Chi vi scrive è un fonero della prima ora, ovvero uno di quelli che aveva raccolta l’invito dell’azienda spagnola Fon, nata nell’ormai lontano 2005, a condividere la propria banda via wireless con altri membri della comunità (foneros appunto) con l’obiettivo di rendere disponibile una connessione sempre e comunque in tutto il mondo. O quasi.
Dopo il bike sharing, il car sharing, gli appartamenti condivisi ecco quindi, e lo avevamo già facilmente preconizzato, ecco il wi-fi sharing, la banda condivisa, utile soprattutto per i viaggiatori. E Fon negli anni è continuata a crescere, è sbarcata negli Stati Uniti, ha visto entrare nel capitale realtà come Google, eBay, Skype o venture capital come Index Ventures, nel 2007 ha chiuso una partnership con British Telecom e tuttora continua a chiudere accordi con imprese telefoniche di tutto il mondo, dalla Telstra australiana a Vodafone, collaborazione questa valida anche per l’Italia.
E a Milano, città super condivisa, dopo Vodafone, è partito anche il servizio di Tiscali e, da poco, anche quello di Fastweb, con il servizio chiamato Wow, un’opzione che permette a tutti coloro che decidono di aprire la propria rete ai passanti di potere accedere a quella altrui una volta a passeggio per la città. Il principio è molto semplice ed è del tutto simile a quello nato nelle reti peer to peer.
Le sfide: la sicurezza e le perfomance. Ma il visionario Martin Varvasky, il creatore di Fon, ci ha creduto in tempi non sospetti. E ora e le grandi Tlc cercano, come per altre iniziative di comunicazione, da Skype a Whatsapp, di non farsi scippare l’occasione di occupare anche questo settore. Intanto Fon spopola: dalla Corea alla Spagna, dalla Germania a , come detto, all’Australia o all’Italia (clicca qui per maggiori informazioni)