La crisi economia generata dalla pandemia sta colpendo il settore delle fiere in tutta Europa. Non tutti i paesi dell’Unione Europea, però, si stanno muovendo con la medesima celerità ed efficacia per sostenere il comparto. La Germania, infatti, ha stanziato un paracadute per le proprie fiere di 642 milioni di euro. Si tratta sussidi a fondo perduto che entro giugno saranno erogati alle società fieristiche per coprire le perdite subite a causa delle restrizioni anti-contagio.
Il via libera alla manovra è arrivato dalla Commissione europea insieme alla deroga al regime de minimis sugli aiuti di Stato alle Pmi. Il regime, infatti, permette contributi solo di piccola entità. Sostegni che sono quindi insufficienti per coprire le perdite subite dalle principali società.
Fiere in Italia: 408 milioni sono inefficaci
Per effetto della normativa europea, infatti, i 408 milioni di euro di sussidi previsti dal governo per le fiere italiane sono inefficaci. I beneficiari potranno attingere a un massimo di 1,8 milioni di euro.
Un limite quasi beffardo. I grandi player di fiere internazionali – in primis i poli di Milano, Verona, Bologna e Rimini – hanno accusato contrazioni del fatturato per circa 500 milioni di euro.
Complessivamente, il fatturato delle fiere italiane nel 2020 è crollato da 1 miliardo a circa 200 milioni di euro.
Superare il regime de minimis sugli aiuti di Stato
Di fatto, dunque, la Germania ha dimostrato che è possibile superare il de minimis per gli aiuti di Stato.
E l’Italia? Non sta a guardare ma poco ci manca, spiega Maurizio Danese, presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane-Aefi.
«Che il sistema fieristico sia il comparto italiano che ha pagato il prezzo più alto alla crisi non è una novità – afferma -. Ma al di là di dichiarazioni di sostegno e l’attivazione di 408 milioni di euro a fondo perduto praticamente inutilizzabili, con appena il 4% di essi erogato, nulla è stato fatto per risolvere il problema».
Continua: «Il Governo non ha mai dato seguito alla nostra richiesta di derogare la norma sugli aiuti di stato e la conferma arriva ora dal commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che ascrive di fatto agli Stati la decisione su quanto fatto in materia di sussidi».
Smascherato l’immobilismo italiano
«In pratica Berlino ha smascherato l’immobilismo di Roma a Bruxelles», continua Danese.
«A farne le spese non saranno solo le fiere italiane, alle prese con cali di fatturato attorno all’80%, ma tutto il sistema produttivo del made in Italy che dalle manifestazioni genera un volume d’affari di 60 miliardi di euro l’anno».
Senza fiere crolla il made in Italy
«Lo scenario che si profila è sempre di più quello di un risiko fieristico distorto, in cui le realtà “liquide” tedesche faranno incetta di asset italiani virtuosi, ma finanziariamente spossati dalla pandemia», sottolinea Aefi.
«Una dinamica beffarda se consideriamo che a giugno scorso nel patto per l’export le fiere italiane sono state identificate tra i 6 pilastri del made in Italy, in considerazione del ruolo strategico che svolgono a favore dell’internazionalizzazione e della promozione del prodotto Italia».
«Per questo ci rivolgiamo al nuovo Governo affinché possa aiutarci a recuperare il tempo perduto, prima che non si riveli già scaduto», conclude il presidente di Aefi».
Approfondisci sulle linee guida Aefi per la riapertura delle fiere.