La sostenibilità del business travel emerge in una ricerca congiunta di Travel for business e Alma Travel, Tmc sul mercato dal 1972 che oggi ha nel BT il 70% del suo fatturato. Un mercato che vede ancora un po’ di lacune in fatto di conoscenza della normativa ambientale, messa in campo soprattutto con il decreto Cingolani e Giovannini sul mobility manager.
Andando con ordine: insieme a Travel for business divisione Research, Alma Travel ha condotto lo studio “Business travel, modelli per la sostenibilità ambientale e sociale“.
Una ricerca che tocca uno dei temi più caldi e attuali per il settore. Ossia quella sostenibilità ambientale per la quale l’azienda è stata una tra le prime travel management company certificate ISO 9001 ed ISO 14001.
«Oggi siamo la prima agenzia in Italia certificata Esg con rating A», spiega il senior business travel consultant Riccardo Gabriele Ricci. «L’analisi ci ha aiutato a capire cosa pensano le aziende della sostenibilità e come possiamo aiutarle ad intraprendere un percorso virtuoso».
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La sostenibilità del business travel nella ricerca Alma Travel
La sostenibilità del business travel è passata quindi sotto la lente di Alma Travel.
L’indagine ha intervistato un panel di circa 350 persone che si occupano di viaggi d’affari e mobilità aziendale. Così da scattare una fotografia chiara dello stato dell’arte delle imprese italiane sulla gestione delle trasferte green.
Obiettivo: valutare e individuare le azioni che la travel industry potrebbe implementare a supporto dei travel manager. Le società interpellate hanno queste caratteristiche:
- Fino a 100 dipendenti: 28,6%
- Da 101 a 500: 14,3%
- Da 501 a 1500: 32,1%
- Oltre 1.501 addetti: 25%
La prima domanda: “Quanto ritieni importante che una società o un’organizzazione sia in grado di identificare e comunicare i suoi impatti significativi sull’economia, sull’ambiente e/o sulla società?”. Il 78,57% degli interpellati ha risposto “molto importante”.
Secondo tema: “Quanto è importante la sostenibilità dei viaggi di lavoro?” È risultato che per il 57,14% il tema è molto importante, per il 35,71% importante e solo per il 7,14% “abbastanza e niente”.
La gran parte degli intervistati ha, dunque, a cuore la sostenibilità dei viaggi. Un ottimo punto di partenza, cui è seguito un approfondimento su quale potrebbe essere l’impatto della sostenibilità come obiettivo di pianificazione e gestione dei viaggi aziendali.
Le aziende disponibili (a parole) a viaggiare green
Alla domanda se sarebbero disponibili a cambiare le abitudini di viaggio nel caso venisse proposta una soluzione più sostenibile, il 75% degli intervistati risponde affermativamente. È importante però capire quali criteri vengono usati per scegliere i fornitori dei viaggi di lavoro.
Sebbene le aziende affermino che la sostenibilità delle trasferte sia molto importante (57,1% degli intervistati), ci sono altri punti rilevanti nella scelta di un fornitore di viaggio. Quali? La qualità del servizio (64,29%) e il prezzo (50%). L’attenzione alla sostenibilità è pari al 25%.
Il costo del viaggio rimane però ancora uno dei primari criteri di selezione in fase di prenotazione. La sicurezza è al secondo posto, con quasi il 43%. La selezione di un viaggio a basso impatto ambientale è però in quarta posizione con il 25%.
«La parola sostenibilità è pronunciata sempre più spesso. Ma ancora molti non ne hanno compreso il vero significato» afferma Riccardo Gabriele Ricci.
C’è poi un falso mito da sfatare. Riguardo al prezzo, talvolta un’azienda sostenibile è percepita come elitaria, che vende servizi ad alto valore aggiunto ad una tariffa più alta rispetto al mercato.
«Questo è il primo falso mito da sfatare: la sostenibilità è una scelta per rispettare l’ambiente, le persone e la gestione oculata delle finanze. Non rappresenta un maggior costo rifornirsi di elettricità solo da fonti rinnovabili. Non è un maggior costo decidere di abbattere il consumo di carta a favore della digitalizzazione. Né è un maggior costo destinare una parte degli utili a progetti che possano aiutare le persone o l’ambiente».
La certificazione ambientale ESG
«Tutto si riduce solo ad una scelta. Io non vendo i miei servizi ad un prezzo più alto perché ho una certificazione Esg, ma faccio sapere ai miei clienti che anche loro possono compiere la scelta di avere un fornitore sostenibile».
Che cosa è la certificazione Esg? Il rating Environmental, social and governance è il risultato di una valutazione effettuata sul sistema aziendale. Tenendo conto delle attività e delle misure adottate in tema ambientale, sociale e di gestione.
Tornando alla ricerca, la domanda chiave è anche questa: le aziende sarebbero disposte a pagare di più per un servizio di viaggio se fosse più ecologico? I rispondenti sembrano nutrire dei dubbi sul reale impegno in sostenibilità dei fornitori di viaggio.
Infatti una percentuale molto alta (82,14%) si dichiara disponibile a pagare di più, ma a fronte di garanzie verificate, da parte del fornitore.
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Prima di compiere un viaggio d’affari: valutazioni
Una domanda dell’indagine sulla sostenibilità del business travel verteva su cosa le persone coinvolte valutano prima di intraprendere un viaggio d’affari.
È emerso che il 18% effettua un’analisi preventiva per capire se sostituire il viaggio con un incontro virtuale.
Il 25% si concentra sugli obiettivi di business, valutando comunque i rischi della destinazione. Per quasi il 30% il viaggio vale la pena solo se è essenziale. Mentre si nota nuovamente una scarsa attenzione agli impatti ecologici: prevale in generale il business aziendale.
Il secondo capitolo dell’indagine ha voluto analizzare le modalità con cui le aziende gestiscono gli obiettivi green e sostenibili. La prima domanda è se l’azienda ha messo in atto accorgimenti per la gestione sostenibile dei viaggi di lavoro.
Le risposte? Il 60% non ha adottato nessun accorgimento per gestire, organizzare i viaggi di lavoro in ottica sostenibile. C’è però un 20% che produce un rapporto periodico in cui informa i viaggiatori della loro impronta sostenibile.
Percentuale simile (19%) per chi ha introdotto linee guida e indicazioni su comportamenti più virtuosi da tenere in viaggio. Solo il 9% ha introdotto un programma di informazione per sensibilizzare i viaggiatori aziendali. Infine, l’8% ha selezionato prima e successivamente inserito i supplier che offrono un basso impatto ambientale nel travel program.
Il 44% delle aziende non ha una travel policy con parametri green
La sostenibilità non è però al centro della programmazione dei viaggi delle aziende al punto da redigere una Green Travel Policy.
Ne consegue che il 44% non dispone di una simile politica con parametri green neanche sotto forma di appendice.
Cosa osta alla sua introduzione?
Per quasi il 48% si tratta di una questione di forma mentis. Cioè manca una cultura per la gestione delle trasferte sostenibili. Per il 43,48% c’è il timore di maggiori costi d’acquisto.
Per il 30,43%, frena la mancanza di incentivazione. In altre parole: il personale che viaggia non è sufficientemente coinvolto o incentivato su questi argomenti.
A seguire, incidono per il 30% le scarse competenze interne specifiche sul tema dei viaggi d’affari sostenibili mentre per il 13,04% la difficoltà a ottenere informazioni dai fornitori dei servizi travel. Per concludere, la difficoltà nel reperire informazioni tecnico-legislative e servizi specifici pesa per il 12% degli intervistati.
«Credo che su questo punto abbiamo davvero tanta strada da fare», commenta laconico Gabriele Ricci.
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La mancanza di politiche generali di acquisto dei viaggi
Non è tutto: il 32% asserisce che non è presente in azienda una politica generale d’acquisto che privilegi la sostenibilità. Per il 28% c’è, ma solo per alcuni fornitori strategici. E solo un 20% ha un processo d’acquisto attento in questa direzione.
Quando però è presente una politica d’acquisto che tiene in considerazione anche gli aspetti della sostenibilità nel business travel, questa si concentra principalmente nella selezione delle strutture alberghiere (35,9%). Per gli altri servizi come aerei e mobilità, l’attenzione è minore (18,3%). Solo per un 9,2% riguarda la selezione dell’agenzia di viaggio.
Per fortuna, sono buone le intenzioni da parte delle aziende sugli obiettivi futuri di introdurre negli acquisti le pratiche green per il travel management. Tuttavia, non sembra essere una priorità per il 2021. Il 47,4% ha manifestato l’intenzione di attivarsi in tal senso.
Sono a oggi poche le aziende (28%) che sono in grado di quantificare con un reporting il valore delle emissioni CO2 per i viaggi di lavoro. Ben il 60% dichiara, infatti, di non farlo.
I freni nel redigere un report delle emissioni CO2 nel BT
- Per il 45,83%, la reperibilità di informazioni certe e complete per effettuare le analisi
- Per il 25% delle aziende, sembra non essere una priorità
- Per il 16,67%, la carenza di sistemi automatici per ottenere i dati delle emissioni di CO2 per i diversi servizi di viaggio
- Per l’8,3%, i fornitori di servizio non forniscono i dati e le informazioni pertinenti
- Per il 4,17%, scarsa fiducia: non si fidano completamente delle informazioni che ricevono
A oggi solo il 4% compensa le emissioni di CO2 mentre il 45% dei rispondenti non è a conoscenza delle pratiche di compensazione.
Dal panel delle aziende rispondenti al sondaggio si evince che il 57% ha oltre 500 dipendenti. «Quindi imprese che hanno l’obbligo, insieme al bilancio annuale, di presentare il bilancio di sostenibilità». Ma solo una su 4 di queste simensioni redige un report ambientale.
«Questo è un altro indicatore di quanto sia ancora scarsa la conoscenza Esg. Con possibilità di essere sanzionabili. Ma se non coinvolgo i miei dipendenti in un progetto così importante come faccio a definirmi Esg? Se voglio impegnarmi negli aspetti sociali, prima di tutto devo stare attento al benessere dei miei dipendenti», riflette il manager di Alma Travel.
L’importanza della governance nella sostenibilità del business travel
La ricerca sulla sostenibilità del business travel ha voluto esplorare anche la gestione della sostenibilità sociale.
«La governance è la base di ogni azienda sana, che per rimanere tale dovrà produrre utili. Poi si dovrà scegliere come destinare al sociale parte di quegli utili».
- Oltre il 70% degli intervistati dichiara che il tema della sostenibilità sociale aziendale è “molto importante o importante”
- Scendendo nel dettaglio di quali iniziative hanno già messo in pratica, il 60,87% riguarda il benessere lavorativo
- Il 56,52% la sicurezza nei viaggi di lavoro
- Il 56,5% assunzioni di personale in condizioni di disagio
- Il 43,48% il benessere collettivo
- Il 34,78% il benessere della vita privata
Cosa fa Alma Travel con i suoi clienti?
«Inviamo alle nostre aziende un report con le emissioni di co2, chiedendo di compensarle. Ma non solo: sviluppiamo collaborazioni con loro per finanziare progetti sociali oppure selezioniamo i fornitori in base alla loro policy ambientale. Ad esempio, valutiamo se il fornitore di energia elettrica produce solo da fonti rinnovabili e se i veicoli aziendali sono ibridi oppure elettrici».
Conclude: «Quando un’azienda fa una gara per la biglietteria aerea non chiede certificazioni ambientali: noi ci siamo strutturati per dare una consulenza in questo senso. Abbiamo un accordo con ZeroCO2 e possiamo certificare a fine anno l’impronta sostenibile».