Il mercato del co-working riparte: intervista a Regus

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Il mercato del co-working riprende: Regus si appresta a riattivare a pieno regime l’attività di fornitura di uffici flessibili e spazi di lavoro per privati e imprese. Indubbio polso degli affari e di business travel, il comparto vale 26 miliardi di dollari nel mondo e in Italia soddisfa le esigenze di 570mila smart workers, secondo ricerche recenti. Ne parliamo con Mauro Mordini, country manager Italia & Malta di Iwg, azienda di cui Regus è il marchio operativo.

La multinazionale è presente con 70 “spazi flessibili” in Italia e 3.500 a livello globale con i brand Regus, Spaces, HQ e Signature. La loro ultima ricerca Global workspace survey riferisce che già prima della pandemia il 73% delle aziende ha sperimentato il lavoro flessibile.

Come è andato il 2020 in termini di nuove aperture?

«E’ stato un anno che definire particolare è dire poco. Tuttavia la nostra crescita non si è fermata, anche se sicuramente ha risentito del primo periodo di lockdown di inizio primavera e di quello della fine dell’anno. Basti pensare che nel periodo 2015-2019 abbiamo aperto una media di 10-15 strutture all’anno. Nel 2020 abbiamo ridotto gli investimenti perché l’incertezza era notevole. Per questo Regus ha inaugurato solo 6 uffici, di cui due a Roma, uno Torino e tre a Milano.

A gennaio 2021 ne abbiamo aperti altri due : uno in viale Cassala a Milano, frutto dell’intervento dell’intervento architettonico di una società internazionale di architettura e design. E l’altro in via Indipendenza, la strada commerciale che unisce il centro e la stazione di Bologna. Ne seguirà un terzo in via Broletto, sempre a Milano, a pochi minuti dal Duomo, da piazza Affari e da piazza Cordusio, al centro di importanti interventi urbanistici».

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Riprende la pianificazione, quindi?

«Proprio in queste settimane riprendiamo la normale attività di sviluppo. Avremo altre aperture entro la fine dell’anno in città che stiamo valutando.

Per quanto riguarda la frequentazione, nel 2020 abbiamo avuto delle fasi molto diverse. Con il periodo da maggio all’autunno che è stato quasi normale. Soprattutto a settembre e ottobre sembrava che tutto il mercato aziendale fosse tornato alla normalità».

Come è iniziato il 2021 dal punto di vista delle prenotazioni degli spazi?

«Dai primi di gennaio, abbiamo visto un cambio di abitudini: c’è voglia di andare fisicamente a lavorare in presenza, lasciandosi alle spalle la noiosa quotidianità del lavoro da casa. Del resto Regus è una piattaforma di spazi flessibili, che durante questi mesi permette il lavoro vicino a casa. Tuttavia, oggi il principale ostacolo al movimento delle persone è il trasporto verso i luoghi di lavoro, a causa di autobus o metropolitane affollate».

A Roma ha aperto Signature by Regus: “uffici a 5 stelle”. Quando in altre città?

«Attualmente ci sono tre Signature by Regus in Italia: due Milano e uno Roma. Nel corso del 2021 annunceremo l’apertura di altri spazi di profilo più alto. Abbiamo trattive in corso e contratti da finalizzare».

Quindi la domanda di uffici flessibili c’è?

«Certo che c’è. In realtà è dal 2018 che molte aziende si approcciano non solo a spazi di lavoro flessibili, ma anche in outsourcing. Per una impresa, scegliere i nostri uffici invece di affittarli o comprarli in proprio rappresenta la stessa differenza di base che c’è tra il noleggio lungo termine di un’auto e l’acquisto della stessa».

Avete dati di pricing del 2020 rispetto al 2019?

«E’ difficile fstabilire una media sia perché sono contratti siglati in precedenza, sia perché nel 2020 abbiamo avuto 15 uffici in più rispetto al 2019. Pertanto un raffronto equilibrato è impossibile. Sicuramente noi siamo “andati incontro” ai clienti, esattamente come i nostri fornitori hanno fatto con noi. E’ stata un po’ una rinegoziazione generale».

Con lo smart working come evolve la domanda?

«Abbiamo notato un aumento in tutti i settori, soprattutto per gli uffici più grandi. E in molti casi il telelavoro o home working che sia ci ha dato una mano: basti pensare che 95.000 dipendenti di Standard chartered bank possono accedere ai 3.500 Regus del mondo grazie a un accordo che la banca ha siglato con noi. Sicuramente, in Italia stiamo notando un forte aumento del cosiddetto “hybrid working”, secondo una strategia che in realtà era in atto già da prima dell’emergenza sanitaria. In pratica: per due o tre giorni il dipendente va in azienda e i restanti lavora da casa oppure in un ufficio Regus vicino al domicilio, raggiungibile a piedi in pochi minuti. A sua disposizione ci sono un desk, wi fi e “accessori da ufficio”».

Quale zona/città d’Italia vede un aumento particolarmente alto della richiesta oggi?

«Direi Milano città, che rappresenta il nostro hub. Qui, in primavera abbiamo notato una forte riduzione della domanda. Superiore a qualunque altra località. In quel periodo, le altre città dove siamo presenti hanno più o meno mantenuto il business. Ma sicuramente il capoluogo lombardo, dove abbiamo 39 centri, sta riprendendo in fretta con presenze odierne ben superiori a quelle di febbraio 2020. Ed è anche per questo che Regus ha inaugurato qui nuovi spazi».

Regus ha anche un servizio di meeting rooms.

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