Gpl e metano rappresentano la soluzione più immediata ed economica per svecchiare il parco circolante. Ne è convinta Westport Fuel Systems che a Cherasco (Cuneo) ha la sua sede italiana ed opera come società globale e leader di sistemi alternativi di alimentazione nei trasporti.
L’azienda impiega 630 dipendenti, opera attraverso undici brand, e realizza sia motori che componenti, comprese le parti elettroniche, dunque trasforma, verifica e omologa.
«Gestiamo tutto il processo per circa 400mila auto convertite ogni anno – spiega Massimiliano Fissore, vicepresidente esecutivo per i trasporti di Wfs -, riforniamo direttamente i costruttori Oem sia il settore aftermarket, che installa dopo l’immatricolazione i componenti a metano e a Gpl». La specializzazione vale anche per camion e autobus, oltre che per le automobili.
Westport Fuel Systems: dal know how italiano, efficienza globale
Oggi Westport lavora con 100 distributori autorizzati e 700 officine della sua rete brandizzata Brc Gas Service. Dispone di 1400 brevetti, un patrimonio intellettuale importantissimo che affonda le sue radici nell’eccellenza italiana.
Era il 1977 e in questo scampolo laborioso di Piemonte un’officina meccanica di precisione (chiamiamola pure “torneria”, ndr) iniziava l’attività, per poi nei decenni successivi acquisire altre società e dare vita ai primi concentramenti di mercato, fino ad essere inglobata nel colosso canadese negli Anni Duemila. Dal 2016 è parte di Westport, quotata in diversi listini azionari, dal Nasdaq statunitense in giù, con 305 milioni di dollari di fatturato nel 2019 e l’Europa a rappresentare il 70% delle vendite.
Lavora con diversi brand automotive come Volvo, Ford, i marchi del gruppo Volkswagen, General Motors, Honda, Hyundai, Kia, Mahindra, Maruti Suzuki, Mitsubishi, Nissan, Piaggio, Scania e Ssangyong.
In due modalità: come fornitore di programmi Doem (delayed original equipment manufacturer) nel senso che la società sviluppa l’intero processo di trasformazione, poi la Casa rilascia il veicolo come omologato e ne è proprietaria, mentre tecnicamente è valutata, effettuata e trasformata dalla controllata di Westport, Brc. Questo accade in Italia, in Turchia e negli Stati Uniti, in particolare a Dallas per flotte di furgoni e pick up a metano. La seconda modalità è la collaborazione diretta con gli Oem per veicoli che nascono in fabbrica già alimentati a gas.
Parliamo di tecnologie adattabili per cui i costruttori non devono stravolgere le loro piattaforme di produzione e neppure modificare la tecnologia dei motori.
Componentistica per qualsiasi alimentazione gassosa
Argomenta Marco Seimandi, sales & marketing vice president di Westport Fuel Systems: «Una nostra peculiarità attraverso il brand Mtm è la capacità di applicare i componenti a qualsiasi alimentazione gassosa, un know how distintivo in Italia. Un unicum dal punto di vista tecnologico».
Per i costruttori, il prodotto d’eccellenza che interessa i mezzi pesanti è l’Hpdi 2.0.
E’ un sistema di alimentazione a gas per motori diesel in grado di fornire prestazioni al pari dell’autocombustione con una significativa riduzione dei costi di esercizio. Quest’ultima deriva dalla possibilità di sostituire oltre il 90% del gasolio con un molto più economico gas naturale.
La Cina si mostra molto interessata a questa innovazione, proiettata com’è alla diffusione del gas metano nel trasporto pesante. Tuttavia, l’espansione europea dell’Hpdi 2.0 sosterrebbe i risultati economici di Westport.
Nel vecchio continente l’infrastruttura di distribuzione di Lng (il metano per i mezzi pesanti, ndr) è estesa: 331 impianti (negli Stati Uniti, solo 70, per fare un paragone). In Italia gli incentivi all’acquisto di camion a Lng pari a 20mila euro rappresentano un elemento positivo. Così come che all’inizio di quest’anno, il governo tedesco ha esteso le esenzioni dal pedaggio stradale per i camion pesanti a gas naturale fino al 2023.
Gpl e metano, risposta pronta al green deal europeo
Tra “Green deal” europeo e urgenza di svecchiamento del parco circolante italiano, la soluzione d’immediata utilità è sotto gli occhi di tutti, ma serve un’azione di sensibilizzazione per farla riemergere. Ecco perché Westport ci ha invitati a Cherasco a visitare le fabbriche e vedere con i nostri occhi le bisarche che ogni giorno scaricano auto da trasformare. «I combustibili gassosi sono parte integrante del viaggio verso le zero emissioni nei trasporti, perché sono pronti all’uso da subito», sottolinea Fissore.
Continua: «La sfida green è indubbiamente mondiale: il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, l’urgenza di ridurre le emissioni è conclamata. L’offerta di soluzioni concrete più che mai d’obbligo. Il green deal vuole la neutralità climatica entro il 2050 e gli obiettivi di riduzione di CO2 per l’autotrasporto sono molto significativi: del 30% già entro il 2030. All’interno di questi obiettivi, Gpl e metano rappresentano la parte di soluzioni più immediate e pronta per il mercato attuale».
Ma a ben guardare, con gli occhi di chi vede globale, i confini della neutralità del carbonio sono vasti. Il presidente el-Sisi ha annunciato a luglio che l’Egitto non rilascerà licenze a nessuna nuova auto a meno che non funzionino a gas naturale.
Approfondisci sugli incentivi all’autotrasporto.
Il limite di Co2 per i produttori
Sappiamo che all’interno della Commissione europea sono in corso lavori per determinare e finalizzare la baseline di CO2 per le emissioni dei veicoli commerciali. Bruxelles dovrebbe pubblicare queste linee di base per ogni produttore Oem entro il 30 aprile 2021. La “gara” per raggiungere gli obiettivi è avviata, per evitare le sanzioni che entreranno in vigore nel 2025.
Insomma, se ieri la conversione delle motorizzazioni avveniva per ragioni solo economiche in una società matura dal punto di vista della mobilità (alla fine degli Anni Settanta), «oggi queste tecnologie diventano la leva dei costruttori per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione», rimarca il vicepresidente esecutivo di Westport Italia. Infatti, essendo privi di piombo e zolfo, Gpl e metano sono a basso impatto ambientale.
Senza nulla togliere al risparmio, ancora importante: i carburanti alternativi costano fino al 60% in meno della benzina.
Parametrando ai prezzi dei carburanti di febbraio 2020 (rilevati dal Mise), con un veicolo a Gpl si spende mediamente il 30% in meno rispetto al gasolio e il 50% in meno rispetto alla benzina.
Il mercato Gpl e metano nel mondo
Oggi contiamo 61 milioni di veicoli a Gpl e a metano nel mondo, per una market share del 3,7% del totale di quelli in servizio, ci fa sapere l’azienda. Invece, i veicoli elettrici alla fine del 2019 erano 7,5 milioni. Nello specifico, l’infrastruttura di rifornimento di gas naturale metano cresce del 10% all’anno, sempre a livello globale, mentre le immatricolazioni del 40% rispetto al 2017.
Tutto questo per confermare che le previsioni economiche di Westport sono motivate. «Nonostante gli impatti in corso di Covid-19 e le sfide di una seconda o addirittura terza ondata, siamo incoraggiati dalla ripresa dei nostri volumi di vendita e dai segnali di normalizzazione nei mercati chiave», dicono gli analisti finanziari al terzo trimestre 2020.
Gpl e metano in Italia
Nel 2019 in Italia sono state immatricolate 188mila autovetture a Gpl e a metano. La quota dei carburanti alternativi nelle motorizzazioni sale del 34,4%. Inoltre, nei primi due mesi del 2020 le immatricolazioni a metano raddoppiano, «buoni segnali vitali poi fermati dalla pandemia», commenta Seimandi.
Input che anche l’associazione di Federchimica a difesa della filiera dei gas naturali coglie per segnalare al Governo una via. Per svecchiare il parco circolante italiano sono opportuni oggi più che mai incentivi per chi vuole convertire a gas il proprio veicolo di categoria Euro 4 o Euro 5 alimentato a benzina o diesel.
Assogasliquidi chiede incentivi
In vista della Legge di bilancio 2021, Assogasliquidi ha fatto avere al Governo un dossier che spiega i benefici per l’Erario e per l’ambiente della conversione delle auto a Gpl e metano.
Allo Stato si chiede un contributo di 600 euro in caso di conversione a Gpl e di 900 euro se a metano. Sono 15,5 milioni i veicoli Euro 4 e 5 in circolazione.
Secondo l’associazione, in un periodo di tre anni questa misura porterebbe nelle casse statali 116 milioni di gettito Iva in più. E 500mila veicoli trasformati in motorizzazioni a gas. Vanno poi aggiunte le imposte per collaudi e le tasse pagate dalle società che installano i kit di trasformazione. La quantità di CO2 immessa nell’atmosfera sarebbe di 90mila tonnellate in meno, mentre gli ossidi di azoto 7,4 tonnellate.
Si legge nel dossier: «Da un punto di vista industriale, la misura tende a promuovere l’utilizzo ed una maggiore diffusione di tecnologie ad appannaggio di un settore nazionale, quello della produzione di componentistica per gli impianti a gas, che rappresenta un’eccellenza a livello mondiale».
In un’ottica prospettica e strutturale, l’iniziativa potrebbe entrare nella discussione delle misure a favore del settore automotive che consentiranno di utilizzare le risorse del Recovery fund altrimenti ribattezzato “Next generation EU” dalla Commissione europea.
Scarica qui la proposta di Assogasliquidi Federchimica al Senato.