Quale mercato auto ci aspetta in futuro? Come sono le previsioni per il 2022, il 2023 e il 2024? Risponde l’edizione 2022 del Global Automotive Outlook di Alix Partners, affermata società di analisi nell’automotive e non solo, con quartier generale a New York e presente in 60 Paesi.
I dati: nel 2022, e in tutto il mondo, i volumi complessivi di nuovi veicoli immatricolati subiranno una lieve flessione raggiungendo 79 milioni di vetture. Leggermente meno del 2021, quando furono 80, e ancora lontane dai livelli 2019 (90 milioni).
Le previsioni stimano un recupero nel 2023 e nel 2024, rispettivamente a 87 e 95 milioni di mezzi per effetti diversi.
Primo: rimbalzo del mercato europeo e americano guidato dalla progressiva maggiore domanda e disponibilità di componenti (chip), ma che si riassesterà a valori inferiori a quelli pre-crisi. Secondo: una ulteriore crescita del mercato cinese, che supererà la soglia di 30 milioni di unità nel 2026.
Il futuro dell’automotive in Italia
Forse immaginare il mercato auto del futuro è un po’ lontano se si guarda al 2035.
Il mercato italiano – atteso nel 2022 a 1,5 milioni di veicoli (-0,6 milioni e – 28% rispetto al 2019) – è previsto in recupero a 1,8 milioni nel 2025. Ossia a +19% rispetto all’anno precedente, ma inferiore di 0,3 milioni di mezzi rispetto al 2019.
Le difficoltà nella catena di fornitura continueranno fino al 2024, anche se in un contesto di progressivo miglioramento della disponibilità di chip.
Questo complesso quadro, insieme alla pressione sui costi delle materie prime e dei trasporti che ha impattato maggiormente i fornitori, rappresenta una grande sfida per il settore. Settore che nei prossimi cinque anni investirà 526 miliardi di dollari per supportare lo sviluppo e il passaggio ai veicoli elettrici a batteria (Bev).
L’analisi di Alix Partners mostra un altro punto di questa transizione “green”. Siccome si svolge in un contesto di prospettive economiche in calo, potrebbe costare alle case automobilistiche e ai fornitori 70 miliardi di dollari se non gestita correttamente.
In seguito all’incremento dei prezzi, solo parzialmente compensato dall’aumento dei costi, l’Ebit dei costruttori ha raggiunto il valore record del 12,6%. Basti pensare che la media di questo dato, che indica il mergine operativo lordo, nell’ultimo decennio è stata del 10,3%.
«Nel 2021 i costruttori di automobili hanno raggiunto il record storico di profittabilità, migliorando ulteriormente i risultati del 2020», fa notare Paolo Pucino, director di Alix Partners.
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Le auto elettriche nel 2023
Lo studio riguarda anche le auto elettriche.
Secondo le ultime previsioni, supereranno i veicoli tradizionali in termini di quota in tutti i principali mercati. Ma non prima del 2035.
La conferma del programma Fit for 55 in Europa supporterà un ulteriore incremento e accelerazione della penetrazione di veicoli Bev, che rappresenteranno il 44% delle immatricolazioni nel 2028 e l’83% nel 2035.
In Italia? La previsione è che i veicoli a batteria passino dal 4% del 2021 al 54% nel 2030 – inferiore agli altri principali Paesi europei –, per convergere nel 2035 ai valori definiti dal Fit for 55.
La crescita del mercato delle vetture elettriche sarà ostacolata da un costo delle materie prime superiore.
Basti pensare che per un Bev servono in media 24 mila euro contro i 15 mila per una vettura con motore a combustione. E si parla solo di materie prime, non di prezzo di acquisto.
L’attuale trend di diminuzione del prezzo delle batterie potrebbe temporaneamente invertire la rotta, per effetto dell’aumento di alcune materie prime come nickel e cobalto. Di cui la Russia è un grande produttore.
Investimenti auto elettriche 2023
«Un veicolo elettrico costa mediamente il 60% in più di un equivalente veicolo a combustione», ha aggiunto Emanuele Cordone, director della società. «Un terzo del costo è legato al pacco batteria. E l’aumento delle materie prime potrebbe causare un’inversione del trend nel 2022. Il difficile percorso verso la parità di costo tra veicoli elettrici e a motore termico potrebbe subire un rallentamento».
«Costruttori e fornitori stanno continuando ad affrontare un contesto complesso dando prova di reattività e recuperando margini utili a sostenere gli ingenti investimenti. Investimenti necessari al completamento dell’elettrificazione. Lo stanziamento avverrà prima che i volumi siano sufficienti a raggiungere economie di produzione e competitività dei costi paragonabili alle vetture con motore a combustione interna».
Così ha aggiunto Dario Duse, managing director e co-leader europeo del team Automotive and Industrial. «I 70 miliardi di dollari di costo complessivo per l’industria fino al 2030 possono essere dimezzati con una gestione attenta e proattiva».
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Mercato auto futuro: focus sulla competitività del prezzo
Secondo il Global Automotive Outlook, infine, in futuro i nuovi acquirenti si concentreranno maggiormente sul prezzo di acquisto, sui costi di proprietà e sulla comodità di ricarica. Questo richiederà uno spostamento della focalizzazione di costruttori e fornitori dal time to market alla competitività sui costi e un continuo investimento sulla rete di ricarica.
Oltre alla capillarità delle colonnine, dovrà anche raddoppiare l’utilizzazione. Tradotto: il tempo in cui viene effettivamente erogata energia, per essere economicamente sostenibile e produrre ritorni sugli investimenti.
Da questo punto di vista l’Italia attualmente ha circa 28 mila punti di ricarica con 14 mila colonnine, nella maggior parte a bassa potenza. Potrà però sfruttare i 750 milioni di euro previsti nel Pnrr per installare ulteriori 21 mila punti di ricarica (10.500 colonnine), prevalentemente a media e alta potenza.
Il Belpaese è inoltre uno dei paesi all’avanguardia per lo sviluppo di sistemi di ricarica alternativi come l’induzione già in sperimentazione sulla autostrada Brebemi.
Global Automotive Alix Partners: conclusioni 2022-2023
Con 3.662 dollari per veicolo (negli Stati Uniti), il contenuto di materie prime in un veicolo a motore tradizionale è quasi raddoppiato rispetto ai livelli pre-pandemici. Questo dato impallidisce rispetto al contenuto di materie prime delle auto elettriche, che ora è di 8.255 dollari per veicolo. La disparità è determinata soprattutto dai prezzi di cobalto, nichel e litio.
In futuro, la carenza di chip potrebbe influire in modo sproporzionato sulla produzione di Bev, perché ne richiedono un numero maggiore rispetto alle vetture tradizionali. La domanda di queste componenti da parte dei produttori di emissioni zero crescerà del 55% all’anno. La conseguenza? La poca disponibilità sarà un ostacolo continuo per la produzione.
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