I pilastri del business travel non cambiano e nessuno prenderà il sopravvento sugli altri per molto tempo ancora. Le tre “S” dei viaggi d’affari nel mondo post pandemico rimangono sicurezza, sostenibilità e savings, laddove i costi e il budget vengono inesorabilmente relegati al terzo gradino. Tutti conviveranno nell’attenta valutazione che i travel manager dovranno compiere per autorizzare una missione oppure risolverla con un meeting online.
Non è una ricerca né un sondaggio a sintetizzare la difficile prospettiva di ripresa delle trasferte di lavoro quella che emerge dal Business Travel Show Europe, chiusosi a Londra nel fine settimana appena trascorso. Stavolta è semplicemente l’estremo riassunto dei dibattiti che abbiamo seguito durante l’evento, tornato in presenza al centro congressi Excel.
Un appuntamento sottotono, tuttavia è stato importante esserci e il plauso agli organizzatori non può che essere per avere portato a termine un palinsesto di dibattiti mai banale e con la partecipazione di speaker di alto profilo.
L’appuntamento con il 2022 è già fissato per il 29 e il 30 giugno, sempre a Excel.
Pilastri del business travel: viaggi o Zoom?
Mentre i taxi di Londra sfrecciano pubblicizzando la piattaforma di video conferenze Zoom, ci si è chiesti del “Passaggio dalla gestione dei viaggi alla gestione delle interazioni: come controlliamo i viaggi insieme alle riunioni virtuali?”. Per Scott Gillespie, Dg di Tclara, è una questione di incisività. Osserva: «Non sono i viaggi d’affari a creare valore bensì le riunioni, perciò la prima cosa da fare è renderle di successo. La profittabilità dei meeting, il benessere di chi viaggia e la sostenibilità ambientale ed economica della missione devono diventare prioritari, al di sopra del risparmio e del budget».
I travel manager dovranno, quindi, distinguere nettamente le trasferte ad alto valore e ridisegnare i programmi e la spesa in base a questa premessa. Ma attenzione, il professionista è un super esperto di procurement e di total cost of travels. Diciamo che la sua visione è molto ortodossa. E in fondo deve promuovere la sua applicazione che misura l’efficacia di un viaggio d’affari. Infatti, TClara è uno strumento che verifica l’importanza di una missione aziendale.
Per Richard Eades, a capo della divisione Viaggi, meeting ed eventi di BP (ex British Petroleum, ndr), il successo sta nell’equilibrio delle decisioni (se partire oppure risolverla con un appuntamento du Zoom). Il manager gestisce una spesa da 300 milioni di dollari di viaggi e argomenta: «Se i tre pilastri non cambiano, come detto, è importante comprendere che la valutazione della trasferta va fatta in tempo reale e anche con i fornitori andrà ricercato un equilibrio per le tariffe dei servizi».
Ri-negoziare le tariffe aeree sì, ma come?
A proposito di ri-negoziare le tariffe, un panel si è focalizzato proprio su “Resettare gli accordi con le linee aeree”.
Aperto agli hosted buyers, che per il Btse significa i travel manager con un milione di sterline di budget all’anno, il dibattito ha cercato di stabilire le priorità per i responsabili dei viaggi aziendali. L’esperto della divisione di Mckinsey che si occupa di business travel, Prashanth Kuchibhotla, ha chiaramente detto che «siamo in un contesto di previsione tariffaria impossibile nel trasporto aereo».
Argomenta: «I vettori aerei stanno combattendo con la ripresa dal Covid19: devo ricostruire i loro network, hanno orizzonti molto corti di pianificazione degli orari, inoltre stanno aggiustando i prodotti. Impossibile prevedere i prezzi: potrebbero essere altissimi oppure stracciati. Anche perché non sanno rispondere alla domanda se la ripresa sarà al 50 oppure al 90% rispetto al 2019».
Con tutte queste domande lasciate aperte (rotte, volumi di traffico, budget di cui disporre), i travel manager possono negoziare ora oppure devono aspettare?
Gli approcci suggeriti
Con vent’anni di esperienza di negoziazione con le compagnie aeree per conto di aziende di tutti i settori, l’esperto suggerisce tre approcci.
Il primo: spostare le decisioni al 2023, guardare i dati del 2022 e tornare a discuterne. Oppure negoziare ora e fissare controlli a breve termine. Infine, “tagliare la testa al toro”, cioè apportare cambiamenti drastici per evitare meno dolori via via.
In tutto questo i travel manager non dimentichino i fondamentali della struttura di negoziazione:
- Il network e le rotte volate, una per una;
- Stabilire una percentuale di tariffe fisse;
- Definire i servizi aggiuntivi come fast track, lounge, pass
Secondo Mckinsey la ripresa dei viaggi corporate si manifesterà con 4 profili di viaggiatori, di cui vi abbiamo scritto su Mission numero 3 alle pagine 2-3-4. La sensazione – non ancora testimoniata – è che il business travel non tornerà più nelle modalità pre-pandemia. Nella consapevolezza che buona parte delle trasferte di lavoro non erano produttive.
Tecnologie di realtà aumentata al posto dei viaggi negli stabilimenti
Presentato a fine agosto, un sondaggio di Bloomberg, colosso newyorchese dell’informazione, ha reso noto che l’84% delle aziende prevede di spendere meno nei viaggi di lavoro dopo la pandemia. Le domande sono state poste a 45 multinazionali americane, europee ed asiatiche. Tra le risposte che i partecipanti hanno portato a motivazione ci sono anche le tecnologie che permettono agli staff di comunicare tra loro in tempo reale come la realtà aumentata applicata a visori ottici.
Così ha fatto Akzo Nobel NV, il più grande produttore di vernici d’Europa. Nell’ultimo anno, il capo della produzione ha diretto il personale dei 124 stabilimenti in questo modo.
Se così fosse, si dovrebbe compiere quanto dicevamo all’inizio sul passaggio dal management dei viaggi alla gestione delle interazioni tra le persone. Molto dipenderà dall’evoluzione dei vaccini, dei requisiti di ingresso nei Paesi come tamponi, quarantene e Green Pass. Nel panel “What’s the medical outlook for business travel?” Adrian Hyzler, medico a capo di Healix International, ha detto che si deve trovare un modo per “addolcire” le prassi attuali poiché viaggiare alle attuali condizioni «è un vero e proprio incubo».
Vaccini e viaggi: cosa dice Healix International
Healix è il fornitore di sicurezza nei viaggi del governo inglese, un incarico per 25mila viaggiatori fino al 2025.
Sono 10 anni che la società vince questo contratto pubblico. Che implica assistenza sanitaria ai dipendenti e alle loro famiglie in viaggio, 24 ore su 24, in 190 Paesi. Il pacchetto di servizi include supporto psicologico da remoto e una valutazione del rischio pre-viaggio sul quale si delinea la bontà del fornitore.
Infatti, l’esiguità dei rimpatri da zone difficili è il fattore decisivo dell’ottimale processo di screening effettuato da Healix, prima dell’autorizzazione alla partenza del dipendente.
Hyzler dice: «I livelli di sicurezza dei governi non dovrebbero essere la risorsa finale per prendere le decisioni di viaggio. Il quadro di valutazione è molto più complesso. Ad esempio ci sono elevati gradi di allerta in Paesi dove la vita sembra tornare alla normalità, i mezzi pubblici tornano al 100% di occupazione e la socialità è apparentemente regolare».
Il quadro pandemico: i Paesi del business travel più colpiti
Per il dottor Hyzler il quadro pandemico è tutt’altro che risolto, con 5 milioni di morti e 250 milioni di contagiati. Eppure, la realtà è ancora diversa.
Modelli di calcolo conosciuti in ambito medico dicono che il vero numero di decessi dovuti al Covid-19 è ora superiore a 15 milioni, perché molte persone muoiono senza avere accesso a un test.
«Tuttavia, l’ultima settimana di settembre l’Oms ha confermato che i nuovi casi sono scesi da 4 milioni a 3,6 milioni, un calo del 10%. Gli “hotspot” attuali sono Stati Uniti, India, Gran Bretagna, Turchia e Filippine. Nel Regno Unito, le infezioni rimangono elevate senza una rapida decelerazione o accelerazione nel numero di nuovi casi. Rispetto ad altri paesi del G7, il Paese ha 441 casi per milione negli ultimi sette giorni rispetto ai 417 negli Stati Uniti, 107 nell’UE, 69 in Italia e solo 39 in Giappone».
Ciononostante, le ospedalizzazioni scendono ed è il parametro che permette di ipotizzare una sufficiente gestione della pandemia.
Il prossimo capitolo è rappresentato dai richiami della terza dose. Hyzler: «Un argomento controverso poiché gran parte del mondo deve ancora completare un ciclo di vaccinazione primaria».
Attualmente sappiamo che una terza dose oppure un richiamo del vaccino Pfizer negli over 60 che hanno trascorso più di cinque mesi dall’ultima somministrazione offre dieci volte meno probabilità di infezione e quasi 20 volte meno probabilità di ammalarsi di una malattia grave.
Cosa è successo nel Day One del BTSE 2021 a Londra di cui siamo stati media partner?