Durante MissionForum, il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, ha fatto il punto della situazione sul mercato flotte con una “analisi franca“.
I dati che emergono dalle immatricolazioni dell’automotive non sono certo incoraggianti.
Dopo il tracollo del -28% durante la pandemia, per la conseguente chiusura delle concessionarie, anche il mese di marzo 2022 si è espresso con segno negativo con un -25% marzo 2022 su marzo 2021.
Percentuali che si trasformano in, dolorosi, numeri visto che mancano più di 50.000 immatricolazioni rispetto allo scorso anno e oltre 74.000 esemplari rispetto a marzo 2019.
Prendendo il trimestre del nuovo anno, gennaio-febbraio-marzo, il buco è di 108.000 immatricolazioni rispetto al 2021 e quasi 197.000 esemplari rispetto al 2019.
Una fotografia del mercato italiano chiara, che con la pandemia ha dovuto affrontare anche la crisi dei chip e lo shortage dei semiconduttori con la mancanza di materie prime per la produzione di centraline.
In più la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia anno pesanti conseguenze sull’economia globale.
Il mercato flotte 2022: resta il problema Iva e ora è senza incentivi
A questo bisogna aggiungere gli incentivi auto che «hanno modificato sostanzialmente il mercato creando un anno di soli 6 mesi», ha dichiarato Cardinali.
Infatti, aziende e privati aspettano gli incentivi prima di affacciarsi sul mercato, per poter avere il maggior sconto possibile in fase d’acquisto.
È notizia recente, però, che il Dpcm firmato dal Governo per l’Ecobonus auto 2022 ha completamente escluso il mondo delle flotte aziendali, una grossa fetta delle vendite, provocando non poco malcontento.
Come se non bastasse è stata formulata l’ennesima richiesta di proroga sulla detraibilità dell’Iva da parte dell’Italia all’Unione europea.
Oltre al problema della detraibilità dell’Iva, che penalizza enormemente le aziende italiane da 40 anni, si aggiunge anche l’assenza totale di incentivi per le aziende.
Significa osteggiare di fatto la transizione energetica delle imprese virtuose in un momento di crisi economica globale. Un vero e proprio paradosso, vista l’età media del parco circolante italiano – circa 12 anni – con auto che risultano essere meno sicure su strada e più inquinanti.
Senza contare che il comparto delle flotte aiuta ad creare il mercato dell’usato e rendere più accessibili ai privati le auto elettrificate ibride ed elettriche.
Il Governo ha quindi deciso per la continuità con la richiesta di proroga, evitando di allinearsi alla normativa europea sulla detraibilità totale dell’Iva. Così facendo questo provvedimento diventa sempre più importante soprattutto in assenza di incentivi per le imprese.
La proposta di Unrae divisa per fasce
Il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, ha esposto al pubblico di MissionForum la proposta dell’associazione che rappresenta le case automobilistiche estere.
Osserva: «La proposta di Unrae consterebbe in 400 milioni contro un miliardo di euro sulla base del mercato attuale».
Continua: «La discriminante riguarda il tipo di provvedimento aperto rispetto gli incentivi a fondo chiuso. Un perfetto alibi per il Governo che non intende affrontare questo tipo di riforma».
Nel dettaglio, la proposta di Unrae prevede la detraibilità del 100% sulle auto elettriche con emissioni di CO2 comprese tra 0 e 20 g/km. Dell’80% sulla fascia 21-60 e al 50% per quella 61-135. Essendo così coerente con l’obiettivo di transizione ecologica, stimolando le aziende al cambiamento.
Un provvedimento mirato per cercare di dare impulso al mercato visto che proiettando i dati di vendite del primo trimestre, l’anno si chiuderebbe cnegativamente a 1,1-1,2 milioni di immatricolazioni.