Industria alberghiera italiana

L’industria alberghiera italiana perde già 1,6 miliardi nei primi due mesi

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Continua il momento nerissimo per l’industria alberghiera italiana, dopo un 2020 da incubo. Al grido di allarme lanciato a settembre scorso da Giuseppe Roscioli ne sono seguiti altri, ma finora gli albergatori hanno ricevuto solo elemosine dai “ristori”. Guardiamo in prospettiva il 2021, ormai giunti all’esordio del secondo trimestre.

Il primo sguardo è d’incertezza per l’intero settore, che sembra dimenticato dal Governo. Il vicepresidente vicario di Federalberghi e presidente di Federalberghi Roma non usa mezzi termini per definire la situazione.

Può quantificare le perdite per l’industria alberghiera italiana nel 2020?

«I numeri sono questi e non ci giro intorno: le perdite del sistema alberghiero romano dall’inizio della crisi Covid-19 sono quantificabili in 100 milioni di euro. Ogni mese. A livello italiano il Centro Studi di Federalberghi nazionale e l’Istat hanno quantificato una perdita di 13,4 miliardi di euro del fatturato del nostro comparto ricettivo. In pratica è come se 620 mila presone non avessero percepito lo stipendio per un anno».

Leggi l’intervista a Giuseppe Roscioli ad aprile 2020.

Non va meglio in questo inizio di 2021…

«Purtroppo no, visto che a gennaio e febbraio sono già andati persi 1,6 miliardi di euro. In totale le presenze sfumate nel 2020 sono state 234 milioni: pari al 60%. Invece, nei primi due mesi del 2021 le notti totali sono al -82% rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019».

Qui rimandiamo all’intervista a Giuseppe Roscioli di settembre 2020.

Quali sono i dati sull’occupazione?

«I dati dell’industria alberghiera italiana parlano da soli. Da questo punto di vista, a febbraio 2021 sono andati persi 48 mila posti di lavoro fra temporanei e stagionali. Questo significa il -71%, che è come azzerare il numero degli addetti dell’industria delle bevande. Una volta finita la cassa integrazione cominceranno le conseguenze anche sui contratti a tempo determinato».

Sembra che le procedure di imbarco su molte compagnie aeree che volano da e verso gli Stati Uniti diano un po’ di fiducia ai passeggeri. Ci sono già segnali del ritorno dell’incoming?

«Al momento assolutamente nessuno, salvo qualche sporadica prenotazione che sicuramente verrà cancellata come tutte le altre già ricevute in passato. Essendo per i cittadini statunitensi prevista una quarantena di 14 giorni al rientro è sostanzialmente impossibile che si concretizzi una ripresa da parte di quel mercato. Almeno fino a oggi».

E dal fronte Mice e degli eventi in genere?

«Non con le attuali disposizioni in vigore. Gli eventi sono possibili, ma senza pubblico. Per il futuro del Mice, il buio è ancora assoluto».

Approfondisci sull’Osservatorio dei congressi e degli eventi (OICE) 2020.

Com’è la differenza rispetto a settembre 2020 in termini di occupazione media degli hotel?

«Al momento oscilliamo tra il 90 e il 100% in meno. L’attuale occupazione media con le limitazioni in vigore oggi è ancora più bassa di quella di settembre. Nessuno si sposta per visitare una città delle cui attrattive è impossibile fruire ed in pieno regime di coprifuoco. Non ha senso fare del turismo a Roma in questo momento con bar e ristoranti serrati, un sistema museale fermo e siti non visitabili».

A settembre auspicava misure dello Stato: fra interventi a fondo perduto e azioni specifiche, sono stati prodotti sostegni concreti?

«Qualche “elemosina” è stata fatta, ma niente che possa servire a mantenere in vita gli alberghi. Sono arrivati dei ristori che viste le perdite accumulate nell’ultimo anno dagli hotel possono purtroppo considerarsi una goccia nel mare.

Abbiamo inoltre ottenuto alcune esenzioni a livello fiscale, riduzioni di oneri nelle bollette, proroghe e alcuni contributi a fondo perduto. In misura però a dir poco largamente insufficiente a fronte di una una crisi paragonabile a quella di un conflitto bellico».

Cosa avete chiesto al nuovo Governo?

«Le priorità che la Federazione degli albergatori ha indicato al Governo riguardano anzitutto l’abolizione delle restrizioni agli spostamenti, con l’attivazione del green pass vaccinale europeo. Poi interventi sulla liquidità (proroga delle rate dei mutui e concessione di prestiti ventennali), copertura dei costi fissi che gravano sugli immobili (Imu, affitti, Tari) e incentivi per la riqualificazione delle strutture ricettive, anche mediante riconoscimento del superbonus. E naturalmente sgravi contributivi per le imprese che richiamano in servizio il personale».

La domanda delle domande: come vede la ripresa del business travel?

«Al momento assolutamente nessun movimento. Speriamo che dai vaccini si possa avere qualche segnale positivo anche se facendo una media ad oggi non dovremmo uscire dal tunnel prima del 2022. Il piccolo business travel di vicinanza era rimasta l’unica voce dei minimi flussi di clientela giunti negli hotel romani negli ultimi mesi, ma si tratta di numeri del tutto irrisori rispetto al passato. Purtroppo per il ritorno dei veri viaggi d’affari bisognerà aspettare ancora a lungo».

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