Caro energia e mobilità

Caro energia e mobilità, presentata a MissionForum 2023 la nuova ricerca di The European House Ambrosetti

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Caro energia e mobilità: questo il tema della ricerca che Newsteca ha commissionato a The European House Ambrosetti. Lo studio è stato presentato nel corso dell’evento MissionForum 2023, in programma il 28 marzo scorso a Milano. A illustrare i dati raccolti è stato  Francesco Galletti, consulente dell’area Scenari & Intelligence della società di consulenza.

 

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Caro energia e mobilità, il problema italiano

Galletti ha evidenziato come l’Europa sia fortemente dipendente dagli altri Paesi per le proprie forniture energetiche: importa infatti quasi il 60% del suo fabbisogno. Un problema che riguarda anche l’Italia, con una percentuale di energia importata ben superiore alla media del Vecchio continente (73,5%). Solo quattro nazioni si posizionano peggio della nostra Penisola: Malta (2,7% di energia prodotta), Lussemburgo (5%), Cipro (7,2%9 e il Belgio (22,4%).  “La forte dipendenza energetica dell’Italia dall’estero – ha spiegato Galletti – ne condiziona in modo fondamentale le condizioni di acquisto, generando problemi durante i periodi di crisi e shortage energetico”.

Dipendenza dalle forniture di gas

Dallo studio di The European House Ambrosetti su caro energia e mobilità emerge, in particolare, che la nostra Penisola si posiziona al secondo posto in Europa nell’indice di dipendenza dal gas. Un ambito in cui ha registrato un aumento di ben 14 punti percentuali tra il 2000 e il 2020, superiore alle altre nazioni europee.  Va detto, tra l’altro, che prima del conflitto russo-ucraino ben il 43% del gas importato dall’Italia proveniva proprio dalla Russia. “L’Italia ha diminuito il suo indice di incidenza del gas sul Pil a un ritmo più lento rispetto agli altri Paesi europei, con un valore circa tre volte più basso rispetto alla media europea (-10,7, contro il 27,5 in Europa)” ha sottolineato Galletti. Si evidenzia quindi una dipendenza strutturale dell’economia italiana dalle forniture di gas.

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Caro energia e mobilità, impennata dei prezzi a causa del conflitto russo-ucraino

Il conflitto russo-ucraino, rileva lo studio di The European House Ambrosetti su caro energia e mobilità, ha spinto i prezzi del gas fino a 15 volte i valori registrati nel triennio 2017-2020. E i valori dell’Indice Ttf (Title Transfer Facility), il mercato di riferimento europeo per il gas naturale, restano tuttora circa 3 volte più alti di quel periodo, nonostante lo sforzo di diversificazione delle forniture e gli interventi per calmierare i prezzi (meno di 700 miliardi di euro in tutto il Vecchio Continente).

Il rialzo dei prezzi del gas, però, era già in atto prima della guerra. Il conflitto ha causato un’accelerazione di questa dinamica, con un’impennata dovuta all’interruzione dei flussi provenienti dal gasdotto Nord Stream.

Azioni per contrastare il rialzo dei prezzi

L’Europa ha messo in campo una serie di azioni per favorire la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dal gas russo. Ad esempio, lo scorso maggio è stato avviato il Piano REPowerEU. Tre gli elementi chiave: accelerazione verso l’energia pulita, diversificazione delle fonti energetiche e risparmio energetico. Numerose le iniziative per ridurre il costo del gas: regolamentazione dello stoccaggio del gas (nel marzo 2022), piano di riduzione della domanda di gas (nel luglio 2022) e misura di emergenza sui prezzi elevati dell’elettricità (settembre 2022). Complessivamente i Paesi europei hanno destinato oltre 700 milioni di euro al contenimento dei costi energetici.

Il sentiero stretto della mobilità

In tema di caro energia e mobilità, quali sono quindi gli scenari futuri? Gestire la mobilità, ha detto Galletti, oggi implica tenere conto contemporaneamente di tre grandi sfide: spinte inflattive che rendono i servizi di trasporto più costosi, necessità di proseguire i percorsi di decarbonizzazione e difficoltà di modificare abitudini di consumo degli utenti. Questi ultimi, infatti, considerano ancora l’automobile come la principale soluzione di mobilità.

Spinta inflattiva

Nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato un +8,1% (aumento più alto dal +9,2% del 1985). La causa principale è stata l’andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% rispetto al 2021). I trasporti, tra l’altro, rappresentano la seconda voce di incremento della spesa al consumo dopo il costo delle abitazioni, dell’elettricità e dell’acqua.

Caro energia e mobilità, in aumento le tariffe aeree

In tema di spinta inflattiva nei trasporti, lo studio sul caro energia e mobilità evidenza come nel 2022 il trasporto aereo abbia visto incrementi significativi dei prezzi a causa di 4 fattori contingenti: la capacità ridotta rispetto al periodo precedente alla crisi; la carenza di personale; il rincaro energetico (a ottobre 2022, il carburante per gli aerei costava 156 dollari al barile, cioè il +60% rispetto al 2021). Lo scorso giugno i rincari delle tariffe aeree in Italia hanno raggiunto il +33% per i voli nazionali e il +124% sui collegamenti internazionali rispetto al 2021.

Sostenibilità

Sul fronte della sostenibilità, ha dichiarato Galletti, il settore dei trasporti è l’unico a non aver ridotto l’impatto sul pianeta nell’ultimo ventennio. Anzi, da 1990 al 2019 ha incrementato le emissioni di CO2 del 24%, passando da 672,3 milioni di tonnellate a ben 834,9. Il settore dell’energia nello stesso periodo ha diminuito le emissioni del 37%, l’industria del 26%.

Per abbattere le emissioni le policy dell’Unione Europea hanno promosso un riequilibrio nel mix modale attraverso una redistribuzione delle risorse volta  a privilegiare mezzi di trasporto più green rispetto a quelli su ruote. In particolare, se osserviamo le dotazioni di bilancio del Fesr, il Fondo di coesione e Connecting Europe Facility per il settore dei trasporti, si nota che i fondi destinati ai collegamenti su strada sono scesi dai 50,5 miliardi di euro del periodo 2007-2013 ai 31,2 miliardi del 2014-2020. Al contrario, negli stessi periodi i fondi destinati ai trasporti su rotaia sono passati da 23,1 a 35 miliardi. Sono aumentai anche gli investimenti nei trasporti urbani: da 8,2 a 12,5 miliardi di euro.

L’elettrico in Italia va a rilento

Le strategie green dell’Ue riguardano anche gli autoveicoli. Come è noto, la Commissione Europea ha stabilito che le nuove auto e i nuovi furgoni immatricolati nel Vecchio continente debbano essere a zero emissioni entro il 2035. Di fatto, questo provvedimento vieterà la vendita dei motori a combustione interna. In particolare, il regolamento Ue prevede un obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le nuove auto e del 50% per i nuovi furgoni entro il 2030 per poi arrivare al Net zero entro i cinque anni successivi.  Un obiettivo con cui l’Italia è poco allineata, visto che nel 2022 le immatricolazioni di veicoli elettrici si sono ridotte del 27%, una percentuale quasi doppia rispetto alla media europea.

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In controtendenza il noleggio

Nel 2022, infatti, il noleggio a lungo termine ha registrato un incremento nell’immatricolazione dei veicoli ibridi (16,1%, contro il 13,4% del 2021) e ibridi plugin (5,4% vs 4,6% del 2021). Le auto full electric sono il 2,1% dei contratti (contro il  2,8% dell’anno precedente). Prevalgono comunque le immatricolazioni dei diesel, che ammontano al 63,9% dei contratti di noleggio a lungo termine delle imprese, anche se con un calo del 3,7% rispetto al 2021. Il 68% delle auto immatricolate dalle aziende tramite società di noleggio a lungo termine ha emissioni inferiori a 135g/km (contro il  48% dell’acquisto diretto).

Pagamenti contactless

Per mutare le abitudini di consumo degli utenti, ha detto Francesco Galletti illustrando la ricerca su caro energia e mobilità, sono state messe in campo numerose iniziative sul territorio italiano.  Milano, ad esempio, è stata la prima città italiana ad attivare i pagamenti contactless nella rete della metropolitana. Roma, nel 2019, ha introdotto la tecnologia tap&go in tutti i varchi delle stazioni metro e delle ferrovie, urbane ed extra-urbane. Lo stesso ha fatto la Campania nel 2021. E ancora, Genova, il Trentino, il Veneto e l’Emilia Romagna hanno lanciato app per pagare i biglietti dei trasporti pubblici. Infine Torino ha introdotto i pagamenti contactless sulle sue linee.

Verso il MaaS

Si tratta di servizi che fanno leva sui pagamenti digitali per poter passare da passare da un semplice “ecosistema digitale della mobilità” a un vero e proprio paradigma di Mobility-as-a-Service che includa un’ampia gamma di servizi e operatori: infrastrutture di ricarica, parcheggi, intrattenimenti, agenzie di viaggi online, provider di servizi digitali, servizi di biglietteria ecc. In Italia sono stati complessivamente destinati a questo progetto 40 milioni di euro da Pnrr, più 16 milioni provenienti da un Fondo Complementare.

Abitudini che cambiano lentamente

Ad oggi le abitudini di consumo degli utenti si stanno modificando lentamente. Nel 2022, in Italia, il ricorso all’auto per gli spostamenti è aumentato dell’8,4% rispetto al 2019, mentre è in calo l’utilizzo dei trasporti pubblici (-8,5%). In questo contesto le aziende possono giocare un ruolo importante per gestire, e incentivare, il cambiamento in atto, focalizzandosi sul tema della sostenibilità.

Caro energia e mobilità, ecco le prospettive nel BT

Rielaborando dati di Morgan Stanley e del Politecnico di Milano, The European House Ambrosetti ha rilevato che nel 2022 in Italia il mercato del business travel ha visto un rimbalzo a 17,2 miliardi di spesa, a fronte dei 20,6 miliardi registrati nel 2019. La differenza di 1,7 miliardi, però, è riconducibile interamente alla dinamica inflattiva. E un ulteriore incremento è previsto anche nel 2023.

Cambiamento sì, ma mancano dati chiari

Come accennato, le aziende avranno un ruolo fondamentale nel cambiamento sul fronte della mobilità. E attualmente dimostrano un grado elevato di sensibilità verso il tema della sostenibilità: 9 imprese su 10 lo considerano centrale, mentre l’80% dei business travel professional considera la riduzione delle emissioni come una delle sue priorità d’azione. I principali vincoli all’evoluzione della mobilità aziendale? Secondo le imprese sono i costi (80%), ma anche l’assenza di dati chiari (60%).

Caro energia e mobilità, bisogna gestire la spinta inflattiva

Riguardo al tema della spinta inflattiva, ha detto Gallucci, le aziende saranno chiamate a gestire l’incremento dei costi energetici (nel 2022 +12% il gasolio e +12,5% la benzina rispetto al 2021) attraverso: la pianificazione dei viaggi e un migliore controllo sulla spesa (in circa metà dei casi limitata a controlli a posteriori o a travel policy di comportamento); il rafforzamento della struttura organizzativa aziendale, con un rafforzamento del ruolo dei travel manager.

Proseguire il percorso verso la decarbonizzazione

Le imprese, inoltre, dovranno proseguire i percorsi di decarbonizzazione, valorizzando l’integrazione di modalità di lavoro smart nell’organizzazione. Dovranno anche spingere su un rinnovo del parco auto finalizzato anche alla riduzione emissioni.

Infine, le imprese potranno incidere sul cambiamento di abitudini dei loro dipendenti favorendo una migliore esperienza d’uso della mobilità aziendale. Ad esempio, potranno integrare i pagamenti digitali, che oggi sono adottati solo da un terzo delle aziende italiane. Sarà utile anche inserire i servizi di mobilità all’interno dei piani di welfare aziendali.

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