Nuove auto Euro 7 e competitività del settore automotive. Questi gli argomenti risuonati nelle aule della sede di Bruxelles del Parlamento Europeo, dove il presidente Acea, Luca De Meo, ha parlato senza mezzi termini.
«L’intero comparto è in pericolo di fronte ai cambi epocali che da qui al 2035 potrebbero mettere fuori gioco i motori endotermici e, con essi, molti costruttori». Questo il succo del discorso del presidente dell’Associazione europea dei costruttori auto, da quasi 3 anni amministratore delegato di Renault.
Il manager milanese ha toccato poi un altro tema importante: quello relativo alle nuove auto Euro 7. Ossia una classificazione che «richiederebbe grnadi investimenti ma che non avrebbe grandi ripercussioni positive sulle emissioni. Anzi – continua – sposterebbe ingenti risorse nei budget che i costruttori altrimenti destinerebbero alla ricerca sull’elettrificazione».
Questa strategia da parte di Bruxelles pro Euro 7 potrebbe portare allo stop della produzione di alcuni motori termici. Alcune case, infatti, hanno già ventilato questa strategia visti gli alti costi per ricertificare molti propulsori di ultima generazione. In altre parole: il gioco non vale la candela.
E lo stop alla produzione porterebbe la chiusura di alcuni stabilimenti nel Vecchio continente, con notevoli ripercussioni sull’occupazione.
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Le nuove auto Euro 7 costerenno 2.000 euro in più
A pagarne le conseguenze saranno anche i consumatori, come ha sottolineato Luca De Meo che evidenzia come ogni nuova auto Euro 7 potrebbe costare in media 2.000 euro in più rispetto a un analogo modello odierno. «L’Unione europea deve proteggere la capacità produttiva della filiera auto» ha aggiunto.
Questo porterebbe molti automobilisti a rimandare l’acquisto di una nuova vettura, utilizzando quelle vecche che hanno livelli di emissioni maggiori. Un cane che si morde la coda, insomma.
Ai parlamentari europei riuniti in trasferta a Bruxelles, Luca De Meo ha poi fatto alcune proposte. Primo: la UE dovrebbe trovare il modo di accelerare il rinnovo del parco auto, privilegiando la sostituzione delle vetture più inquinanti. Secondo: concentrare alle grandi città la lotta allo smog.
«Ma al tempo stesso bisogna tenere presente la competivitià dei costruttori europei». Nei prossimi giorni, si riunirà il Consiglio europeo, in cui si discuteranno anche temi economici come questo e come quello relativo allo stop alla vendita di auto endotermiche (dal 2035).
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Attenzione alla concorrenza di Usa e Cina
«L’Europa non è più precursore dell’innovazione tecnologica nel campo auto. A svantaggio della competitività, che vede le aziende di Usa e Cina lottare per il vertice». Acea si è detta pronta a lavorare insieme alle autorità di comunitarie per trovare le soluzioni migliori per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni.
Importante anche l’intervento del direttore generale dell’associazione, Sigrid de Vries. «Negli ultimi anni si sono accavallate tante norme per combattere il CO². I costruttori hanno investito molto per ottemperarvi. Ma Bruxelles deve fare meglio affinché le leggi siano realizzbili e non colpiscano le aziende comunitarie a vantaggio di quelle di altri continenti».
Secondo Acea, nel 2035 le attuali norme Euro 6 insieme all’avvento delle auto elettriche ridurranno dell’80% le emissioni degli NOx rispetto al 2020. La possibile legge sulle nuove auto Euro 7, invece, non porterebbero a un rilevante abbattimento dell’inquinamento: solo il 4% per le auto e il 2% per i mezzi pesanti.
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