Il mondo è pronto per la Uber economics?

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La sharing economy, o “1099 economy”, dal numero di norma fiscale della prestazione d’opera occasionale negli Stati Uniti, fa bene agli individui o è solo una mezzo per assicurare manodopera senza troppi legami alle multinazionali che, grazie anche a costi fissi risibili, guadagnano ogni anno miliardi di dollari?
E’ vero che la colpa è anche degli Stati sovrani, elefantiaci, che non riescono nelle loro norme a stare al passo con il mercato. Ecco il perché delle querelle fiscali con le over the top, che incassano nei vari Paesi miliardi su miliardi lasciando poco o pochissimo al fisco locale. Ma come modello economico questo è sostenibile socialmente?
Il mondo si sta uberizzando, dal verbo to uberize entrato ormai nel lessico della lingua inglese, ovvero applicare il modello Uber a qualunque business e a qualsiasi settore. Dove i lavoratori però perdono tante certezze, diventano imprenditori di se stessi ma, spesso, devono fare più lavori per vivere. E’ la sharing economy, direbbe qualcuno. O la Gigeconomics, come teorizzato da Tina Brown sul The Daily Beast nel lontano 2009.

“Be your own boss” che è anche l’idea di Amazon Flex, il nuovo servizio della società di Jeff Bezos appena lanciato a Seattle, che promette dai 18 ai 25 dollari l’ora di guadagno ai corrieri autonomi che lavorano per loro utilizzando la propria auto e il proprio smartphone. I piani di crescita del servizio naturalmente prevedono altre località, da Manhattan a Chicago, per un totale di nove città.

Ma parlando di viaggi, siano questi per ragioni di turismo che per business, non si può non analizzare il business model, anch’esso esportabile di AirBnB, il servizio di affitto case e stanze che potremmo definire peer to peer, dove la piattaforma fa solo da tramite. Con pochissimi costi fissi. Se non quelli della piattaforma tecnologica. Che presto, come detto, potrebbe invadere altri segmenti del travel. Ad esempio nella Bay Area ha appena iniziato a testare il servizio journey attraverso il quale propone oltre all’alloggio la visita della città o escursioni nei dintorni. Ma anche appartamenti scelti per i viaggiatori d’affari. E, visto l’ottimo funzionamento della sua piattaforma, perché non distribuire anche hotel, auto o quant’altro come già fanno le Olta più famose? Magari cambiando semplicemente il Brand?

La forza di AirBnB è anche la trasparenza delle tariffe, il fatto che si paghi subito e che, se si utilizzano altri canali per prenotare le loro stanze nel futuro si pagherà di più. Già succede in alcune aeree in USA se si prenota via Google. Insomma un po’ come la Lufhtansa del settore accomodation.

E l’ uberizing  economy la iniziamo a trovare un po’ dappertutto: ad esempio nella neonata Tripves con base a Bali, che si ripromette di uberizzare il mercato dell’affitto di automobili. Una soluzione ottimale per il traffico di Jakarta e delle città indonesiane, secondo gli sviluppatori di questa app, Jati Adrianto e Tamir Tsogbayar. O, ancora, sempre nel campo dei trasporti, GrabTaxi-Car-Bike e GoJek.

L'economia si sta "uberizzando". Ma è un modello sostenibile?
L’economia si sta “uberizzando”. Ma è un modello sostenibile?

Ma non ci sono solo i trasporti o l’accomodation. Se si scorre Product Hunt, l’enciclopedia online delle start-up, si trova una intera sezione dedicata ai servizi uberizzati. Ecco quindi Coders Clan, per stendere programmi, di Tel Aviv, Wag!, l’Uber dei dog sitter, FoodNow, per la consegna di cibo dei ristoranti a domicilio in arrivo dalla Florida anche in Italia o, addirittura, la app per la consegna di biscotti a domicilio, Doughbies On-demand. E che dire di Heal, l’Uber dei medici, peraltro in cerca di pediatri vista l’alta richiesta; Bannerman, l’Uber delle guardie di sicurezza, Sprig, l’Uber dei cuochi a domicilio, task rabbit.com, per trovare lavoratori per piccole mansioni, e, financo, Octopus, che si è autodefinita “l’Uber per qualunque cosa”.

La prossima frontiera? La banda Wi-Fi magari inutilizzata per gran parte della giornata ma, perché no, i pasti per i bambini preparati dalle mamme, la spesa al mercato per conto terzi, la cura delle piante e…aggiungete voi il settore che più vi aggrada.
Ma dopo questa lunga disgressione torniamo alla domanda di partenza: cui prodest la uber economics, chiamata anche l’ Individual Age Economics da parte di Andrei Cherny, candidato Democratico per l’Arizona nel 2012, oggi imprenditore, che disse “Gli individui, non le grandi compagnie, saranno il propellente dell’economia”. Ma ci sarà posto per tutti?

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