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Innovazione automotive: la telematica è regina. Intervista a Massimo Braga

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Il vero “vincitore” tra gli elementi d’innovazione dell’automotive è la telematica: l’ultimo Rapporto Aniasa 2021 ci dice che il 90% delle flotte dei noleggiatori è provvisto di strumenti di controllo. L’analisi globale di Alix Partners, inoltre, rinforza sull’aspetto tecnologico dell’industria spiegando dell’esigenza di convertire le fabbriche dalla mera produzione di auto in stabilimenti d’ingegneria software. E’ di quest’ultima che il settore farà un largo consumo nel quinquennio che darà la spinta all’elettrificazione. Infatti, non passa giorno che le Case ci informino del fatto di volere essere considerate aziende di mobilità anziché di produttori di macchine.

Parliamo di questo scenario con Massimo Braga, direttore generale di Lojack Italia, società di proprietà della californiana Calamp che realizza applicazioni software di Iot (Internet of things), servizi cloud, data intelligence e prodotti e servizi telematici.

Leggi qui della ricerca globale di Alix Partners sul’automotive.

I costruttori di automobili diventano sempre di più anche fornitori di telematica, con strumenti che “nascono” dentro ai nuovi modelli: come vede il futuro del vostro settore?

Braga: «Confermo che finalmente gli Oem procedono a passo spedito dopo anni di lentezza in un’area che non era core, vista la necessità di competenze diverse. Oggi stanno trasformandosi da produttori di ferro e plastica in servizi di mobilità, sempre più integrati anche con i noleggiatori. Il driver non sarà più solo un guidatore, ma una persona che deve scegliere la modalità + efficiente per spostarsi.

Ciò premesso, lo scenario ci vede da un lato fornitori delle Case. Abbiamo diverse collaborazioni, direttamente alla produzione oppure attraverso i loro concessionari.

Poi c’è un altro aspetto da parte nostra: oltre che “produttori di silicio” siamo venditori di soluzioni. Per noi accedere ai dati del costruttore e renderli fruibili attraverso piattaforme anche personalizzate è una strategia che stiamo perseguendo».

Ci fa un esempio?

«Sia le flotte aziendali sia quelle dei noleggiatori hanno bisogno di dati. Hanno veicoli diversi e apprezzano una piattaforma con dati normalizzati. Quindi un unico interlocutore e un punto d’accesso. Ma gli interessano determinati Kpi (key performace indicators) di consumo medio, di quella targa specifica, dei rifornimenti fatti. Lojack sta in mezzo tra i costruttori e le aziende che utilizzano i loro prodotti».

Approfondisi sulla partnership tra Program e Lojack.

C’è poi la vendita di dispositivi: in questo caso, qual è il vostro ruolo?

 «E’ la parte più facile. I fleet manager sanno che la Casa ha dati, ma non è ancora chiaro come glieli mettono a disposizione. Poi ci sono Pmi che non hanno accesso agli Oem direttamente. Di qui, il nostro ruolo d’interlocutore, come dicevo prima.

Il trend delle case è incoraggiante: non abbiamo bisogno di installare nulla e di impegnare tecnici, ma solo di avere i dati e renderli fruibili, immediatamente. Siamo noi a remunerarle per accedere ai valori, ma ci vogliono interlocutori globali per ottenere una panoramica completa su più mercati. Lo sforzo è ripagato se posso usare il dato su più Paesi. Tutto ciò ha bisogno di cloud, che abbiamo già, e non abbiamo bisogno di competenze diverse: realizziamo app con i dati che arrivano da tutte le fonti e mostrano al cliente il necessario».

Come si sviluppa una collaborazione tra un leader come Lojack e le case automobilistiche?

«Alcuni progetti prevedono che il cliente riceva in un’unica app i dati telematici dell’auto nuova così come una “seconda scatola” montata da noi con funzionalità focalizzate su bisogni specifici.

Oggi le Case non si spingono eccessivamente sugli stili di guida. Ci potranno arrivare in futuro, ma noi lo facciamo già con algoritmi nostri.

Tracciamo se guidi di notte, quanto vicino vai all’auto che precede, se ti distrai, ad esempio. Con Ion Vision (video telematica) il conducente viene monitorato costantemente per leggere il comportamento di guida.

Inoltre, controlla i segnali: l’algoritmo dice che hai frenato bruscamente.

Tutti questi eventi vengono riposti e salvati nel cloud e sono resi disponibili in tempo reale. Entrando nella piattaforma di gestione, il fleet manager troverà il video dell’evento accaduto 15 minuti prima, di cui ha già ricevuto un alert.

Con i costruttori siamo al lavoro su tantissimi tavoli a livello globale.

Localmente, invece, la Casa può vendere un nostro prodotto alla propria rete di concessionari. Siamo storicamente famosi per il recupero di veicoli rubati e su questo le flotte hanno a disposizione un pacchetto completo con finanziamento, assicurazione, scatola Lojack e manutenzione.

Molti costruttori realizzano con noi queste formule, pagate dal cliente attraverso un canone mensile».

Sugli sviluppi tecnologici dei vostri strumenti: quali innovazioni della telefonia mobile abbinerete alla radiofrequenza?

Abbiamo appena lanciato il prodotto con una doppia tecnologia: la radiofrequenza storica più il Gps Gsm in una Sim. Due gli aspetti importanti: riesce a ritrovare il mezzo con maggior successo perché le due tecnologie cercano l’auto con la teclonogia VHF e successivamente con il Gps. Infine, se il ladro cerca di “jammerizzare” una delle due, l’altra dà l’allarme.

Ma non è tutto, c’è una terza innovazione: la tecnologia Mesh, utilizzata nel Regno Unito già da tempo.

Grazie ad essa, ogni vettura circolante che ne è dotata avverte quando è nei presi di una rubata che stiamo cercando. Questo prodotto si chiama Premium Touch ed è abbinato a un’app che dialoga con l’autista, avvertendolo se il mezzo esce dall’area di controllo».

Le flotte auto aziendali stanno adottando auto Phev in questa fase di transizione: state aiutando le aziende nelle valutazioni su consumi, percorrenze e manutenzione in modo che prendano le decisioni giuste sui modelli da inserire in car list?

 «Sì, ci occupiamo di rilevare i parametri dell’elettrificazione e di renderli disponibili.

Ad esempio, mostriamo quanta energia è ancora disponile e quanto carburante. Il calcolo parte da questi dati, poi si associa al driver aziendale e alle sue percorrenze, al tipo di veicolo, quante volte utilizza il parcheggio aziendale per metterci le colonnine.

Alcune imprese hanno avviato con noi dei test per programmare una ricarica a metà percorso e tornare a casa già ricaricati. Inoltre, stanno installando la wallbox a casa del dipendenti e si stanno organizzando per i pagamenti dei rifornimenti di energia.

E’ in corso un dibattito intenso con i nostri clienti.

Alcune società virtuose hanno iniziato un paio d’anni fa e sono a un buon punto. Ora arrivano le Pmi con 10-15-20 veicoli in flotta, senza avere avuto la possibilità di strutturare un team per farlo. Tuttavia, l’headquarter internazionale lo sta implementando e il mercato locale deve allinearsi

Come noto, non mancano gli incentivi per installazione colonnine, una volta tanto lo Stato c’è. Seppure serva una legge che semplifichi l’approvazione in sede di assemblea condominiale. Perché siamo un Paese di condomìni e in grandi città l’elettrico ha più senso.

Aggiungo che i costruttori di auto potrebbero stare più vicino alle aziende per predisporre pacchetti completi di progettazione dell’infrastruttura e installazione, oltre all’auto elettrica sulla quale hanno migliorato di molto l’autonomia».

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Il futuro a 5G nell’automotive: le sue considerazioni?

«Arriverà e ci farà fare cose strepitose. I test nell’automotive sono cominciati. Il bello sarà la guida autonoma e ciò che ne seguirà. Ma non deve profilarsi una corsa senza senso.

Sia inteso, il 4G è + che sufficiente, ma anche il 2G per i dati in tempo reale. Quest’ultimo rimarrà perché è nell’Internet of things così come nelle scatole nere delle assicurazioni. Invece, il 3G si spegnerà in Europa, per razionalizzare le antenne. Nella telefonia il 4G domina.

Con il 5G faremo il salto quantico per avere il vehicle to everything (V2X), cioè un ampliamento del V2V (vehicle to vehicle) che studiamo dall’88 nelle università. Non ha preso piede, ma il 5G non offrirà più scuse.

Il veicolo “parlerà” con il pedone, il cartello stradale, il semaforo. Rileverà i monopattini e tutte le infrastrutture nel cloud, quindi anche la colonnina di ricarica.

Il dialogo V2X sarà in tempo reale e ci permetterà di cercare di ovviare alle carenze della rete stradale: l’architettura tecnologica riuscirà a farci superare le forti criticità. Più auto connesse minimizzeranno il rischio delle mancanze dell’infrastruttura cittadina.

Quando? Nel 2025 avremo le prime belle esperienze su strada con il 5G. Gli specialisti che lo attuano fissano al 2030 come il boom del nuovo business collegato alla quinta generazione della telefonia mobile».

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