airlines, la Federal Aviation Administration ha imposto un limite di 38 velivoli al mese, frenando bruscamente i piani di ripresa del costruttore americano, che puntava a 56.

Costi in aumento, margini in calo

Nel frattempo, le compagnie aeree devono fare i conti con salari in crescita, tassi di interesse elevati fino all’agosto 2024 e costi di leasing più alti. L’unico sollievo è arrivato dal prezzo del carburante, sceso in media del 18% rispetto al 2023. Ma non basta: il margine di profitto del settore è sceso dal 6,8% al 6,4%.

A costituire un problema per niente marginale è anche la mancanza di manodopera esperta. Nel 2025 in Nord America mancano già 18.500 lavoratori qualificati, una cifra che raddoppierà entro il 2028. Lo stesso vale per l’Europa e l’Asia. I pensionamenti accelerano, ma la Generazione Z e i Millennial non bastano a colmare il gap.

Domanda record, ma pochi aerei disponibili

Il paradosso è evidente: mentre l’offerta arranca, la domanda vola.
Ma c’è un problema: la scarsità di aerei spinge i prezzi alle stelle e questa tendenza continuerà almeno per i prossimi due anni, finché la produzione non si allineerà alla domanda.

 

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