Il Decreto Sostegni ha scatenato le reazioni dell’industria dei viaggi, per l’inadeguatezza delle misure. Ma non solo. A raccogliere le tante voci di rappresentanza delle categorie emerge un quadro italiano di caos e appelli inascoltati che si perpetua ormai da troppi mesi. Tutti i settori di un macro comparto spesso difficilmente “inquadrabile” nella sua interezza sono coinvolti.
Per una volta, almeno, c’è un filo conduttore che li unisce ed è l’incapacità della politica di aiutarli concretamente.
Il trasporto aereo italiano chiede 150 milioni
Almeno 150 milioni di euro per il trasporto aereo italiano: è quanto chiedono di istituire le compagnie Air Dolomiti, Blue Panorama Airlines e Neos al Governo. La voce dei vettori battenti bandiera tricolore si unisce ad un affollato coro che dopo l’emanazione del decreto Sostegni si è sollevato dall’industria dei viaggi organizzati, delle fiere e degli eventi per gridare all’inadeguatezza delle misure in esso contenute.
A ben pensarci, un altro fil rouge degli appelli sottolinea un aspetto che va oltre l’esprimere l’insufficienza dei fondi destinati ai comparti dei servizi, che più di altri soffrono la pandemia.
Ci riferiamo al fatto che tutti stanno ancora aspettando fondi già stanziati, avvalorati da Bruxelles, promessi e mai erogati, se non addirittura trasmessi e poi richiesti indietro dai Ministeri.
Un vero pasticcio all’italiana di cui andiamo a raccontarvi.
L’incontro con la vice ministro dei Trasporti
Il 17 marzo le tre compagnie aeree italiane hanno incontrato la viceministro dei Trasporti Teresa Bellanova. Dal meeting cui hanno partecipato Joerg Eberhart, presidente di Air Dolomiti, Luca Patanè, presidente di Blue Panorama Airlines e Lupo Rattazzi, presidente di Neos, è scaturita la richiesta di un fondo da 150 milioni quale «supporto vigoroso e adeguato alla gravità della crisi».
Le tre aerolinee realizzano un fatturato comprensivo dell’indotto pari a 2 miliardi di euro, con circa 2mila dipendenti diretti e 10mila di indotto «e una flotta aggregata molto vicina a quella attualmente attiva in Alitalia», fanno sapere.
I fondi mai arrivati: 130 milioni
La riunione con il Ministero è stata l’occasione per reclamare i fondi mai arrivati.
«All’inizio della crisi, nell’aprile dello scorso anno, fu concordato con il Governo lo stanziamento di un fondo di 130 milioni, specificamente dedicato a queste tre compagnie, in quanto i fondi per Alitalia erano già stati stanziati con il “Cura Italia” del marzo 2020. Quindi, tale stanziamento fu inserito nel successivo Decreto Legge Rilancio Art. 198», ricorda una nota.
Approvato nella sua interezza dall’Unione Europea a gennaio 2021, il fondo non è mai arrivato sui conti dei tre vettori. Che spiegano: «Inutile dire che questo fondo, stanziato in un momento in cui le previsioni di ripresa del trasporto aereo erano estremamente più rosee, si è poi rivelato essere gravemente insufficiente. Oltre a ciò, a oggi non è stata erogata alcuna somma e peraltro a fine anno, 35 di questi 130 milioni sono stati stornati anche se con l’impegno che sarebbero poi stati recuperati con un rifinanziamento dell’art. 198 nei “Ristori 5”(ovvero il Decreto Sostegni, ndr)».
In tutto questo, le risorse ad Alitalia non sono mancate né andate smarrite.
«Auspichiamo che non si verifichi una disparità di trattamento tra gli stessi lavoratori e le stesse imprese del medesimo settore del trasporto aereo, in particolare verso le categorie di tale comparto che a oggi non hanno ricevuto ancora nulla in termini di sostegno economico», concludono i tre vettori italiani.
Decreto Sostegni inadeguato per le imprese di viaggi
Il Decreto Sostegni ha sollevato anche altre constatazioni.
Prontamente battezzato “Decreto briciole” dalla stampa di settore più pungente, ha suscitato nelle diplomatiche associazioni di categoria del turismo organizzato un meeting con il Ministro del turismo. A fronte del quale Massimo Garavaglia «ha fornito adeguate rassicurazioni sulla celerità delle attività necessarie per terminare i pagamenti dei contributi approvati e assegnati dal decreto Mibact, tra cui lo sblocco delle risorse da parte del Mef, la notifica alla Commissione europea per adeguare la soglia del temporary framework a 1,8 milioni di euro e l’autorizzazione per i contributi ex art. 107 2.b)».
Tra i fondi residui, 230 milioni non assegnati
In un comunicato congiunto, le associazioni delle imprese di viaggi in Confindustria hanno spiegato che tra i fondi residui non ancora assegnati ci sono 230 milioni. Spiegano: «Garavaglia ha confermato che si sta lavorando su un nuovo decreto ministeriale per utilizzare i residui 230 milioni di euro, non ancora assegnati, al fine di dare una prima e tempestiva risposta al tema della copertura delle perdite subite da agosto 2020 in poi, con criteri più equi, che tengano conto delle imprese turistiche escluse dai ristori, tra cui quelle di nuova apertura, e del mix di fatturato intermediazione/organizzazione».
La lista dei Paesi aperti per turismo
Infine, tra gli argomenti trattati con Massimo Garavaglia c’è quello della lista dei Paesi “aperti per turismo”.
Spiega Astoi, l’associazione dei tour operator in Confindustria: «Abbiamo ribadito l’esigenza di favorire ed agevolare la ripartenza dei viaggi in sicurezza. A seguito della recente positiva risposta del Ministero dell’interno che autorizza – anche in presenza di eventuali restrizioni sul territorio nazionale – gli spostamenti verso il luogo di partenza (porto, aeroporto) per raggiungere i Paesi esteri aperti e fruibili per turismo (contenuti nell’elenco C dell’allegato 20 del Dpcm 2 marzo 2021), per il comparto diventa ora prioritario ampliare anche la lista dei Paesi consentiti individuando ulteriori mete turistiche extra Schengen (contenuti nell’Elenco D)».
Su questo ultimo punto Garavaglia si è impegnato a coinvolgere sin da subito gli altri Ministri competenti.
Eventi e congressi: 570mila addetti bloccati e senza ristori
L’industria dei congressi e degli eventi ha espresso l’insufficienza delle misure del Decreto Sostegni attraverso una nota del movimento che riunisce tutte le sigle, Italia Live. Il messaggio esprime la grave «sottovalutazione della situazione, in termini di entità e modalità di erogazione degli aiuti».
Questo comparto – il più bloccato di tutti – è in attesa da dicembre 2020 della riapertura degli eventi in presenza. Ma soprattutto dei fondi già stanziati dal Mibact (320 milioni) e il cui decreto attuativo non è mai stato discusso con le parti interessate. Con la conseguente non apertura del bando per la presentazione delle richieste.
Spiega Italia Live: «L’attuale Decreto Sostegni, che stanzia l’esigua somma di 100 milioni, rimanda ad un ulteriore decreto la possibilità delle imprese di avere un aiuto concreto ed immediato generando ulteriori gravi problemi di sussistenza per una intera filiera che produce ricadute economiche importanti su tutti i comparti produttivi nazionali ed è un motore fondamentale per la promozione del turismo e del made in Italy».
Da parte di Federcongressi & eventi e gli altri enti viene la drammatica constatazione che «non c’è più tempo, siamo esasperati». 570mila addetti di un comparto molto trasversale per professionalità non lavorano da un anno.
Fiere: nel Decreto Sostegni 100 milioni
Infine, la voce delle fiere che nel Decreto Sostegni ha individuato una novità utile. E cioè un fondo da 100 milioni, per eventi cancellati o posticipati, istituito presso il (neonato) Ministero del turismo che Aefi sostiene si possa utilizzare in deroga al de minimis delle norme europee, per sostenere i gestori italiani.
Scrive l’Associazione delle fiere presieduta da Maurizio Danese: «Nel nuovo Dl Sostegni riscontriamo una novità che sulla carta potrebbe andare nella direzione auspicata dal sistema fieristico italiano e già seguita dalla Germania, che è riuscita ad attivare per le fiere un sussidio a fondo perduto da 642 milioni di euro in deroga alla norma Ue relativa al regime ‘de minimis’».
Delle fiere in Italia e in Germania sul regime de minimis vi abbiamo già scritto qui.
Insomma, Aefi invita a seguire la strada aperta dai tedeschi. Prima di soccombere sotto gli effetti della concorrenza avvantaggiata, per ironia della sorte proprio da una norma pensata per tutelare la competizione sleale (il regime de minimis sugli aiuti di Stato).
Un nuovo fondo da 100 milioni nel Mibact
Continua Danese: “Il nuovo fondo è inserito nell’articolo 38 (comma 3) del decreto, che prevede un plafond di 100 milioni di euro istituito presso il ministero del Turismo. Questo fondo, si spera rifinanziabile, rappresenta una novità perché per ora non si lega a quanto già stanziato e difficilmente erogabile a causa dei limiti imposti da Bruxelles, che oggi hanno permesso di erogare solo il 4% dei 408 milioni di euro a fondo perduto concessi».
E aggiunge: «Nel decreto c’è anche l’ulteriore fondo da 150 milioni di euro in dote al Maeci, che se da una parte non supera i limiti normativi imposti dall’Ue, dall’altra ne recepisce l’apprezzato innalzamento del plafond legato ai costi fissi non coperti da ricavi, portato su questa voce da 3 a 10 milioni di euro».
Per concludere, l’associazione auspica che il Governo italiano proceda come la Germania, in deroga alla norma sul ‘de minimis’ facendo riferimento all’articolo 107 paragrafo 2, lettera b del trattato che rende ammissibili gli aiuti senza limiti, riconoscendo il Covid-19 come un evento eccezionale.