Aerei a terra Easyjet

Tutti gli aerei a terra, Easyjet parcheggia 335 macchine

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Aerei a terra: da ieri Easyjet non vola più a causa del Coronavirus. La compagnia low fare ha parcheggiato i suoi 335 aeromobili con i quali operava su 1061 rotte, in 159 aeroporti e 36 paesi. Una condizione che segna un’epoca storica: quella in cui il business travel si è fermato. Le riunioni di lavoro sono sostituite dalle live chat, così come la scuola e la vita sociale sono diventati esclusivamente fruibili attraverso le piattaforme digitali. Secondo gli analisti di Priori Data i download di Skype, Houseparty e Zoom sono aumentati del 100% in marzo.

Aerei a terra Easyjet, la compagnia rassicura sullo stato patrimoniale

Gli ultimi voli di Easyjet sono stati quelli dei rimpatri in accordo con il Ministero degli esteri inglese e di altri Paesi.

«Negli ultimi giorni la compagnia ha lavorato alacremente per il rimpatrio di numerosi passeggeri, operando oltre 650 voli di rimpatrio e riportando a casa più di 45.000 persone», spiega il vettore

Gli ultimi voli di rimpatrio sono stati effettuati ieri, domenica 29 marzo 2020. «Continueremo a lavorare con gli enti governativi per effettuare ulteriori voli di rimpatrio qualora richiesto».

Sulla ripresa, la compagnia non dà una data certa, pur rassicurando sul suo stato patrimoniale.

«Possiamo contare su uno stato patrimoniale solido, senza debiti da rifinanziare fino al 2022. Siamo in continua discussione con gli istituti di credito che riconoscono la forza del bilancio e del modello di business».

La liquidità disponibile è pari a 1,6 miliardi di sterline, mentre il credito rotativo non utilizzato è di 500 milioni di dollari. Gli aerei non vincolati hanno un valore superiore a 4 miliardi di sterline. Tra gli asset c’è, infine, tutto il portafoglio di slot.

«Sono estremamente orgoglioso del modo in cui le persone di EasyJet si sono fatte avanti e hanno dato il meglio di sé in un momento così difficile, compreso il fatto che molti membri dell’equipaggio si sono offerti volontari per effettuare voli di rimpatrio per consentire ai nostri clienti di tornare a casa. – commenta il Ceo, Johan Lundgren -. Continuiamo a lavorare instancabilmente per garantire che la compagnia sia ben posizionata per superare questo momento di difficoltà».

E’ dunque in atto un cost cutting per mitigare l’impatto del Covid-19. Visto che la messa a terra degli aerei ha un impatto significativo in tal senso.

La stagione invernale 2020/2021

In una mossa di stimolo al mercato, nei giorni scorsi il vettore inglese ha messo in vendita a una tariffa fissa competitiva i servizi della Winter Season dell’anno prossimo. Tra il 25 ottobre 2020 e il 28 febbraio 2021 ha in programma oltre 147.000 voli.

La lucida riflessione della compagnia sul Coronavirus è questa: «L’industria dell’aviazione europea ha di fronte a sé un futuro incerto e non c’è alcuna garanzia che le compagnie aeree, con i benefici che recano alle persone, all’economia e alle imprese, saranno in grado di sopravvivere a quello che potrebbe trasformarsi in un sostanziale blocco dei viaggi nel lungo periodo, con una prospettiva di ripresa molto lenta. Il futuro dipenderà molto dalla possibilità di mantenere l’accesso alla liquidità, compresa quella messa a disposizione dai governi di tutta Europa».

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