La sicurezza dei viaggi d’affari ai tempi del Covid19 è una questione di corretta informazione ai viaggiatori. Nel particolare universo del business travel in cui le imprese sono responsabili della salute dei propri dipendenti, l’argomento va trattato con cautela e da professionisti. Così ha fatto un webinar di Gbta Italia che ha avviato un palinsesto di tavole rotonde digitali visibili in questa pagina. L’ultimo di essi è andato in onda l’11 giugno scorso e ha avuto come ospiti International Sos e Starhotels, moderati da Luca De Angelis, country manager di Hrs, tra i principali partner della delegazione italiana di Gbta Europe, che vede appassionati travel manager tenere alta l’attenzione su un mercato da 20 miliardi di valore.
Da International Sos viene un dato: di oltre duemila responsabili di viaggi aziendali intervistati a livello globale, il 46% ha la necessità di riprenderli. In Europa, la percentuale è pari al 36%. «Niente di complicato sui consigli che diamo alle aziende: semplicemente il buon senso è il primo punto – argomenta Gautier Porot, security director della più grande azienda di servizi di sicurezza medica e di viaggio del mondo -: prima, dopo e durante la trasferta devono curare tre fasi specifiche».
E cioè valutare la criticità della missione, le condizioni di viaggio applicate, la situazione medico-sanitaria delle regioni di partenza e di arrivo. Una doppia valutazione quest’ultima, molto importante. «Non si dimentichi che il viaggiatore torna in azienda e a casa, deve perciò essere monitorato e la mitigazione del rischio va attuata anche in tal caso».
Sicurezza dei viaggi d’affari: i consigli per i business traveller
Tre elementi devono diventare quelli chiave durante una emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo: preparazione del viaggiatore, informazione, assistenza.
«I rischi di secondo e terzo ordine si aggiungono alla crisi, raccomandiamo di dotarsi di un concetto di viaggio solido e un approccio olistico, allineati al dovere di diligenza (duty of care)».
Tra i consigli degli esperti c’è il preferire voli diretti invece che in connessione. Per gli alberghi, meglio optare per un hotel program certificato Covid19 ed evitare la sharing economy. E’ poi importante dotare i viaggiatori d’affari di “roaming dati” poiché avranno bisogno di servizi di geolocalizzazione. Sull’assistenza medica, Gautier Porot sottolinea il supporto psicologico tra le attenzioni per la sicurezza dei viaggi ai tempi del Covid19. «In un momento in cui le aziende devono tornare al business e i Governi frenano la mobilità, è importante fare formazione e una consulenza tailor made sui rischi. Si può ancora viaggiare, ma dobbiamo proteggerci».
International Sos conduce sia training sia consulenza su misura alle imprese. A questo proposito consiglia di adottare la terminologia “pandemia” nella travel policy, al posto di Coronavirus.
Infatti, l’emergenza sanitaria potrebbe cambiare nome, invece la consapevolezza più generale sull’epidemia a larga diffusione è un dato con una validità ampia.
Approfondisci qui su un altro webinar di Gbta Italia sulle previsioni di ri-partenza.
In hotel rigidi protocolli di sicurezza Covid-19
Tanti fornitori di servizi di viaggio e altrettanti protocolli: ecco il problema della standardizzazione ancora lontana. Nell’ambito dell’hospitality, il webinar di Gbta ha accolto Alessandro Pinna, direttore marketing di Starthotels quale best practice. Il Rosa Grand hotel di Milano non ha mai chiuso e così ha sviluppato da subito procedure rigide, dovendo ospitare i team della Protezione Civile e la stampa internazionale. «Le linee guida che abbiamo implementato si rifanno all’Oms e alle direttive locali – argomenta il manager -. Dalla scorsa settimana abbiamo riaperto tutte le strutture e siamo contenti dei segnali positivi di Venezia, che ha avuto il primo weekend della riapertura un quasi tutto esaurito».
Invece, destinazioni come Roma e Firenze sono più lente nella ri-partenza.
Le fasi di sicurezza per Starhotels sono caratterizzate da due aspetti: la riapertura e la formazione al personale.
«Revisione degli impianti e implementazione di nuovi standard di pulizia tra gli step iniziali – continua -; oggi, ad esempio, le camere vengono svestite completamente, eliminati i materiali cartacei, le superfici di contatto sono igienizzate più volte, la biancheria di ricambio negli armadi è stata tolta».
Nel caso un ospite venga rilevato con una temperatura corporea maggiore di 37,5°, l’hotel contatta le autorità sanitarie. Se il cliente non può lasciare la struttura, viene ospitato in isolamento con supporto medico. Così finché non viene sottoposto al test.
In questa fase di riapertura, le tariffe alberghiere non sono aumentate. Viene offerto anche un servizio di smart working in hotel, un trend che il Coronavirus ha lanciato.