Benessere dei dipendenti aziendali

Il benessere dei dipendenti e l’intervento degli psicologi del lavoro

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A Missionforum si è parlato di benessere dei dipendenti in tempi di Covid-19. Un benessere messo a rischio non tanto, o non solo, dal virus, quanto da un forzato cambiamento nelle modalità del lavoro. Di cui le imprese devono tener conto se hanno a cuore il proprio successo.

Nel forum digitale organizzato da questa casa editrice sono intervenuti lo psicologo del lavoro, Alessandro De Carlo, e Andrea Montuschi, presidente Great place to work Italia. Presente anche Fabrizio Grassi, HR operations & mobility manager di Fastweb (leggi qui del suo intervento). A moderare il seminario, la direttrice di questa casa editrice, Paola Baldacci.

Benessere dei dipendenti aziendali
Alessandro De Carlo

Parlando benessere dei dipendenti aziendali, perché si profila l’interesse delle imprese ad avere un chief health mental officer?

Alessandro De Carlo: «Questa figura fa parte dell’evoluzione della sensibilità all’interno delle aziende. Prima dell’emergenza sanitaria, l’idea di benessere organizzativo era un’esigenza ancora “soft”. Espressa con attenzioni di svago e di relax, negli ambienti di lavoro. Nel 2018-19 si è parlato molto di chief happiness officer.

Oggi c’è bisogno di certezze. C’è bisogno di salute mentale e psicologica. Per questo che le imprese cercano professionisti della salute, medici o psicologi. Ed è qui che si inserisce la presenza del chief mental health officer, che cura non solo il benessere psicologico ma anche la felicità dei dipendenti. Del resto, nella Legge, la salute psicologica è un diritto che nel 2017 è entrato nei “livelli essenziali di assistenza”. Prima la psicologia non era tutelata. Pertanto, oggi, si cercano professionisti della salute proprio in questa direzione, peraltro sancita dalla Legge 81/08, che prevede e tutela il rischio di stress correlato al lavoro».

Che vantaggio c’è per le aziende?

Continua: «Da un lato si conformano ai dettami della legge specifica sulla salute mentale. Dall’altro investono su un paradigma di salute che va dalla remissione del sintomo all’aumento della salute stessa. E di conseguenza investono nella crescita, nella performance e nella responsabilità sociale d’impresa a vantaggio di una identità forte e condivisa».

Leggi di più sul benessere in azienda e sul chief mental health officer

Benessere dei dipendenti aziendali
Andrea Montuschi

Great place to work Italia, società di consulenza organizzativa in ambito HR, aiuta il management ad analizzare e migliorare l’ambiente di lavoro. Come cambia l’approccio del benessere in azienda e quali sono i migliori casi in Italia?

Andrea Montuschi: «L’approccio cambia drasticamente. Basta vedere oggi con la pandemia: la sicurezza dettata dall’emergenza (come lasciare i dipendenti a lavorare da casa) è diventata un fattore di motivazione e non più di sola igiene. Le aziende eccellenti nel mondo – posizionate più alte nella classifica Great place to work – erano già strutturate e avevano già una cultura aziendale pronta per affrontare la crisi. Hanno gestito questa pandemia con le spalle coperte, estendendo i servizi che già stavano offrendo per aiutare i dipendenti. Questo approccio in molte imprese è stato esteso alle famiglie. In campo sono scesi psicologi, help line, counselling, coaching.

C’è poi un secondo passaggio: la cura del benessere dei dipendenti aziendali. Le imprese eccellenti in questo senso hanno ascoltato le persone e le loro esigenze, che sono cambiate durante il Coronavirus.

Smart working e change management sono causa di stress da lavoro correlato. Cosa accadrà quando verrà tolto il blocco ai licenziamenti?

Dottor De Carlo: «Si tratta di una evenienza che arriverà e a cui le aziende devono farsi trovare pronte. Sono due le direttrici: la prima è gestire l’ansia, lo stress e le difficoltà delle persone. Già da oggi. Ansia che deriva dal cambiamento dovuto allo smart working e (per chi lavora in presenza) dal rischio di contagio. Secondo punto: una incertezza del futuro al punto che più del 65%dei dipendenti (dati dell’Istituto Piepoli) ha sintomi di ansia elevata.

Pertanto tutte le aziende devono pensare in questo senso, per migliorare la salute e il benessere dei dipendenti aziendali e dei manager. E devono farlo con l’intervento di professionisti della salute. Inoltre, si devono far trovare pronte perché è possibile che ci sia un aumento di contenziosi.

Una società che tutela la salute, domani potrà affermare “io in un momento di emergenza ho fatto di tutto per tutelare la salute”. Fattore importante da un punto di vista della responsabilità sociale d’impresa, della promozione e delle buone relazioni. Ma anche dal punto di vista giuridico.

Si tratta di avere accesso a psicologi professionisti che non intervengono solo per la terapia e per la remissione del sintomo, ma servono per supportare, accompagnare e aiutare il collaboratore. È fondamentale che si abbia la sensibilità di inserire queste competenze in azienda. E non bisogna tralasciare i lavoratori che sembrano più “forti”, come medici e infermieri».

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Da esperti di clima aziendale (Great place to work Italia), cosa vedete mancare nel supporto alle persone per il loro salute mentale?

Andrea Montuschi: «Nell’ultimo anno, le aziende hanno permesso di lavorare da casa. Questo ha portato ad avere più tempo libero a causa della mancanza di spostamenti. Ma molte imprese, settimana dopo settimana, hanno iniziato a impiegare il tempo libero dei dipendenti per riunioni e “call” online, rosicchiando il tempo che ci si era ritagliato.

Improvvisamente, la vita lavorativa non più legata allo spostamento, è stata intensificata, con riunioni continuative per tutta la giornata. Per questo gli psicologi hanno aumentato il loro lavoro.

Anche quando si è online, il nostro cervello cerca di carpire il linguaggio del corpo. Cerca continuamente i riferimenti paraverbali ai quali era abituato con le conversazioni “in presenza”. Ma non li trova e questo è estremamente stancante. Le conseguenze? Abbiamo dovuto aggiungere servizi di ascolto per mettere “cerotti sulle ferite psicologiche”. I leader sono coloro che saranno capaci di dire ai dipendenti di uscire di casa e nondi  concentrarsi 12 ore di seguito sulle conferenze web e sul lavoro».

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Chi viaggia per lavoro è sottoposto a uno stress superiore rispetto ad altre funzioni. Per non perdere dipendenti strategici, quali consigli per travel manager e travel policy?

Alessandro De Carlo: «Due cose pratiche: la prima è di non rimanere confinati nelle proprie funzioni, ma di integrarsi. Costruire progetti insieme o con persone in azienda o con i collaboratori esterni. La seconda? È vero che lo stress è un disagio. Ma aziende e persone devono remare nella stessa direzione e raggiungere insieme gli stessi obiettivi».

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